E’ andato in pensione da cinque giorni, grazie alla benevolenza del sindaco Figliolia è stato festeggiato ed osannato manco fosse un Capo di Stato, ma ha lasciato sul groppone dei puteolani un “ricordino” (e speriamo sia l’ultimo) non da poco: 56mila euro più interessi, rivalutazione, contributi, spese legali, per un totale che, fatti due conticini volanti, potrebbe superare i 140 milioni di vecchie lire.
Soldi che, a meno di ribaltoni, il Comune dovrà pagare sull’unghia dopo aver perso una vertenza di lavoro (l’ennesima) promossa da un proprio dipendente a causa dell’operato (nel caso specifico il “non operato”) dell’ormai ex comandante dei vigili, Carlo Pubblico.
La sentenza, firmata dal giudice Mariavittoria Papa il 15 settembre e notificata a fine settimana scorsa ai diretti interessati, riguarda il contenzioso che vede opposto al Municipio il vigile urbano M.A., difeso dall’avvocato Nunzio Miletti Scamardella.
Il vigile, condannato in primo grado nel 2008 per un reato penale, a luglio di quell’anno venne sospeso in modo cautelare dal servizio e, per cinque anni, percepì, come retribuzione, soltanto l’assegno alimentare.
Scaduti i termini massimi previsto dal contratto di lavoro per la sospensione cautelare dal servizio, il vigile chiese ed ottenne la riammissione in servizio a partire dall’11 luglio 2013.
Tuttavia, in base alla determina dirigenziale 1243 dell’11 luglio 2013, il comandante dei vigili Carlo Pubblico era tenuto ad esercitare l’azione disciplinare nei confronti del dipendente seguendo gli sviluppi della sua vicenda processuale.
Lo scopo era quello di riattivare tempestivamente l’azione disciplinare che fu sospesa nel 2008, quando venne emessa la sentenza di condanna di primo grado.
Il 3 ottobre 2013, tuttavia, la Corte di Appello emette una sentenza di proscioglimento per il vigile, a causa della prescrizione del reato.
A questo punto, in base alla determina di riammissione in servizio ed anche in presenza dell’assoluzione senza formula piena per il poliziotto municipale, il comandante Pubblico aveva il dovere di riattivare tempestivamente il procedimento disciplinare.
Procedimento che Pubblico ha omesso di riattivare tempestivamente, pur essendo egli a conoscenza del fatto che il 3 ottobre si sarebbe tenuta un’udienza presso la Corte di Appello di Napoli.
Secondo il giudice Papa, con l’assoluzione per prescrizione del dipendente, la questione andava risolta dalla stessa Amministrazione che, riattivando il procedimento disciplinare, doveva valutare la condotta del dipendente in merito ai fatti che gli erano costati una condanna in primo grado.
Ma, nonostante il Comune, nella sua memoria difensiva, ha sostenuto che era ancora in tempo per riattivare il procedimento, il giudice invece ha stabilito che i termini di decadenza per la riattivazione del procedimento disciplinare sono stati lasciati scadere.
E, dunque, decadendo, di fatto, il procedimento interno del Municipio nei confronti dei lavoratore, il magistrato ha accolto la richiesta, da parte del vigile M.A., di riavere indietro tutta la parte di stipendio (escluse le indennità) che non aveva ricevuto in quei cinque anni di sospensione “cautelare” dal servizio.
Sarà mai chiesto a Carlo Pubblico di rimettere nelle casse dell’Ente i soldi che, con questa ed altre sentenze, il Comune ha dovuto (o dovrà) pagare per causa sua?
E ancora, giusto per chiarire le idee al Sindaco e a chi la pensa come lui: se Carlo Pubblico, secondo Figliolia, ha meritato quel “tributo” per il pensionamento, dovremo forse proporre la beatificazione per tutti i dipendenti che lasceranno il lavoro senza aver causato danni erariali al Municipio o senza aver firmato atti come quelli riguardanti la privatizzazione delle notifiche per le multe per infrazioni al codice della strada?
Atti che, come sottolineato non da un pinco pallino qualsiasi ma dall’assessore comunale al bilancio, equivalgono a buttare i soldi dalla finestra?