“Questi test sono illegali”: alcol e droga alla guida, rivoluzione totale | Ecco cosa cambia da oggi
Il nodo principale riguarda la “validità delle analisi” e la definizione di “stato di alterazione”. Con la riforma, è stato eliminato il riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica” come presupposto per l’incidente. Ciò significa che la mera presenza di tracce di sostanze nel corpo, rilevabile anche a giorni di distanza dall’assunzione, potrebbe far scattare la sanzione. Un aspetto particolarmente controverso è l’inclusione di farmaci comuni come gli ansiolitici tra le sostanze che possono determinare una positività.
Secondo il pm Pezzi, questa impostazione normativa potrebbe violare principi fondamentali della Costituzione italiana, quali i canoni di uguaglianza, ragionevolezza e proporzionalità (articolo 3), la tassatività, determinatezza e offensività (articolo 25), e la stessa finalità rieducativa della pena (articolo 27). La Gip Milena Granata ha già dato il via libera all’invio degli atti a Roma, preparando il terreno per un pronunciamento storico.
Il caso che ha scatenato la polemica: ansiolitici e codeina dopo l’incidente
Il caso ansiolitici e codeina post-incidente che ha scatenato la polemica.
La vicenda che ha portato la questione all’attenzione della magistratura è emblematica. La notte di Natale dello scorso anno, come riportato da open.online, una signora è coinvolta in un tamponamento. In ospedale, dichiara di aver assunto tre gocce di En (un ansiolitico) e del Tachidol (contenente codeina), ma crucialmente, dopo l’incidente e con regolare ricetta medica.
Le analisi del suo corpo hanno rivelato una discrasia significativa: le urine sono risultate positive agli oppiacei, mentre quelle farmacologiche hanno dato esito negativo. Questa differenza è fondamentale. I test sulle urine possono rilevare tracce di sostanze anche a settimane di distanza, ben oltre il periodo in cui l’effetto psicoattivo è presente. Le analisi del sangue, invece, offrono un quadro più immediato, valido per 24-72 ore.
La nuova legge, entrata in vigore il 25 novembre 2024, ha riscritto il Codice della Strada in modo perentorio. Stabilisce che la mera presenza di sostanze stupefacenti o psicotrope nel corpo del conducente, “a prescindere dalla tipologia degli accertamenti qualitativi utilizzati”, è sufficiente per contestare una responsabilità penale. Questo approccio elimina di fatto la necessità di dimostrare un effettivo stato di alterazione psico-fisica al momento della guida, a differenza della precedente normativa che distingueva chiaramente tra stato di ebbrezza e stato di alterazione.
Le implicazioni e il futuro delle norme sulla guida
Le norme sulla guida: quali implicazioni e sfide per il futuro della mobilità?
Le sanzioni previste per chi incorre in queste violazioni sono severe: si rischia una multa da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto da sei mesi a un anno e la sospensione della patente da uno a due anni. Tuttavia, l’aspetto più preoccupante, evidenziato dal caso della signora di Pordenone, è la potenziale applicazione di tali pene anche a chi non si trovava in un reale stato di alterazione psicofisica al momento dell’evento, o, peggio ancora, ha assunto le sostanze legalmente dopo che l’incidente si era già verificato.
Questo scenario solleva questioni etiche e giuridiche profonde. Se la legge non distingue più tra la presenza di tracce e l’effettivo stato di alterazione al volante, si rischia di penalizzare ingiustamente cittadini che, pur avendo assunto farmaci comuni o avendo avuto un contatto con sostanze a distanza di tempo, non rappresentavano un pericolo concreto per la sicurezza stradale. La finalità stessa della norma, che dovrebbe essere quella di prevenire comportamenti pericolosi, potrebbe essere distorta.
La Corte Costituzionale dovrà ora esprimersi sulla compatibilità di queste nuove disposizioni con i principi cardine della nostra Carta Costituzionale. Sarà cruciale determinare se la legge Salvini rispetti i criteri di ragionevolezza e proporzionalità nella determinazione della pena, la tassatività delle condotte sanzionabili e la finalità rieducativa della pena. L’esito di questo pronunciamento avrà ripercussioni significative su milioni di automobilisti e sul futuro dell’interpretazione del Codice della Strada in Italia.
