Da ieri presidiano l’esterno del Tribunale di Napoli e sono in sciopero della fame ad oltranza per manifestare contro i “privilegi di casta” di alcuni loro colleghi.
Sono gli avvocati che aderiscono alla NAV, la Nuova Avvocatura Democratica, organizzazione sindacale che conta al momento 140 iscritti.
Il fondatore del movimento (nonché ideatore di questo digiuno) è un civilista puteolano, il 38enne Salvatore Lucignano (figlio dell’ex assessore e consigliere regionale Filippo Lucignano).

Insieme ad altri suoi colleghi, Lucignano si alterna nell’affiancare due avvocati (Giuseppe Scarpa e Ciro Sasso) che hanno deciso di effettuare la protesta 24 ore su 24, dormendo in auto di notte.
“Ci rivolgiamo agli avvocati e a tutti i cittadini – si legge nel documento della NAV – Digiuniamo perché vogliamo giustizia, dignità, ragionevolezza ed onore per noi e per voi! L’avvocatura italiana sta morendo. Le istituzioni forensi si dimostrano da anni complici delle discutibili politiche governative, che riguardano il comparto giustizia e spesso ne agevolano il percorso, consentendo l’approvazione di norme, che non solo condizionano, vincolano e vessano l’esercizio della professione forense, ma limitano fortemente i diritti dei
cittadini. Tutto ciò non avviene per caso ma per interessi ben precisi. Anche l’avvocatura italiana ha infatti la sua casta con cui fare i conti. Così, mentre gli avvocati più giovani e deboli stentano a sopravvivere e la giustizia è sempre più inaccessibile ed inefficiente, politica ed istituzioni forensi vanno a braccetto, tra privilegio, indennità e stipendi faraonici. Digiuniamo dunque per solidarietà con gli avvocati ed i cittadini colpiti dalla crisi e dalla vista delle prebende che le classi dirigenti continuano a concedersi, mentre tutti gli altri vengono sopraffatti dalla povertà. Pretendiamo vertici istituzionali e politici sobri, decorosi, rispettosi di chi deve abbandonare la professione forense, di chi perde il lavoro. Non abbiamo alternative!”.

“Le cariche istituzionali forensi – sottolinea in particolare l’avvocato Salvatore Lucignano – devono essere a titolo onorifico, non diventare un mestiere con gettoni di presenza e indennità varie, ma prevedere soltanto un rimborso delle spese effettivamente sostenute. Chi vuole guadagnare soldi come avvocato, svolga la libera professione e dimostri il suo valore sul campo. E sostenga la protesta di chi, come noi è vittima della casta politica, della casta forense e dal loro patto scellerato finalizzato a vendere gli avvocati alla giustizia, affamando tantissimi professionisti che non sono “istituzionalizzati” a 60mila euro annui senza lavorare”.
IL SERVIZIO SULLA PROTESTA MANDATO IN ONDA DAL VG DI CANALE 21