Rischia di trasformarsi in un vera e propria bomba sociale la delibera numero 183 con cui, tre giorni fa, martedì 13 dicembre, la Giunta Figliolia ha stabilito le regole per contrastare l’occupazione abusiva delle case popolari di Monterusciello e per avviare le procedure di riscatto di quegli alloggi assegnati a suo tempo con la possibilità di essere acquistati dall’inquilino.
L’Amministrazione (non tutta, in verità: l’atto, pubblicato ieri all’Albo Pretorio on line del Municipio, non porta la firma né del vicesindaco Franco Cammino né degli assessori Lydia De Simone e Alfonso Artiaco) ha infatti stabilito che da ora in poi bisognerà rispettare alla lettera le norme in materia di subentro negli alloggi di edilizia residenziale pubblica, norme stabilite dalle leggi regionali numero 1 del 2012 e numero 5 del 2013.
In sostanza, nell’assegnazione di una casa popolare possono subentrare soltanto genitori, figli, fratelli, sorelle, coniuge e convivente del legittimo assegnatario purché siano residenti da almeno due anni in quell’alloggio.
Tutti gli altri tipi di coabitazione o parentela col legittimo assegnatario non comportano alcun diritto di subentro nell’assegnazione della casa.
Per poter subentrare nell’assegnazione, bisogna inoltre essere in regola con “tutti i pagamenti dovuti al Comune” (cioè non soltanto la pigione ma anche acqua, spazzatura e quant’altro richieda il Municipio) ma soprattutto non potranno essere accettate convivenze che comportino un’occupazione di spazio superiore a 25 metri quadrati di superficie a persona: per capirci meglio, in una casa di 50 metri quadrati, rispetto al nucleo familiare originario, non potranno coabitare più di altre due persone.
Chi si trova in attesa di voltura o sanatoria, inoltre, potrà ottenere dal Comune nelle case popolari un permesso di residenza temporanea che potrà durare al massimo due anni: dopodiché, se non risulterà in regola con quanto stabilito da questa delibera, dovrà essere sgomberato.
Provvedimenti ispirati al ripristino (molto tardivo) della legalità nelle case popolari comunali di Monterusciello e Toiano (ci si chiede cosa abbiano fatto nel corso degli anni la “Romeo” e la “San Matteo”, ben pagate anche per mettere a posto tutte queste situazioni incancrenitesi col tempo e con la colpevole indifferenza di chi era preposto a vigilare…).
Provvedimenti che non mancheranno di creare polemiche (pare che i sindacati degli inquilini non siano mai stati ascoltati in merito) e prevedibili tensioni quando si dovrà passare dalle parole ai fatti nei confronti di moltissime famiglie che risiedono in quelle case grazie a rapporti di coabitazione e parentela non contemplati dalle leggi.
Vedremo cosa accadrà.
Nel frattempo, con la stessa delibera, la Giunta ha avviato anche le pratiche per autorizzare il riscatto delle case popolari originariamente assegnate con questa possibilità.
A coloro che hanno diritto di accesso a tale procedura, il Comune farà un’offerta (calcolando il prezzo di vendita secondo quanto stabilito dalla legge 560/93, ossia moltiplicazione per 100 della rendita catastale dell’immobile più riduzione fino al 20%, ossia dell’1% per ogni anno di anzianità costruttiva dell’alloggio) che l’assegnatario sarà libero di accettare o rifiutare (senza perdere lo status di inquilino) entro 60 giorni.
Dal pagamento del riscatto sarà sottratta una cifra pari a tutti i fitti pagati negli ultimi 15 anni.
Il versamento potrà avvenire in contanti con uno sconto del 10% oppure con dilazioni particolari a seconda del reddito: fino a 19.814,90 euro di reddito annuo si può pagare il riscatto col 12% di acconto e rate per 15 anni; fino a 16,984,20 euro di reddito annuo si può pagare il riscatto con l’8% di acconto e rate per 20 anni; fino a 14.153,04 euro di reddito annuo si può pagare il riscatto con il 6% di acconto e rate per 25 anni.
Per redditi annui al di sopra di 19.814,90 euro invece l’acconto non potrà essere inferiore al 30% ed il pagamento delle rate dovrà concludersi entro 15 anni.
DI SEGUITO, IL TESTO INTEGRALE DELLA DELIBERA DI GIUNTA 183 DEL 13 DICEMBRE