“Improvvisa e giustificata assenza del personale di custodia”. E’ questa la motivazione della quale è possibile avere notizia una volta trovatisi di fronte al cancello d’ingresso dell’Anfiteatro Flavio, uno dei siti archeologici più noti in Italia e al mondo.
L’ennesima brutta figura per Pozzuoli che non riesce proprio a far decollare il suo turismo. Così come già accaduto tante volte in passato, i cancelli dell’antico teatro romano ieri erano chiusi.
Il personale non c’è. Però la sua assenza è “giustificata”.
Cosa che invece ha fatto arricciare il naso a più di un turista è stata la dicitura – apposta su un cartello all’ingresso – che fa riferimento all’improvvisa assenza degli addetti alla struttura.
Sul cartello (nella foto grande in alto) è indicata la data di ieri, quindi il 18 marzo.
Ma più di un visitatore “mancato” ha riferito che la stessa situazione si sarebbe ripetuta anche nei giorni scorsi. Di sicuro ieri i cancelli erano sbarrati.
Ad accogliere i turisti, anche i tanti stranieri che magari hanno organizzato le loro visite in base ai giorni di permanenza a Napoli, solamente un cartello che tristemente annunciava lo stop.
La delusione è stata cocente.
Soprattutto per chi, appena 24 ore prima, aveva acquistato un biglietto dal costo di 4 euro che consentiva di visitare, nell’arco di due giorni, gli scavi di Cuma, il castello di Baia, le terme di Baia e, appunto, l’Anfiteatro Flavio.
Persone giunte apposta nell’area flegrea dal centro Italia per visitare le nostre bellezze archeologiche.
E che allo stupore di quel cancello chiuso, hanno sommato l’amarezza di non essere state avvisate in tempo del disservizio.
“Com’è possibile –si chiedono giustamente questi turisti- che vengano messi in vendita biglietti per visitare quattro siti e nessuno si prende la briga di avvertire che uno di essi è chiuso al pubblico? Ma è questo il modo con cui volete attirare i visitatori dalle vostre parti?”.
Il ragionamento, purtroppo, non fa una piega.
E, purtroppo, lo “spettacolo” all’esterno dell’Anfiteatro Flavio si ripete ciclicamente.
E ci si chiede: perchè, nonostante tanta indignazione da parte dei cittadini e anche della politica, ancora nulla cambia?
Il 16 ottobre scorso, i Verdi avevano presentato un esposto alla Procura della Repubblica ed alla Sovrintendenza ai Beni Artistici e Architettonici di Napoli in cui chiedevano “di indagare su questa strana vicenda al fine di chiarire (…) tutti gli atti che hanno portato alla chiusura di questo bene monumentale (…)” segnalando che “i tour operator internazionali stanno eliminando il sito dai pacchetti internazionali perché non ha orari di apertura certi creando un gravissimo danno all’ economia locale. Il sito ha assegnati dei dipendenti che però non riescono a garantire l’apertura del bene archeologico. Sul sito internet della Soprintendenza non sono specificati gli orari di apertura e chiusura. Anche la Piscina Mirabilis a Bacoli è priva di personale ma è fruibile grazie a dei privati a cui sono state affidate le chiavi. Cosa che però non è avvenuta per l’ Anfiteatro Flavio. Nonostante l’ appello anche del Presidente della Repubblica il sito continua ad essere inspiegabilmente prevalentemente chiuso e staccato dalla città. Tutti i siti archeologici dei Campi Flegrei sono maltenuti anche se per gli stessi sono state spese risorse pubbliche impressionanti che non hanno portato però nè al miglioramento della funzionalità dei beni archeologici e monumentali nè ad una loro riqualificazione e conservazione”.
A mobilitarsi, poi, era stata anche l’Amministrazione Comunale.
Il 16 novembre scorso era stata paventata la possibilità che il Comune potesse assicurare l’apertura dell’Anfiteatro attraverso il contributo dei propri dipendenti. Così si leggeva in una nota ufficiale: “Il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha incontrato il direttore generale della Direzione centrale per la valorizzazione del patrimonio culturale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Anna Maria Buzzi, il direttore generale campano per i Beni Culturali, Gregorio Angelini, e la soprintendente speciale per Napoli e Pompei, Teresa Elena Cinquantaquattro, per definire i termini del protocollo d’intesa tra Comune e Soprintendenza grazie al quale i monumenti archeologici di Pozzuoli saranno aperti al pubblico, con il contributo determinante dell’amministrazione comunale. Il Comune di Pozzuoli assume un concreto, diretto impegno nell’assicurare l’apertura al pubblico dei siti archeologici maggiori: Anfiteatro Flavio, lo Stadio di Antonino Pio, il Macellum-Tempio di Serapide – diceva Figliolia nel corso del suo intervento in occasione della 15^ Borsa del Turismo Archeologico di Paestum- assicurando anche il dovuto decoro agli ambiti archeologici considerati, a torto, siti minori e che invece arricchirebbero qualsiasi percorso turistico-culturale. E’ una formula collaborativa che possiamo definire unica nel suo genere, che può diventare una sorta di buona pratica da estendere anche ad altre realtà e, soprattutto, da rendere operativa già nei prossimi giorni. Una collaborazione stretta con la soprintendenza che intendiamo poi rafforzare, estendendola al più presto anche al percorso archeologico del Rione Terra. Pozzuoli intende riappropriarsi dei suoi reperti archeologici più significativi, esponendoli nel museo del Rione Terra, a partire dalla statua del dio Serapide». Un modello di intesa che sarà definito in dettaglio nei prossimi giorni, ma che prevede la pulizia delle aree archeologiche e, soprattutto, rende possibile la fruizione continua dei monumenti più celebri di Pozzuoli grazie a personale comunale debitamente formato dalla soprintendenza. Un accordo portato anche all’attenzione del governo nazionale, come sottolineato dal sottosegretario di Stato per i Beni e le Attività Culturali Roberto Cecchi in una risposta all’interrogazione parlamentare della senatrice Diana De Feo. «Riferisco che la Soprintendenza di Pompei ha rafforzato i contatti con la neoeletta amministrazione comunale di Pozzuoli, che ha, a sua volta, già stabilito gli opportuni contatti con il Segretariato generale di questo Ministero per l’istituzione di un tavolo tecnico permanente -diceva in Aula il sottosegretario Cecchi- che affronti la questione di un rilancio socioeconomico dell’intera area flegrea attraverso un progetto di ampio respiro culturale, che ponga le basi per la valorizzazione delle ingenti risorse archeologiche e paesaggistiche del territorio». Cosa è cambiato negli ultimi quattro mesi?
Praticamente nulla.
Di strette collaborazioni con la Soprintendenza non se ne ha notizia.
Di nuove e innovative formule, nemmeno.
Quattro mesi non sono bastati a far decollare alcunché senza che nessuno spieghi il perché.
E Pozzuoli continua a fare figuracce con i turisti a livello mondiale.
(da “Il Corriere Flegreo” del 19 marzo 2013)