venerdì, Aprile 18, 2025
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Ballottaggio: la riflessione di un ex sindaco sul perché di un astensionismo (quasi) da record

Ricevo e pubblico*

Queste elezioni a Pozzuoli sono finite e abbiamo il nuovo sindaco. Ho provveduto a fargli le felicitazioni ieri sera al Comitato in piazza e non mi ripeto.

Lo sfidante lo avevo salutato ieri mattina quando lo avevo incontrato fuori al seggio dove avevo appena votato.

Li conoscevo entrambi i candidati, anche se con nessuno dei due ho avuto mai rapporti di amicizia.

Quello su cui voglio scrivere adesso è il numero veramente esiguo di persone che si sono recate alle urne per il ballottaggio: il 36,9% degli aventi diritto al voto.

Ho fatto un controllo su tutti i comuni nei quali si è votato ieri. Che erano oltre cento in tutta Italia.

Ebbene, solo in cinque comuni si è scesi al di sotto del 40 per cento.

In questa particolare classifica a rovescio Pozzuoli si classifica al terzo posto. Medaglia solo di bronzo, per fortuna.

L’oro lo conquista Cesano Maderno (34,1%) e l’argento per un soffio ce lo sottrae Omegna (36,6%).

Certo, c’è la disaffezione alla politica, ma queste erano elezioni amministrative!

Nelle amministrative sono in gioco i destini nelle città in cui si vive.

Chi la amministra la mia città dovrebbe interessarmi molto, forse anche a prescindere dagli orientamenti politici dei candidati.

Ma così non è stato. Ma, nel nostro caso, il dato della percentuale bassissima di votanti è eclatante.

Ancora di più se si pensa alla marea di quelli che si erano candidati a fare i consiglieri comunali. Dieci liste a sostegno di Manzoni. Otto liste a sostegno di Ismeno. Le due andate al ballottaggio senza contare quelle escluse dal secondo turno. Una partecipazione ed un interesse alla vita pubblica e al futuro della propria città encomiabili. Li ho sempre ammirati in vita mia quelli che si impegnano per il bene comune.

Come ho sempre disprezzato quelli del “tanto sono tutti uguali”, “non cambia mai niente” e via blaterando. Anche quando nessun candidato mi entusiasmava, o nessun partito lo faceva, ho sempre scelto quello che ritenevo il meno peggio.

Ma torniamo dunque a quelli che si sono candidati e che non sarebbero stati eletti chiunque dei due contendenti avesse vinto.

Se avessero messo anche in occasione del ballottaggio l’impegno che hanno profuso in occasione del primo turno, avrebbero comunque convinto ad andare a votare per il secondo turno una parte consistente del proprio elettorato.

E i candidati delle liste escluse dal secondo turno che hanno fatto?

Anche a loro è passata improvvisamente la passione partecipativa, che li ha spinti a candidarsi?

Mi dispiace ma tutte queste sono persone che non mi piacciono.

Nella mia lunga vita non ho mai mancato una elezione.

In questa occasione ho convintamente non votato per i referendum rifiutando le schede.

Anche in passato a qualche referendum ho rifiutato qualche scheda.

Ma in quelle elezioni è consentito dalle norme.

Nelle politiche o nelle amministrative no. È un dovere al quale non mi sono mai sottratto.

Ma anche un diritto a scegliere che non voglio delegare ad altri.

E allora perché questa scarsissima partecipazione al ballottaggio? (Ma anche al primo turno non si era andati molto bene per la verità)

I motivi saranno tanti e concorrenti.

Ma ce n’è uno che sicuramente ha inciso in maniera forte.

Credo che sia il fatto che i due candidati appartenevano allo stesso partito.

Venivano dalla stessa amministrazione.

L’uno assessore, l’altro presidente del consiglio.

Quello stesso partito al quale entrambi appartenevano alla fine ha rifiutato di concedere l’uso del simbolo a tutti e due.

E ha fatto bene, secondo me.

Ma in questi casi, in cui due o anche più persone appartenenti al Partito Democratico hanno l’ambizione di concorrere alla carica più prestigiosa nella propria città, c’è un solo strumento per evitare lo scontro pubblico ed elettorale tra i contendenti.

Lo prevede esplicitamente lo statuto del PD: le elezioni primarie!

Lo so che è un discorso già fatto che oggi può sembrare inutile e superato.

Ma io ritengo che se fossero state fatte le primarie, con la scelta di un unico candidato a sindaco, con la partecipazione di tutti gli iscritti ma anche di quelli che, come me ad esempio, la tessera del PD non ce l’hanno, questa campagna elettorale un po’ fratricida, con toni e battute che spero adesso qualcuno farebbe bene a dimenticare (le scuse non le ritengo una evenienza realizzabile) questo aspetto orribile della campagna elettorale sarebbe stato se non eliminato ma fortemente ridimensionato.

Se appunto il partito che ha amministrato Pozzuoli negli ultimi anni le avesse fatte le primarie, e se la dirigenza provinciale lo avesse imposto a quelli che non le volevano, forse avremmo avuto una campagna elettorale dai toni meno accesi e più attenta ai programmi e al futuro della città, che ai pettegolezzi e alle accuse di bassa lega che a volte ci è toccato sentire.

E forse lo scontro con un avversario con orientamenti politici e programmi amministrativi diversi sarebbe stato di un livello migliore e avrebbe coinvolto una fetta di popolazione più consistente.

Il problema che mi sta a cuore adesso in quanto cittadino, è quello della buona amministrazione della città, che spero il nuovo Sindaco metta in opera.

Gli auguri, come ho detto, glieli ho fatti ieri sera e glieli rinnovo qui.

Mi auguro però anche che il partito di cui sono elettore ricomponga le fratture che ci sono state e che si voli tutti un po’ più in alto.

Si guardi un po’ più al BENE COMUNE, secondo il vecchio slogan del sindaco che mi batté nella seconda volta in cui mi candidai, e meno alle beghe e ai dissapori, agli odi e alle antipatie personali che, seppure ineliminabili dalle contese e dai rapporti umani e quindi anche politici, debbono obbligatoriamente avere un ruolo non determinante nelle scelte che riguardano i destini delle comunità delle quali tutti facciamo parte.

*Aldo Mobilio

 

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