venerdì, Aprile 25, 2025
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Abusi edilizi al “Cala Felice”: multa e denuncia per l’imprenditore Trinchillo

Arrivano probabilmente i primi riscontri all’esposto inviato il 5 giugno scorso da 32 attivisti del comitato “ex Convitto delle Monachelle” sul “mare negato” tra Arco Felice e Lucrino.

Due giorni fa, infatti, con un’ordinanza firmata dal dirigente Agostino Di Lorenzo, il Comune ha intimato la demolizione di alcuni abusi edilizi all’interno del lido “Cala Felice”, sul litorale di via Annecchino.

Le opere censurate come fuorilegge, come si evince dagli atti ufficiali (CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTE LE IRREGOLARITA’ CONTESTATE), sono state realizzate su 443,25 metri di suolo demaniale e circa 250 metri di suolo comunale.

Difformità riscontrate in una denuncia congiunta trasmessa tra il 28 ed il 29 giugno scorsi da Capitaneria di Porto e vigili urbani,  due dei cinque destinatari del dossier trasmesso via pec dai firmatari del dossier di sette settimane fa (una casualità?).

La diffida è stata indirizzata al titolare della concessione demaniale, l’imprenditore Salvatore Trinchillo, vicepresidente nazionale del SIB (il Sindacato Italiano Balneari), che, in qualità di amministratore della società “Flegrea s.r.l”, oltre a doversi difendere da una denuncia penale, dovrà ripristinare lo stato dei luoghi entro 15 giorni dalla notifica dell’ordinanza (altrimenti i lavori saranno effettuati dal Comune in  danno del concessionario, per una spesa totale di 7.000 euro più iva) e pagare una sanzione di 20mila euro.

L’imprenditore Salvatore Trinchillo

Trinchillo però preannuncia battaglia legale: “Le opere che ci sono state contestate come abusive – spiega il titolare del Cala Felice – non solo risultano marginali rispetto alla superficie totale della concessione ma soprattutto rientrano in quelle di facile rimozione, ai sensi di un dpr del 2017 che le rende possibili senza il rilascio di specifiche autorizzazioni, decreto che non è stato preso in considerazione da chi ha effettuato i controlli. Dimostreremo la nostra buona fede innanzitutto  con un’istanza in autotutela al Comune e, in caso di diniego, impugnando il provvedimento al Tar ed eventualmente anche in Consiglio di Stato. Rimuoveremo quelle strutture soltanto nel caso in cui la giustizia amministrativa dovesse darci torto”.

Staremo a vedere come finirà questo braccio di ferro.

 

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