Nel novembre 2007 pensavano di realizzare un polo turistico-artigianale da 300 milioni di euro.
Ma, tra crisi economica e stravolgimenti nel mercato immobiliare, gli investitori hanno cambiato idea, cosicchè ora vogliono costruire trecento appartamenti, ipotesi che il Comune respinge ma non troppo.
E’ l’ultima novità riguardante l’area ex Sofer, che la Waterfront s.p.a. (società proprietaria dei suoli e presieduta da Francesco Cosenza, uno dei figli del capostipite Livio, scomparso 14 mesi fa) ha chiesto di destinare parzialmente ad insediamento abitativo residenziale, chiedendo al Municipio di usufruire delle opportunità concesse dalla legge regionale sul piano casa.
Per farlo però, bisogna cambiare il PUA, ossia il Piano Urbanistico Attuativo (approvato il 15 marzo 2012 dal commissario prefettizio Ugo Mastrolitto, ossia l’ultimo amministratore dell’Ente prima delle elezioni che hanno proclamato sindaco Enzo Figliolia) che stabilisce quali interventi di riqualificazione e riconversione possano e debbano essere eseguiti in quella specifica porzione di territorio dove fino a settembre 2003 c’era la fabbrica diventata tristemente famosa per le morti di amianto.
Così, la Waterfront, il 10 novembre scorso, chiede ufficialmente un incontro al sindaco Figliolia e all’assessore all’urbanistica Gerundo per “discutere delle modifiche da apportare al PUA”.
Incontro che si tiene in Municipio il 3 dicembre e al termine del quale Figliolia invita la Waterfront a presentare la proposta di revisione del PUA affinchè poi sia il Consiglio Comunale a valutarla, approvandola o respingendola.
Il 21 dicembre, la società dei Cosenza invia il carteggio richiesto all’Amministrazione, chiedendo però di istituire un “tavolo tecnico” per verificare i contenuti del progetto e concordare la procedura legale da seguire.
Da questo momento in poi, però, si chiudono tutti i canali di comunicazione tra le parti.
Il 25 febbraio, infatti, il dirigente comunale all’urbanistica, Agostino Di Lorenzo (subentrato 22 giorni prima nel ruolo a Gino Salzano, indagato nell’ambito dell’inchiesta Dda sui lavori pubblici al Comune e licenziato in tronco come dirigente da Figliolia) scrive alla Waterfront per comunicare che la sua richiesta di revisione del PUA è “improcedibile” in quanto “incompatibile con la strumentazione urbanistica generale ed attuativa vigente, nonché in contrasto con il Piano Paesistico Territoriale dei Campi Flegrei” e sottolineando che la richiesta di adesione al piano-casa – per realizzare “circa 70 alloggi sociali (…) immessi sul mercato a prezzi di vendita e di locazione calmierati rispetto a quelli di mercato (…)” – non “risulta applicabile alla proposta di revisione della pianificazione urbanistica attuativa, che, comunque, costituirebbe variante sostanziale al Pua già approvato”.
Apriti cielo! La società Waterfront si arrabbia e fa causa al Comune, trascinandolo al Tar con un ricorso di 38 pagine notificato all’Amministrazione il 18 aprile.
I Cosenza contestano al Municipio di non aver aperto il tavolo di concertazione, di non aver fatto esprimere sulla materia l’unico organo competente in merito, ossia il Consiglio Comunale, e di non aver adeguatamente motivato il “no” espresso dal dirigente invece che dal civico consesso.
E chiedono al Tribunale Amministrativo Regionale di sospendere il divieto espresso dal Comune a qualsiasi modifica del PUA.
Tutto lascia pensare ad un durissimo braccio di ferro nelle aule di giustizia.
Invece no. Accade qualcosa di strano. Molto strano.
Accade che l’altro ieri, martedì 31 maggio, poche ore prima che un consigliere comunale (Maurizio Orsi) prenda la parola e chieda ufficialmente ai suoi colleghi in aula di votare il “no” a qualsiasi variazione del Piano Urbanistico Attuativo per l’ex Sofer, la Waterfront s.p.a fa sapere al Municipio di aver ritirato il ricorso al Tar e dunque di aver rinunciato a far valere i propri diritti in sede giudiziaria.
L’annuncio del ritiro del ricorso da parte della Waterfront viene dato dal sindaco Figliolia durante la seduta del parlamentino civico, proprio in risposta all’intervento di Orsi (il quale, poi, di fronte a questa novità, ritira il suo ordine del giorno).
Ma come si spiega il fatto che un’azienda interessata ad un investimento così ingente, decida prima di opporsi a chi glielo proibisce e poi alzi bandiera bianca senza nemmeno aspettare che un giudice si pronunci sulla vertenza?
Vuoi vedere che l’Amministrazione e la Waterfront stanno trattando per costruire queste benedette 300 case?
E sulla base di cosa?
Sono vere le voci secondo cui su una parte dei suoli ex Sofer starebbero lavorando ai “fianchi” un noto cantiere nautico da un lato e un altrettanto conosciuto insediamento industriale dall’altro e che nelle stanze dei bottoni del Municipio sarebbero ben disposti nel concedere una variante urbanistica alla Waterfront a condizione di soddisfare tali “espansioni”?
E quanto potrebbe essere più agevolata una trattativa tra Waterfront e Comune dal fatto che l’azienda dei Cosenza ed il Sindaco di Pozzuoli hanno lo stesso avvocato di fiducia, il civilista Bruno Cimadomo, ossia il legale che ha prima proposto e poi improvvisamente ritirato quel ricorso al Tar?
Staremo a vedere.