Si chiamerà anche Democratico, ma di certo a Pozzuoli è un partito che, poco democraticamente, non sopporta le critiche, specie quelle che arrivano dal proprio interno.
Anzi, le censura ufficialmente.

Come hanno appena fatto capogruppo e cinque consiglieri comunali del Pd (Gigi Manzoni, Salvatore Caiazzo, Mimmo Pennacchio, Elio Buono, Gennaro Testa e Lucio Terracciano) nei confronti del loro collega Niki Della Corte.
L’esponente cozzoliniano è accusato di “non avere né i titoli né lo spessore, più di altri, per ergersi a paladino della trasparenza e della legalità” e, per questi motivi, i sei firmatari del documento (ossia tutti i consiglieri attualmente in carica nel Pd puteolano, tranne Vincenzo Daniele: la firma di Pennacchio rappresenta il suo “ritorno all’ovile” dopo aver fatto parte della minoranza interna al partito con Daniele e Della Corte?) “prendono le distanze dalle dichiarazioni diffuse” da Della Corte “attraverso emittenti televisive locali e social network”.
Il riferimento è all’intervista (CLICCA QUI PER VEDERLA E ASCOLTARLA) concessa tre giorni fa da Della Corte all’emittente televisiva “Quarto Canale Flegreo” a proposito del rinnovo del blocco delle licenze di ristorazione nel centro storico e sul lungomare, ma anche ad un tweet dell’altro ieri (che pubblichiamo nell’immagine di copertina) con cui lo stesso Della Corte (fotografandosi con chi vi scrive) contestava l’ordinanza di Figliolia che prevede, sempre nel centro storico ed a via Napoli, il deposito ed il ritiro dei rifiuti di mattina anziché di notte.
“Il costante e sterile tentativo di differenziarsi è culminato, da ultimo, con affermazioni lesive dell’immagine, della correttezza e della trasparenza comportamentale dell’intero Consiglio Comunale –scrivono Manzoni, Caiazzo, Pennacchio, Buono, Testa e Terracciano a proposito di Della Corte– (…)
I consiglieri del Partito Democratico di Pozzuoli sono impegnati quotidianamente per garantire la massima trasparenza e correttezza nell’azione di governo della città guidata dal sindaco Figliolia che, nel merito, non ha mai derogato. Con tale spirito e con enormi sforzi ci stiamo adoperando per determinare condizioni di sviluppo del territorio dando piena attuazione al programma di governo sottoscritto da tutte le forze della coalizione e sul quale i cittadini ci hanno riposto la loro fiducia”.
Dal canto suo, Della Corte per ora preferisce non replicare. “Se ne avrò tempo e voglia, risponderò ai miei colleghi consiglieri soltanto dopo che mi sarà stato notificato questo documento”, si limita, per ora, a dire il diretto interessato.
Certo, se, come scrivono i sei consiglieri, Della Corte ha leso l’immagine del parlamentino civico, allora non si capisce per quale motivo non sia stato denunciato per diffamazione oppure espulso dal gruppo consiliare.
Ma, soprattutto, non si capisce per quale motivo, esattamente due anni fa, pur conoscendo l’indipendenza di pensiero che caratterizza Della Corte, il Pd puteolano gli stese tappeti d’oro nell’accoglierlo come new entry nel partito.
Come mai prima il buon Niki era il “cocco” di tutto lo “stato maggiore” del partito Democratico locale e adesso è da evitare come la peste?
Forse perché non avverte sudditanza psicologica nei confronti di Figliolia, e dunque ha osato violare la regola numero uno per non avere mai problemi in quella compagine politica?
(nella foto copertina, il consigliere Niki Della Corte col giornalista Danilo Pontillo nel tweet di mercoledì che ha scatenato l’ira dei fedelissimi di Figliolia)