mercoledì, Aprile 30, 2025
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Buco da 15 milioni: “Metro” chiude e licenzia 65 lavoratori

Quindici milioni di euro di perdite negli ultimi otto anni e costi di gestione ritenuti non più sostenibili.

Sono questi i motivi con cui il management di Metro ha comunicato ai sindacati la chiusura del punto vendita di via Campana a partire dal prossimo 30 aprile.

Una decisione ufficializzata tre giorni fa (CLICCA QUI PER LEGGERE LA COMUNICAZIONE UFFICIALE DELLA PROPRIETA’) e che ha messo in fibrillazione i 65 dipendenti del cash and carry, destinati al licenziamento o al “possibile” trasferimento in altre, non specificate, “sedi disponibili”.

“Giovedì 19 settembre – come si legge in una nota diffusa dai rappresentanti dei lavoratori – improvvisamente il board italiano di Metro Italia ha decretato la chiusura ad aprile 2025 della Metro Italia Cash and Carry di Pozzuoli (65 dipendenti, vari collaboratori e ditte di fornitori), senza che alcun preavviso fosse stato dato alle RSU e al personale in genere  e ovviamente senza che siano state concordate ricollocazioni (la Metro ha anche una struttura a Salerno e 4 a Roma) o misure a favore dei lavoratori che si sono visti porre innanzi lo spettro del licenziamento in due minuti netti. L’immediata reazione delle RSU di altre sedi della multinazionale fa comprendere come la situazione è considerata grave dai dipendenti e dalle rappresentanze sindacali di tutta Italia, e l’azienda è infatti fortemente criticata per le scelte compiute negli ultimi anni sia nella gestione dei punti vendita che nei rapporti con i propri dipendenti e le rappresentanze sindacali.   La chiusura è considerata inspiegabile perché Metro Italia, che ha 49 punti vendita  e 2 depositi in 16 regioni italiane per il canale FSD (Food Service Distribution) e circa 4.000 dipendenti e 800 fornitori partner presenti sull’intero territorio italiano, gode di ottima salute avendo chiuso il 2022/2023 con un fatturato di 1,97 miliardi di euro (+9,4% rispetto all’anno fiscale precedente) mentre complessivamente il gruppo ha registrato un fatturato di 30,6 miliardi di euro (+2,7%rispetto al 2021/2022). In Campania la Metro Italia ha solo due punti vendita: il più grande a Pozzuoli ed uno più piccolo a Salerno (che adesso rischia la chiusura dato che si profila un disimpegno complessivo dell’azienda dalla Campania)”.

Nella stessa nota si legge che proprio il 19 settembre, nel grande magazzino di via Campana,  si sono presentati i vertici dirigenziali della proprietà, guidati dal direttore vendita Mauro Pes, che “alle ore 11, nell’ufficio del direttore, Antonio Di Nardo, ha chiesto di riunire tutti i dipendenti (ignorando la clientela e i fornitori presenti e persino il fatto che era arrivato in loco personale dell’ASL Napoli 2 per uno dei periodici controlli sugli alimenti), in un’area di deposito del grande capannone, dove tra musica di sottofondo e mormorii vari, ha letto un comunicato di poche righe con il quale ha comunicato ai dipendenti la chiusura del grande magazzino ad aprile 2025, rinviando alle prossime settimane ogni discussione sul futuro dei dipendenti. Lette queste poche righe, il dirigente e la delegazione si sono rapidamente recati all’uscita del Punto vendita per fare ritorno alla Direzione di San Donato Milanese, lasciando incredule e in lacrime circa 70 persone di tutte le età. Tra le motivazioni principali della chiusura del Punto Vendita di Pozzuoli – prosegue la nota – l’azienda ha indicato i bilanci in perdita della sede e l’eccessiva concorrenza presente in questa area geografica (Napoli) che determina una frammentazione del mercato. Ovvero i dipendenti pagano la poca competitività dell’azienda Metro, la mancanza assoluta di investimenti sul territorio campano e sul Punto Vendita (la struttura necessita da anni di urgenti interventi di manutenzione e ammodernamento più volte segnalate dai vari direttori e personale di segreteria del Punto Vendita), l’incapacità del board di fornire soluzioni adeguate e reali (nel 2022 Bari e Pozzuoli sono state indicato come nuovo format Casa dell’Horeca, ma in concreto non è stata modificata neanche una virgola nel punto vendita). Un punto nodale, per il quale è stata adottata la decisione della chiusura sarebbero i costi di gestione ed in particolare i costi del fitto della struttura. Peccato che la Metro dimentica di citare che la struttura era di proprietà dell’azienda, ma la Metro ha poi deciso di vendere ad un gruppo bancario per svariati milioni di euro, per poi riaffittare la struttura, senza alcun intervento, dalla stessa banca con un canone annuale di 2,161 milioni di euro che si sono aggiunte a tutte le altre spese di gestione (dipendenti, consumabili, manutenzioni, forniture etc.) che sono rimaste pressoché invariate rispetto a quando la struttura era di proprietà.  In pratica, il board ha incassato il ricavato della vendita in sede centrale, e poi ha scaricato tutte le spese, il fitto di circa 2.2 milioni di euro annui, sul punto vendita, creando un gap che prima non esisteva. Va infine detto che nel contempo la Metro Italia ha effettuato in queste settimane due grandi investimenti ad Olbia ed in Toscana, mentre sta chiaramente dismettendo in Campania”.

Giovedì 3 ottobre a Roma ci sarà un primo incontro tra azienda e sindacati per discutere di questa decisione (che riguarda anche il punto vendita di Rimini) e cercare di trovare un’intesa tra le parti.

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