La corretta gestione del denaro pubblico non sembra essere la “specialità della casa” per l’Amministrazione Figliolia.
L’ultimo esempio in ordine di tempo è il sontuoso pacco regalo che la Giunta, approvando martedì della scorsa settimana la delibera numero 113, si appresta a fare all’azienda che si aggiudicherà le 700 tonnellate (pari a 5mila metri quadrati) di sampietrini “parcheggiati” dal Comune nell’ex macello di via Fascione.
I cubetti di porfido (meglio conosciuti col nome dialettale di “cazzimbocchi”) sono quelli che costituivano la pavimentazione stradale di corso della Repubblica prima che venissero effettuati i lavori di riqualificazione finanziati con i fondi PIU Europa.
Ebbene, non sapendo più dove depositarli e dovendo liberare l’ex macello (nel frattempo acquistato da un privato), il Comune ha deciso di mettere all’asta questo materiale, partendo da un prezzo base complessivo di 17.500 euro più iva, in pratica 2 euro e 50 centesimi per ogni quintale di cubetti.
Cifra determinata attraverso un’indagine di mercato che, secondo quanto scrive il tecnico comunale incaricato di eseguirla (geometra Aldo Pratticò) “tiene conto dell’usura del cubetto, della sua pulizia dalla malta di allettamento, del carico su automezzi e relativo trasporto, del trasporto in discarica autorizzata del materiale di risulta e della relativa pulizia del sito di stoccaggio”, operazioni che sono tutte a carico dell’acquirente.
A Pozzuoli21 tuttavia si sono rivolti due esperti tecnici della materia, i quali ci hanno fatto notare che siamo di fronte a prezzi da veri e propri saldi di fine stagione, ma soprattutto ad una decisione incomprensibile.
Innanzitutto perché un materiale di tale pregio (che è in perfetto stato di conservazione proprio per la natura lapidea del porfido ed ha resistito onorevolmente a circa mezzo secolo di traffico veicolare continuo e completo) potrebbe essere tranquillamente riutilizzato per future lavorazioni che interesseranno di certo il nostro territorio (una rotonda, un marciapiede, un’opera di riqualificazione, magari in periferia).
I “cazzimbocchi” che andiamo a vendere costano infatti, nuovi, tra gli 80 ed i 90 euro a metro quadrato (un quintale di sampietrini, a seconda del calibro, coprono una superficie compresa tra gli 80 centimetri quadrati ed 1 metro quadrato) ed è quindi chiaro che la spesa da sostenere per qualsiasi area in cui stoccare questi cubetti che stiamo mettendo all’asta, sarebbe ripagata ampiamente dal risparmio che il Comune otterrebbe se, invece di comprarne dei nuovi, in futuro, riciclasse questi qui che ha già a disposizione (e che non hanno nulla da invidiare alla nuova pavimentazione che li ha sostituiti e che già sta dando segnali di cedimento).
Altre obiezioni riguardano poi lo stesso prezzo di (s)vendita di tali cubetti.
Anche non conoscendo nello specifico i conti e le spese sostenute per la rimozione dei sampietrini durante i lavori del PIU Europa, semplicemente analizzando le voci del Prezzario delle Opere Pubbliche della Regione Campania utilizzato per i computi metrici, si può constatare che, per la rimozione di pavimentazioni del genere, c’è un sovraprezzo di circa 6 euro al metro quadrato se il materiale deve essere recuperato, e quindi trattato con maggiore attenzione.
Il prezzo deciso dal Comune, pari a 2,50 euro a metro quadrato, non copre nemmeno questa aggiunta di spesa necessaria in fase di cantiere, oltre a sottovalutare notevolmente un materiale che per caratteristiche e capacita statiche (carrabile) non perde le sue caratteristiche ed è tra i più validi per il riuso in edilizia.
In più, dai prezzi di mercato, facilmente scaricabili su internet, dei cubetti di porfido usato, si evince che chi si appresta ad acquistare tale materiale dal Comune al prezzo fissato dalla base d’asta (o anche di poco superiore), rivendendo questo materiale, può ricavare un guadagno che va tra il 500% ed il 1000% di quanto pagherà al Municipio di Pozzuoli.
Un affarone, insomma, per qualsiasi azienda del settore.
L’unico aspetto positivo di tutta la vicenda è che almeno conosciamo la sorte dei sampietrini derivanti dai lavori PIU Europa nel centro storico, materiale che, per legge, è di proprietà dell’Amministrazione del territorio in cui avvengono le opere.
Non abbiamo avuto infatti la stessa fortuna per i “cazzimbocchi” sostituiti durante i vecchi lavori di rifacimento di tutto il lungomare di via Napoli.
E, attualmente, non conosciamo nemmeno il destino di quelli “avanzati” dai lavori PIU Europa tra Arco Felice e Lucrino…