Napoli, ecco la verità sui tanti infortuni: “Io ho lavorato con Conte e…” | Finalmente è tutto chiaro

Napoli, ecco la verità sui tanti infortuni: “Io ho lavorato con Conte e…” | Finalmente è tutto chiaro

Conte e De Laurentiis - Lapresse - pozzuoli21.it

I tanti infortuni del Napoli hanno acceso il dibattito sulla preparazione atletica di Antonio Conte, ma a fare chiarezza è un professionista che ha condiviso spogliatoio con lui

Nelle ultime settimane ogni stop muscolare è diventato un caso, con accuse e sospetti che hanno puntato dritto sui metodi di allenamento di Conte. Il Napoli, però, è pienamente in corsa in campionato e lotta ai piani alti della classifica, motivo per cui c’è chi invita a spegnere allarmismi e “fibrillazioni” e a leggere il fenomeno in un quadro più ampio, fatto di calendari congestionati e rotazioni obbligate.

A provare a riportare il confronto su basi più razionali è Giorgio D’Urbano, preparatore atletico oggi al Cesena, che in passato ha lavorato proprio al fianco di Conte e conosce da vicino il suo modo di impostare il lavoro fisico e mentale del gruppo.

D’Urbano arriva al tema partendo da un dato semplice: gli infortuni non sono una “stranezza” del Napoli, ma una componente strutturale del calcio moderno, dove si gioca di continuo, si viaggia spesso e si cambia campo e condizioni con grande frequenza. In questo scenario, spiega, è troppo facile ridurre tutto a un’accusa diretta al preparatore o all’allenatore, quando nessuno può dimostrare in modo scientifico una correlazione automatica tra un certo tipo di carichi e un singolo problema muscolare.

Per questo invita a leggere i risultati complessivi del lavoro di Conte lungo gli anni, ricordando come le sue squadre abbiano quasi sempre beneficiato, nel medio periodo, di quella intensità che oggi viene messa sotto processo.

D’Urbano racconta Conte: intensità alta ma gruppo sempre pronto

Entrando nel dettaglio, D’Urbano sottolinea che Conte ha una caratteristica costante: tende ad alzare l’asticella dell’intensità per tutti, titolari e riserve. Questo significa allenamenti tirati, ritmi alti e una richiesta continua di attenzione e disponibilità mentale, perché per il tecnico ogni partita può essere decisiva. Secondo il preparatore, però, è proprio questo approccio a spiegare perché, quando un titolare si ferma, chi subentra riesce a farsi trovare pronto fin da subito. Non esistono “parcheggiati” in panchina, ma calciatori che vivono settimane di lavoro reale, in cui lo sforzo fisico è distribuito su tutta la rosa.

Da questa prospettiva, qualche infortunio viene quasi considerato il “prezzo” di un sistema che punta a tenere tutti oltre una certa soglia di competitività, piuttosto che conservare energie lasciando troppi giocatori ai margini. D’Urbano fa capire che, pur non potendo escludere che l’intensità possa incidere su singoli casi, la storia professionale di Conte racconta di un lavoro che nel complesso paga sul piano della condizione e dei risultati: “Io ho lavorato con Conte e sicuramente alza sempre l’asticella dell’intensità, lo conosciamo tutti bene, ma non possiamo sapere se gli infortuni dipendano da questo”.

Antonio Conte, niente conferenza stampa – Lapresse – pozzuoli21.it

Come Conte gestisce staff, decisioni e “sfuriate”

Nell’intervista D’Urbano chiarisce anche un altro punto spesso frainteso: il rapporto di Conte con il suo staff. Il preparatore racconta di un allenatore che si confronta in modo costante e profondo con i collaboratori, ascolta pareri e analisi, ma alla fine si assume in prima persona la responsabilità delle scelte, soprattutto su ciò che riguarda la parte tecnica. Un modello, spiega, che non è affatto anomalo: in tutte le grandi squadre il dialogo interno è vivo, ma la decisione finale resta nelle mani dell’allenatore, che risponde in prima persona dei risultati e della gestione del gruppo.

Quanto alle famose “sfuriate”, D’Urbano le descrive come un tratto stabile del carattere professionale di Conte, non legato a questa o quella piazza. Il tecnico, dice, si comporta nello stesso modo ovunque: pretende il massimo, non guarda in faccia nessuno e usa anche la durezza verbale come strumento per tenere alta la tensione competitiva. È una scelta di leadership, non il segnale di una situazione fuori controllo. In questo senso, conclude il preparatore, le critiche sui tanti infortuni del Napoli rischiano di ignorare un elemento centrale: il lavoro di Conte è pensato per far crescere l’intero gruppo nel lungo periodo, e l’equilibrio tra rischi e benefici va valutato sulla durata della stagione, non solo sull’onda emotiva di qualche stop ravvicinato.