La nuova Amministrazione Figliolia parte subito col piede sbagliato mettendo, senza alcun motivo, le mani in tasca ai cittadini.
Lo si è appurato ieri durante la seduta di consiglio comunale in cui bisognava approvare la manovra di assestamento di bilancio per l’anno in corso.

Si è infatti scoperto, grazie al consigliere “grillino” Antonio Caso, che, la Giunta, con la delibera numero 77 del 31 luglio scorso, ha deciso di non cancellare l’aumento del 30% del costo dell’acqua per i puteolani nel triennio 2017-2019, nonostante questo incremento non abbia più senso.
Come i lettori più attenti ricorderanno infatti, la “stangata” fu varata il 30 marzo scorso giustificandola con il raddoppio delle spese di fornitura idrica all’ingrosso, imposte dalla Regione Campania con un decreto dirigenziale dell’8 agosto 2016.
L’8 giugno scorso, tuttavia, il Tar, accogliendo il ricorso dell’azienda idrica Abc (l’ex Arin) ha bocciato il provvedimento regionale.
Gli aumenti del 30% in bolletta per tutti i contribuenti puteolani (che arriveranno con la fatturazione del primo trimestre di consumi relativi all’anno in corso) non sono dunque più giustificati, ma, la neonata Amministrazione, su proposta del sindaco Figliolia, nella manovra di assestamento del bilancio di previsione, ha deciso che il Comune deve comunque incassare la somma di 1 milione e 100mila euro che prevede di risparmiare come pagamento alla Regione per la fornitura di acqua di quest’anno (che, secondo le stime della Giunta, dovrebbe ammontare a 4 milioni e 700 mila euro anziché 5 milioni e 800 mila euro).
In parole povere, il “tesoretto” che, senza più alcuna ragione plausibile, i puteolani pagheranno in bolletta nel 2017 per la fornitura d’acqua proveniente dalla Regione (il milione e centomila euro risparmiato dal Comune, per l’appunto) non verrà scalato dalle bollette e restituito agli intestatari dei contatori, ma utilizzato dal Municipio per “coprire” altri “buchi” di cassa, non solo per finanziare interventi nel settore delle politiche sociali (come sottolineato dai consiglieri Pd Mariano Amirante e Marzia Del Vaglio) ma anche per pagare nuove spese capitate tra capo e collo, a cominciare da un maxiconguaglio da 1 milione e 350mila euro preteso dal fornitore di energia elettrica dell’Ente (come denunciato dal consigliere Tito Fenocchio di “Campania Libera” e dallo stesso Caso del Movimento Cinque Stelle).

Tutte decisioni prese in totale autonomia dal Sindaco (e ratificate dai suoi assessori) senza che fosse tecnicamente possibile tentare di modificarle in Consiglio Comunale.
In tempi “normali” infatti, la delibera di Giunta sarebbe stata sottoposta al vaglio della commissione consiliare bilancio e, in questa sede istituzionale, i consiglieri avrebbero potuto proporre variazioni (i cosiddetti “emendamenti”) da sottoporre poi all’approvazione del consiglio comunale, con i pareri dei dirigenti preposti e del collegio dei revisori dei conti.
Quando però l’Amministrazione ha approvato la delibera di Giunta 77 sull’assestamento di bilancio (era il 31 luglio, giorno del primo consiglio comunale dopo le elezioni dell’11 giugno) le commissioni consiliari non si erano ancora insediate e dunque questo passaggio burocratico è saltato.

In teoria, le modifiche alla delibera si sarebbero potute apportare anche ieri durante la seduta del parlamentino civico, ma i revisori dei conti erano assenti (contrariamente a quanto dovrebbero fare nelle occasioni in cui si discutono atti riguardanti la materia economico-finanziaria dell’Ente) e dunque, senza il loro parere (da affiancare a quello del dirigente del settore, la dottoressa Daniela Caianiello, presente invece in aula come sempre) sarebbe stato impossibile approvare qualsiasi tipo di emendamento, così come in aula ha fatto rilevare ai suoi colleghi di maggioranza l’esponente di opposizione Raffaele Postiglione (Pozzuoli Ora).
Tutto ciò ha dunque contribuito a “spogliare” il consiglio comunale dei propri poteri di indirizzo e di controllo su un atto così importante (ricordiamo che, senza la manovra di assestamento, cadono tutti gli eletti e si torna al voto), impedendo ai rappresentanti del popolo di stabilire, nel caso specifico, che il Municipio non utilizzasse quella somma risparmiata sulle bollette dell’acqua ma la restituisse direttamente a chi sarà costretto a pagarla con un sovrapprezzo del 30%.

Impegno che, peraltro, aveva assunto, a nome della Giunta, l’ex assessore al bilancio Paolo Ismeno nel caso in cui fossero stati cancellati gli aumenti tariffari regionali, così come ha correttamente ricordato in aula il consigliere comunale Salvatore Caiazzo rivolgendosi all’attuale assessore al ramo Gianluca Liguori, il quale si è impegnato a sistemare le cose ma solo quando dovranno essere approvate le tariffe idriche per l’anno prossimo, sostenendo invece che adesso non si potesse fare diversamente.
Resta il dato politico.

Nella “continuità” amministrativa tanto rivendicata dal sindaco Figliolia come spot della sua campagna elettorale, la Giunta retta sempre dallo stesso Primo Cittadino si è già rimangiata una parola data ai puteolani.
Speriamo soltanto che non sia il primo voltafaccia di una lunga serie.