lunedì, Febbraio 10, 2025
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Avviso di sfratto per Marrandino?

Quando il popolo si reca alle urne, il suo insindacabile verdetto deve sempre far riflettere seriamente tutte le forze politiche.

Una riflessione che però, soprattutto in presenza di dati particolarmente eclatanti, si estende anche alle realtà locali sia pure in presenza di un voto che ha riguardato esclusivamente la scelta di un governo nazionale, come quello espresso domenica e lunedì.

Ebbene: i “numeri” del voto per il rinnovo del Parlamento, dicono che i puteolani, esprimendo le proprie preferenze, hanno dato segnali inequivocabili anche a chi governa la città.

E se la richiesta di “cambiamento” è rappresentata dal fatto che i “grillini” hanno conquistato la maggioranza relativa dei consensi nel “capoluogo” flegreo (eguagliando il clamoroso risultato a livello nazionale), c’è soprattutto da sottolineare che a Pozzuoli è letteralmente evaporato un intero partito che appena dieci mesi fa, alle elezioni comunali, aveva portato in “dote” al centrosinistra un ragguardevole 14% di preferenze, diventando la seconda forza politica della città.

Stiamo parlando dell’Udc, il cui risultato “puteolano” alle politiche rappresenta un flop senza precedenti: 656 voti pari all’1,67%.

Un dato percentuale inferiore  persino alla media nazionale (1,78%) che pure ha visto il partito di Casini letteralmente falcidiato e addirittura quasi dimezzato rispetto al dato relativo alla sola provincia di Napoli (2,52%).

I conti però nell’Udc di Pozzuoli non tornano per niente.

Già: perché nella lista di Casini alla Camera dei Deputati  era stato candidato un puteolano, ossia il vicesindaco e assessore ai lavori pubblici Mario Marrandino (nella foto grande in alto).

E, quando il 19 febbraio Casini ha tenuto un comizio a Lucrino, lo stesso Marrandino, magnificando il suo impegno da assessore, aveva garantito al leader nazionale dell’Udc che la città avrebbe risposto all’appello con circa 6.000 preferenze, cioè le stesse ottenute alle comunali di maggio dello scorso anno.

Ebbene, alla luce dei fatti, Marrandino si è sbagliato di uno zero….perchè i puteolani sul simbolo dell’Udc hanno apposto la croce soltanto 656 volte.

Praticamente, nell’arco di appena dieci mesi, l’Udc ha perso in un colpo solo 5.040 voti, ossia oltre l’88% dei suoi elettori.

In parole povere, se non è una morte politica, poco ci manca.

I raffronti sono impietosi.

Se vogliamo considerare i precedenti per lo stesso tipo di consultazione (la Camera dei Deputati), a Pozzuoli l’Udc il 13 aprile 2008 si attestò sul 4,54% (2.211 voti) e il 9 aprile 2006 sul 3,41% (1.566 voti).

Insomma, in città il simbolo dello scudocrociato di Casini ha sempre avuto un suo zoccolo duro di fedelissimi.

Ora, invece, questi fedelissimi sembrano essersi volatilizzati: hanno scelto di dare fiducia ad altri partiti oppure hanno deciso di stare a casa.

Ma a far accapponare la pelle è proprio il raffronto con il dato più recente dell’Udc, quello appunto delle comunali di dieci mesi fa: 5.696 voti e 14,03%.

Grazie a questi numeri, l’Udc, pur cambiando coalizione e passando dal centrodestra al centrosinistra, ha eletto ben quattro consiglieri comunali e ha portato a casa due assessori, tra cui il numero due dell’Amministrazione, ossia proprio Mario Marrandino.

E proprio grazie a questi numeri, l’Udc evidentemente aveva pensato che candidando il vicesindaco alla Camera (sia pure in una posizione di estrema retroguardia: solo un miracolo avrebbe potuto garantire l’elezione a deputato del 18° in lista..), potesse ripetere o quanto meno sfiorare l’exploit di consensi fatto registrare nella primavera scorsa.

Ma i cittadini non l’hanno affatto pensata così.

E lo hanno detto chiaramente con il voto.

C’è un dato su tutti che lascia di stucco.

Il solo Marrandino, alle comunali di maggio scorso, candidandosi consigliere comunale, si era classificato come ultimo degli eletti con 761 voti.

Ebbene, oggi l’Udc, con 656 preferenze puteolane per la Camera, ha ottenuto un risultato complessivo persino inferiore a quello che in teoria avrebbe dovuto e potuto portare in dote il candidato locale Marrandino.

Per dirla senza usare troppi giri di parole, nella migliore delle ipotesi, Marrandino non è stato votato nemmeno da tutti i suoi elettori!

Ma il “quadro della disperazione” si completa se andiamo ad analizzare altre cifre.

Che fine hanno fatto, ad esempio, gli elettori dei quattro consiglieri comunali dell’Udc?

A maggio dell’anno scorso, ben 3.216 cittadini hanno infatti dato fiducia a Maurizio Orsi (941 voti), Sandro Cossiga (814), Mario Massimiliano Cutolo (802) e Tommaso Pollice (659).

Tra di loro, l’unico “disertore” conclamato è stato Sandro Cossiga, che (perfino in qualità di mandatario elettorale ufficiale, come risulta dalle buste di propaganda elettorale inviate nelle cassette postali di tutti i cittadini) ha appoggiato il papà Ermanno Cossiga, candidato come numero 2 alla Camera in una lista di centrodestra  (“Intesa Popolare”)  avversaria della coalizione di centro in cui era schierata l’Udc: e anche in questo caso, visto che “Intesa Popolare” a Pozzuoli ha conquistato 439 consensi, bisognerebbe capire gli altri 375 elettori di Cossiga se abbiano confermato o no il proprio sostegno all’Udc.

Ma, al di là della “evasione per motivi  parentali” di Sandro Cossiga (un caso che pure prima o poi pure dovrà essere affrontato dall’Udc) il capogruppo Cutolo e i consiglieri Orsi e Pollice quali indicazioni di voto hanno dato ai propri elettori se l’Udc ha raggranellato la miseria di 656 preferenze e i loro consensi alle ultime elezioni, sommati a quelli di Marrandino, ammontano a 3.163 consensi potenziali?  

Se, tra domenica e lunedì, sulle tantissime preferenze puteolane dell’Udc alle amministrative, è passata una ruspa e le ha letteralmente rase al suolo, il motivo non può che essere uno: gli elettori puteolani o gli stessi rappresentanti istituzionali sul territorio  hanno respinto la proposta politica dell’Udc di candidare Mario Marrandino alla Camera.

Oppure sono accadute entrambe le cose.

Cioè che sia gli elettori sia gli eletti dell’Udc hanno voluto lanciare un messaggio chiaro di sfiducia a Marrandino.

Una sorta di “avviso di sfratto” dalla poltrona che Marrandino occupa in Amministrazione grazie ad un accordo personale stretto con il sindaco Figliolia prima delle elezioni comunali.

Dunque, un messaggio chiaro indirizzato anche al Primo Cittadino: l’Udc, sia a livello politico sia tra gli elettori, non vuole essere rappresentato da Marrandino e Figliolia dovrà prima o poi prenderne atto.

I nodi dunque stanno venendo al pettine.

E sono nodi che si trascinano  dal giorno in cui Figliolia compose la sua squadra di governo.

Nelle “stanze dei bottoni” del Municipio, infatti, tutti sanno fin dal primo momento che i consiglieri eletti nell’Udc non hanno condiviso ma soltanto subìto la nomina di Marrandino in Giunta (peraltro anche con deleghe molto importanti) da ultimo dei consiglieri eletti.

E’ dunque ipotizzabile che gli stessi consiglieri abbiano colto al volo la prima occasione utile per dimostrare con i fatti il loro scarso “feeling” con Marrandino.

Il sistema potrebbe essere stato semplicissimo: stare fermi in campagna elettorale evitando di trasferire il proprio patrimonio di consensi sull’Udc che aveva Marrandino come unico candidato locale.

Ma la sostanza non cambierebbe anche se questi stessi consiglieri si fossero fatti in quattro  per portare voti all’Udc alla Camera e avessero ricevuto un rifiuto dai propri elettori: anche in questo caso, infatti (e forse a maggior ragione) il “no” dei cittadini all’Udc può essere facilmente interpretato come un “no” a chi era stato scelto dal partito come candidato, cioè Marrandino.

D’altronde, un’emorragia di voti persi per strada  di queste proporzioni (5.040) e in così breve tempo (10 mesi) non lascia alcun margine ad altre eventualità: nemmeno il trionfo “grillino” o il travaso di preferenze nella lista di Monti (che a Pozzuoli ha trovato il sostegno di 1.810 elettori) potrebbero mai giustificare una “caporetto” del genere.

Ora però bisognerà vedere quali saranno le ripercussioni politiche di questo tonfo dell’Udc.

Se Marrandino non è stato sostenuto nemmeno dai propri elettori e perfino dai consiglieri del suo partito, c’è da chiedersi chi rappresenti il vicesindaco in Giunta oltre ad una stretta di mano con Figliolia…

Aspettiamo di capire cosa accadrà.

Da noi contattati nella tarda mattinata di ieri per una dichiarazione su questo autentico disastro elettorale, sia il vicesindaco Marrandino che il capogruppo Cutolo hanno rinviato ogni commento ufficiale ad un comunicato congiunto a firma di consiglieri e assessori che avrebbero dovuto diramare in serata entro le 19.

Una nota che, al momento in cui andavamo in stampa, ben oltre le 19, non era ancora stato diramato.

Magari lo stanno ancora scrivendo o non lo scriveranno mai: attendiamo notizie in merito…

***

GLI ALTRI PARTITI

Il voto per le politiche proiettato a livello locale ha però fornito anche altri elementi di riflessione. Detto del risultato ottenuto da Mario Marrandino e di Ermanno Cossiga, c’è da analizzare anche l’esito del voto per gli altri due candidati puteolani alla Camera.

L’unico a non tradire le attese è stato il presidente consiliare Enrico Russo, che nella lista del Centro Democratico (che a Pozzuoli ha conquistato 401 preferenze) è riuscito a “trasferire” quasi tutti i 471 voti che aveva preso dieci mesi fa da candidato al parlamentino civico nella lista dell’Italia dei Valori.

Non si può invece affermare altrettanto per Carlo Morra, l’assessore comunale e consigliere provinciale candidato nelle liste di Sinistra Ecologia e Libertà.

Nel “capoluogo” flegreo, infatti, rispetto alle ultime comunali, il partito di Vendola ha praticamente dimezzato i consensi passando da 3.797 a 1.957  con un calo dal 9,35% al 4,99%.

“Evidentemente –commenta lo stesso Morra- non siamo stati capaci di intercettare la protesta soprattutto di tanti giovani che hanno votato Grillo per sottolineare il fallimento della politica. Lo tsunami che si è abbattuto sui partiti è stato enorme: da questo punto di vista,  il dato di Sel tutto sommato è ancora confortante”.

Insomma, secondo Morra poteva andare peggio e dunque gli va bene così.

Contento lui…

Restando nel centrosinistra, c’è invece da sottolineare come soltanto in apparenza le cose siano andate bene per il Pd.

Rispetto alle ultime comunali, infatti, il Partito Democratico, nonostante abbia ceduto al Movimento Cinque Stelle la leadership di prima forza politica cittadina, ha sostanzialmente mantenuto la stessa percentuale di consensi (passando dal 26,17% al 25,93%) perdendo 474 voti   (da 10.627 a 10.153).

Ma, come tutti sapranno, a Pozzuoli alle ultime comunali, il Pd era di fatto rappresentato anche da una lista civica, “Bene Comune Figliolia”, che conquistò l’11,27% dei consensi con ben 4.576 preferenze.

Il partito del sindaco dunque partiva da un bacino  potenziale di 15.203 voti.

Dove sono andati a finire quelli della lista civica, che nel frattempo ha cominciato ad essere più autonoma dal sindaco di cui ha tolto il cognome dalla propria denominazione?

“Ai nostri elettori abbiamo lasciato assoluta libertà di scelta –dice Vincenzo Bifulco, capogruppo di “Pozzuoli.Bene Comune”, il nuovo nome della lista civica- E abbiamo ritenuto che fosse la cosa più opportuna da fare anche perché questi amici alle comunali hanno dato fiducia alla persona ma per Camera e Senato era giusto che votassero secondo la propria ideologia politica: e l’estrazione politica dei nostri elettori è molto eterogenea”.

Non si può dunque escludere che gli elettori della civica voluta da Figliolia abbiano scelto di sostenere il centrodestra, di cui, ad esempio, lo stesso Bifulco era consigliere nella passata consiliatura.

Un’eventualità possibile anche per gli elettori di altri consiglieri passati dal centrodestra al centrosinistra alle ultime comunali.     

Si spiegherebbe anche così, il fatto che la coalizione di Berlusconi a Pozzuoli ha sfiorato il 30% rispetto a poco meno del 18% del voto amministrativo di dieci mesi fa, una consultazione in cui evidentemente non è stata premiata la scelta in extremis di un candidato sindaco rispetto ad un avversario che già da molto tempo stava preparando la sua corsa alla fascia tricolore.

Sorprende, in particolare, il dato del Pdl, che nel “capoluogo” flegreo, tra domenica e lunedì,  ha conquistato 9.925 voti, più che raddoppiando i 4.220 consensi conquistati alle comunali e passando dal 10,39% al 25,34%.

C’è da chiedersi: dov’erano finiti nella scorsa primavera questi 5.705 elettori “mancanti” del Pdl?

“I nostri elettori per la verità ci sono sempre stati –osserva Pasquale Giacobbe, commissario cittadino del Popolo della LibertàDieci mesi fa però c’era una situazione molto particolare: il caos a livello politico nazionale,  le dimissioni di Berlusconi, un partito in difficoltà a cui si è aggiunto anche a livello locale l’aver pagato dazio ad alcuni errori che avevamo commesso. Tutte queste circostanze messe assieme hanno dunque fatto sì che i  nostri elettori si prendessero una sorta di  pausa di riflessione. La fortuna di Figliolia è stata proprio questa: se oggi in consiglio comunale c’è quasi un monocolore di centrosinistra è solo grazie al combinato disposto di queste coincidenze. Ma Figliolia deve sapere che il vero dato politico a Pozzuoli emerge da queste ultime elezioni. Noi siamo già pronti a lanciare la sfida per le prossime amministrative. E insieme con noi del Pdl ci sono una serie di nuovi partiti, come Grande Sud e Fratelli d’Italia, che si stanno organizzando sul territorio e con i quali presto organizzeremo una convention unitaria sulle questioni fondamentali che investono Pozzuoli”.

C’è infine da registrare l’ultimo dato, ossia l’unica sorpresa annunciata sul fronte dei partiti presenti in consiglio comunale:  il risultato elettorale di Fli a Pozzuoli, che alle comunali aveva conquistato 2.688 voti (pari al 6,62%) ed ora invece è precipitata a 161 preferenze (0,41%).

La spiegazione c’è: il consigliere comunale eletto (Salvatore Maione) e tutti i candidati presenti nella lista delle amministrative non hanno fatto campagna elettorale per il partito di Fini.

Una decisione che molto probabilmente aprirà la strada ad imminenti novità anche su questo fronte politico.

(da “Il Corriere Flegreo” del 28 febbraio 2013)

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