Debiti tributari: “ecco come un (ex) funzionario del Comune si è accanito su una vedova”
A quanti non hanno conoscenze giuridiche in materia, è doveroso segnalare un’importante decisione giurisdizionale.
Il caso nasce a seguito del decesso di un usufruttuario che, a dire del Comune di Pozzuoli, non aveva corrisposto le imposte relative all’immobile di cui godeva del diritto reale.
Il funzionario del Comune flegreo (all’epoca della precedente Amministrazione), nonostante una laurea in materie giuridiche/economiche, si ostinava a chiedere, per mezzo di ingiunzioni tributarie, le imposte (presumibilmente) non pagate alla coniuge superstite, che a suo dire (senza provarlo) sarebbe stata un’erede del defunto.
Ebbene, senza alcuna disamina delle norme vigenti in materia, questo funzionario iniziava un vero e proprio stalking nei confronti della vedova dell’ignaro usufruttario, diffidandola a pagare somme da capogiro, in quanto il presunto debito veniva accresciuto di interessi (senza alcuna modalità in ordine al calcolo operato e al saggio di interessi applicato) e sanzioni accessorie, dando prova di non conoscere minimamente il diritto in materia.
La vedova si è così rivolta a due professionisti dell’area flegrea (lo scrivente avvocato e il collega Giovanni Murano), i quali hanno così impugnato l’atto di ingiunzione notificato alla vedova dinanzi alla Giustizia Tributaria deducendo gli elementari principi di diritto vigenti in materia di usufrutto e la non trasmissibilità dei debiti (anche tributari) agli eventuali eredi (semmai l’usufruttuario ne avesse…).
L’usufrutto è un diritto reale su proprietà altrui che, ovviamente, ha un termine temporale stabilito dalla convenzione negoziale (atto notarile) ovvero lo stesso diritto è legato alla vita del soggetto usufruttuario.
Egli è come se fosse il proprietario a tutti gli effetti (esercita quasi tutti i diritti e doveri del proprietario ma non lo è), ma alla sua morte il suo diritto reale cessa di esistere non andando ad aprire alcuna eredità.
Questi princìpi giuridici, ben noti a chi studia il diritto privato e/o civile (nelle facoltà di giurisprudenza e di economia e similari), forse, non erano noti al funzionario, che si è accanito contro la vedova, non prendendosi neppure la briga di accertarsi se era erede e se lo fosse per altri versi, se l’usufrutto fosse un diritto trasmissibile agli (eventuali) eredi.
Ebbene, a ricordarlo a questo solerte funzionario sono serviti gli insegnamenti della Corte di Giustizia, che con una sentenza molto articolata e particolareggiata ha spiegato con il “cucchiaino” quanto avevano già fatto i difensori della vedova.
Dopo la sentenza (che sembra un compendio di diritto) si sperava e ci si illudeva che la controversia fosse finita lì (graziato il Comune di Pozzuoli dalla compensazione delle spese).
Purtroppo, il solerte funzionario non ha voluto intendere il contenuto della sentenza ed ha ritenuto opportuno proporre appello alla sentenza spendendo un po’ di soldi della collettività (le spese di giustizia).
La Corte di Giustizia di secondo grado (Corte di appello) Tributaria ha ricordato al funzionario che la decisione della Corte di Giustizia di 1° grado era più che satisfattiva in principio di diritto.
Al di là della spendita di danaro inutile della collettività flegrea, è stata l’occasione per sancire il principio giuridico sacrosanto conosciuto ad alcuni operatori del diritto, ma sconosciuto ad altri che per la loro funzione dovrebbe essere conoscitori della materia che vanno ad esercitare (emettere ingiunzioni di pagamento pretestuosi e senza fondamento giuridico che rasentano l’illecito civile e penale).
Dopo questa decisione giudiziaria, ci si pone un dilemma: chi ha sostituito quel solerte funzionario andato via (lasciando al comune flegreo la patata bollente) prenderà atto dell’abnormità della richiesta ingiuntiva? Annullerà in autotutela i successivi atti ingiuntivi che sono ovviamente stati impugnati per le medesime ragioni, potendo costituire un illecito extracontrattuale di persecuzione giuridica nei confronti della vedova (che non ha alcun dovere giuridico nella vicenda)?
Perché gli errori dei funzionari devono ricadere sulle tasche di cittadini?
