mercoledì, Aprile 30, 2025
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Baraccopoli all’amianto, gli sfrattati fanno volantinaggio nel centro storico: “Ecco come vogliamo andarcene dai containers”

Quella di ieri è stata un’altra giornata di mobilitazione per le 43 famiglie che risiedono nel campo containers di via Carlo Alberto Dalla Chiesa,  infestato dall’amianto e da sfrattare (già dal 30 gennaio) secondo un’ordinanza del sindaco Figliolia.

Gli abitanti della baraccopoli (sostenuti dal sindacato inquilini Asia-Usb e dagli attivisti di Mutuo Soccorso Napoli) in attesa che venga convocato dal Prefetto il vertice chiesto dal sindaco Figliolia dieci giorni fa, hanno infatti distribuito tra i passanti del centro storico un volantino in cui spiegano le ragioni per cui non vogliono accettare l’aiuto economico approvato (con una risicatissima maggioranza) dal Consiglio Comunale per abbandonare quei prefabbricati.

“Un’erogazione economica insufficiente visto il mercato immobiliare del territorio flegreo – si legge nel documento – e inutile, dato che la maggior parte degli affittuari richiede garanzie, come la busta paga, per concedere in affitto i propri immobili. Garanzie che la stragrande maggioranza degli abitanti del campo container non possiede , così come hanno certificato tutti i modelli Isee delle famiglie”.

Il volantino distribuito ieri nel centro storico
Il campo containers visto dall’alto: sui tetti è chiaramente visibile l’amianto

Il sindacato inquilini Asia Usb rilancia invece una delle sue proposte  per risolvere questo problema, ossia “l’albergaggio sociale, strumento alternativo già in uso con successo in altri comuni della provincia, che si concretizza nel riutilizzo a scopo sociale di edifici pubblici, ma anche privati, abbandonati. Essa rappresenterebbe una soluzione concreta – conclude il volantino – per le famiglie bisognose di via Carlo Alberto Dalla Chiesa ma non solo. Infatti, anche altre famiglie in emergenza potrebbero usufruire di questa misura e inoltre non rappresenterebbe uno spreco di denaro pubblico”.

Niente soldi ma un tetto sicuro, insomma.

Un braccio di ferro, quello tra 43 famiglie e il Municipio, destinato a proseguire davanti al Prefetto.

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