Ricevo e pubblico*
Caro Direttore, volevo girare a te un quesito che da buon cittadino e soprattutto da zelante contribuente mi sono posto l’altra mattina trovandomi per una pratica da sbrigare negli uffici di Pozzuoli (in via Carlo Rosini) dell‘Agenzia dell’Entrate.
Ho notato un piccolo particolare, singolare, che mi ha fatto sorgere dei dubbi.
Ti spiego. Cercherò di essere chiaro.

All’interno della struttura pubblica è presente una fotocopiatrice a disposizione dell’utenza.
Un buon servizio che non ti costringe ad uscire all’esterno per fotocopiare documenti o altro materiale utile allo sbrigo delle faccende tributarie.
Anche io, quando la guardia giurata (è normale che un vigilante debba fare pubbliche relazioni all’utenza anziché un dipendente dell’Agenzia a discapito della privacy?) mi ha riferito che potevo fare lì stesso le copie fotostatiche, ho tirato un sospiro di sollievo.
Costo: dieci centesimi di euro a copia
Perfetto, mi sono detto, devo fare due facsimile.
Prendo le monete, le inserisco in una apposita cassetta di fianco alla macchina e procedo con le fotocopie.
Ecco la sorpresa. I fogli escono alla perfezione, ma i miei soldi che fine hanno fatto?
A chi sono andati?
Lo scontrino fiscale per detrarre i costi del servizio?
Ma come? – mi chiedo – Sono all’Agenzia delle Entrate, spendo dei soldi in contanti, e non ho tracciabilità? Uno straccio di ricevuta?
Eppure, utilizzo spesso i distributori automatici di bibite, e noto che da un paio di anni sugli stessi è presente tanto di etichetta dell’Erario con un qcode (il famoso “codice a barre quadrato”) che mi permette, collegandomi ad internet, di conoscere il “volto” di colui al quale sono andati i miei soldi.
L’altro giorno all’Agenzia delle Entrate, invece, ho visto un “volto nero”.
Eppure in meno di un’ora più di venti persone hanno usato la macchina.
E, nell’arco dell’orario di apertura dell’ufficio, sono bei soldini.
Lungi da me pensare che di questi euro per le fotocopie si perdano le tracce: però credo sia doveroso informare l’utenza, noi cittadini, sulla destinazione del danaro.
Un avviso, un foglio anche scritto a penna.
E invece no. Ancora oggi non so a chi ho pagato.
Certo ci sarà una ditta concessionaria, ma è l’intuito che mi risponde.
A noi contribuenti gli errori sono imperdonabili, ai controllori invece errare palesemente è concesso?
*Alfio Strano