L’argomento è delicatissimo e doveva già essere discusso nel consiglio comunale del 12 novembre scorso. Ma in quella “caldissima” seduta (si votava il bilancio di previsione) l’opposizione, che aveva ufficialmente sollevato la questione con un’interrogazione protocollata il 15 ottobre da Tito Fenocchio e Salvatore Maione, abbandonò in blocco l’aula in aperto dissenso sul contenuto del documento di programmazione finanziaria dell’Ente e nessuno degli esponenti di maggioranza ritenne opportuno “fare propria” quell’interpellanza per avere chiarimenti su una vicenda a dir poco inquietante.
Ora, però, a quasi due mesi di distanza, Tito Fenocchio e Salvatore Maione (i due consiglieri di minoranza che avevano già chiesto di fare luce sulla situazione) tornano alla carica con una nuova interrogazione, indirizzata al sindaco Enzo Figliolia, al segretario generale Matteo Sperandeo e all’assessore all’igiene urbana Franco Cammino.
Il problema riguarda ciò che è già accaduto nella sede di via Campana della società De Vizia, cioè l’azienda che fino al termine del mese di marzo si occuperà del servizio di rimozione, trasporto e smaltimento dei rifiuti prodotti sul territorio cittadino.
Per capire di cosa si sta parlando, bisogna fare necessariamente una cronistoria di quanto finora emerso sulla vicenda in questione.
Tutto è cominciato da un esposto anonimo, indirizzato il 3 luglio dell’anno scorso alla Procura della Repubblica, al Prefetto di Napoli, al direttore generale dell’Asl Napoli 2, ai comandanti locali di tutte le forze dell’ordine (carabinieri, polizia, guardia di finanza), al sindaco puteolano e al capo della polizia municipale.
Nella denuncia si segnalava testualmente “lo scempio che ogni giorno compie la ditta De Vizia, addetta allo smaltimento dei rifiuti nel Comune di Pozzuoli, nell’autorimessa sita in via Campana di Pozzuoli. Vi rappresento e vi documento –si legge nell’esposto, a cui sono anche allegate alcune foto- che gli automezzi compattatori, di rientro ogni giorno dalla raccolta dei rifiuti riversati nei vari cassonetti del Comune, svuotano i vari rifiuti organici e quant’altro rimasto all’interno del compattatore, nella pubblica fognatura, tramite i tombini all’interno della nostra rimessa (l’uso del termine “nostra” lascia intendere che a scrivere l’esposto potrebbe essere stato un dipendente della stessa azienda, n.d.r.), con il forte e preoccupante dubbio che tutto questo venga riversato nelle acque marine e non nelle vasche a tenuta, come asseriscono i nostri responsabili. Dubbio che proviene direttamente dalle docce addette al personale, dalle cui tubature e dallo scarico fuoriescono numerosi. Si prega di accertare con la massima urgenza quanto riferito, prima che il nostro paesaggio sia fortemente compromesso”.
Una denuncia dal contenuto gravissimo.
Cosicchè scattano i controlli e per tre giorni consecutivi, dal 6 all’8 agosto, nella sede della “De Vizia” di via Campana si recano Asl, Comune e vigili urbani.
Il sopralluogo si conclude con due sigilli, uno sulle attrezzature adibite al taglio e alla saldatura e un altro sul pozzo di emungimento.
Nel verbale relativo a questi sequestri, si legge che ai rappresentanti della De Vizia venivano chieste “le autorizzazioni di rito per lo smaltimento dei reflui prodotti dall’attività produttiva/industriale”, ma che gli stessi rappresentanti della De Vizia “comunicavano l’impossibilità di presentare le autorizzazioni richieste”, che “la zona di interesse, ovvero via Campana, non ha rete fognaria e nel caso di specie, in virtù del decreto legislativo 152/06 nonché del regolamento fognario della città di Pozzuoli, le autorizzazioni di rito previste dal medesimo decreto legislativo dovevano essere esercitate e prodotte da Enti Sovracomunali di cui Provincia di Napoli, Arpac e Regione Campania in riguardo agli emungimenti di acqua in falda idrica” e si diffidava la stessa De Vizia a mettersi in regola entro 30 giorni e “quindi a richiedere agli enti competenti le autorizzazioni di rito per gli impianti già esistenti e quelli da realizzare in conformità del decreto legislativo 152/06 e successive modifiche e integrazioni per la raccolta e lo smaltimento dei reflui fognari”.
Veniva poi accertata e sanzionata la mancanza di “autorizzazione delle vasche di raccolta delle acque reflue”, la mancanza di “autorizzazione regionale per le attrezzature per saldature”, la mancanza dell’autorizzazione “del pozzo di emungimento” e lo stazionamento non autorizzato di un rimorchio con rifiuti depositati all’interno.
Il giorno successivo, il 9 agosto, uno dei firmatari di quel sopralluogo conclusosi con i due sigilli, ossia la dottoressa Franca Amoroso (dirigente medico del Settore Ambiente del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl), scriveva ben tre lettere.
Nella prima lettera, indirizzata al sindaco Figliolia, la dirigente dell’azienda sanitaria locale chiedeva al Capo dell’Amministrazione di sospendere l’attività della De Vizia fino a quando all’Asl non fossero pervenute alcune specifiche documentazioni, ossia: “autorizzazione o comunicazione all’esercizio dell’attività rilasciata dalle autorità competenti; relazione redatta da tecnico abilitato relativa al ciclo produttivo effettuato dalla ditta; certificato di prevenzione incendi; relazione tecnica asseverata sulle modalità di smaltimento delle acque di pioggia, di lavaggio dei piazzali, dei reflui prodotti dal lavaggio degli automezzi e delle acque domestiche con relativa planimetria del percorso fognario interno all’azienda e dimensionamento delle vasche di raccolta dei reflui; relazione tecnica sulle modalità di smaltimento delle diverse tipologie di reflui prodotti ad oggi dalla ditta e relativi formulari di identificazione dei rifiuti, in considerazione del fatto che il responsabile del Ciclo Integrato delle Acque ha dichiarato che la zona non è servita da pubblica fognatura; autorizzazione della vasca a perfetta tenuta e del pozzo di emungimento delle acque di falda; autorizzazione all’attività di autolavaggio e autofficina; autorizzazione comunale all’attività di trasbordo rifiuti specificandone la motivazione così come dettato dal decreto legislativo 152/2006 articolo 193 comma 11 e 12”.
Nello stesso giorno, la dottoressa Amoroso scriveva anche al dipartimento provinciale dell’Arpac (chiedendo di “voler effettuare un campionamento di acqua di falda presso la ditta De Vizia in Campana 226 al fine di verificare se i parametri rientrano nei limiti di accettabilità di cui alla parte IV titolo V allegato 5 tabella 2 del decreto legislativo 152/2006” e spiegando che “il pozzo di emungimento all’interno dell’azienda è stato posto sotto sequestro in quanto privo di titoli autorizzativi”) e anche all’Asub (società partecipata della Provincia che si occupa anche di ambiente) per informare dell’esistenza di quel “pozzo di emungimento di acqua di falda privo di titoli autorizzativi”.
Dopo un mese, il 4 settembre, dal Comune inoltravano al servizio igiene pubblica del distretto 35 dell’Asl la richiesta di parere igienico-sanitario appena inviata dal titolare della “De Vizia” “per l’attività di raccolta e trasporto rifiuti urbani ed assimilati nei locali di via Campana 226”.
Fino ad allora, dunque la società in questione non era in possesso nemmeno di questa fondamentale documentazione.
Non solo: nel rispondere all’invito fatto il 9 agosto dall’Asl al sindaco Figliolia di sospendere l’intera attività della De Vizia per la mancanza di tutte quelle autorizzazioni, soltanto il 10 settembre (cioè dopo ben 32 giorni dalla lettera inviata al Capo dell’Amministrazione dal dirigente del settore ambiente del Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Locale), il dirigente comunale dell’area attività e sviluppo economico, Matteo Sperandeo, ordinava alla De Vizia di sospendere esclusivamente le attività artigianali effettuate nella sede di via Campana 226, ossia gli interventi di officina meccanica e di autolavaggio dei compattatori, per i quali, peraltro, la società “non risulta aver presentato alcuna Scia”, ossia la Segnalazione Certificata di Inizio Attività.
Lo stesso dirigente Sperandeo invitava la “De Vizia” a presentare tutte le documentazioni indicate dall’Asl nella lettera inviata il 9 agosto a Figliolia.
Cosa è successo dal 10 settembre ad oggi?
Se lo chiedono Fenocchio e Maione nell’interpellanza che dovrà essere discussa in uno dei prossimi consigli comunali.
Ecco il testo integrale dell’interrogazione protocollata martedì 29 gennaio.
“Premesso che qualsiasi tipo di attività artigianale, industriale e commerciale abbisogna per il proprio esercizio di tutta una serie di autorizzazioni comunali, regionali, ambientali ed altro; che la società De Vizia Transfer s.p.a. svolge attività industriale complessa di gestione automezzi per la raccolta e trasporto di rifiuti solidi e urbani da vari anni e attività di officina meccanica e autolavaggio, tutto questo nell’area sita nel comune di Pozzuoli in via Campana numero 226; che nei mesi scorsi a seguito di una denuncia anonima sono stati effettuati controlli da parte delle Autorità competenti che hanno evidenziato la mancanza delle autorizzazioni di rito per lo smaltimento dei reflui prodotti dall’attività industriale e in particolare, visto che la zona di via Campana non ha rete fognaria, e nel caso di specie in virtù del decreto legislativo 152/06, le autorizzazioni di rito del medesimo decreto legislativo dovevano essere esercitate e prodotte da enti sovracomunali – Provincia di Napoli, Arpac e Regione Campania– in riguardo agli emungimenti di acqua in falda idrica. Veniva poi accertata e sanzionata la mancanza di autorizzazione delle vasche delle acque reflue, la mancanza di autorizzazione regionale per le attrezzature per saldature, la mancanza dell’autorizzazione del pozzo di emungimento e lo stazionamento non autorizzato di un rimorchio con rifiuti depositati all’interno. Nei giorni successivi, le Autorità competenti scrivono al sindaco Figliolia di sospendere l’attività della De Vizia fino a quando all’Asl non perverranno le seguenti documentazioni: autorizzazione o comunicazione all’esercizio dell’attività rilasciata dalle autorità competenti; relazione tecnica asseverata sulle modalità di smaltimento delle acque di pioggia, di lavaggio dei piazzali, dei reflui prodotti dal lavaggio degli automezzi e delle acque domestiche con relativa planimetria del percorso fognario interno all’azienda e dimensionamento delle vasche di raccolta dei reflui; relazione tecnica sulle modalità di smaltimento delle diverse tipologie di reflui prodotti ad oggi dalla ditta e relativi formulari di identificazione dei rifiuti, in considerazione del fatto che il responsabile del Ciclo Integrato delle Acque ha dichiarato che la zona non è servita da pubblica fognatura; autorizzazione della vasca a perfetta tenuta e del pozzo di emungimento delle acque di falda; autorizzazione all’attività di autolavaggio e autofficina; autorizzazione comunale all’attività di trasbordo rifiuti specificandone la motivazione così come dettato dal decreto legislativo 152/2006 articolo 193 comma 11 e 12. Ancora, le Autorità competenti scrivevano all’Arpac chiedendo di volere effettuare un campionamento di acqua di falda presso la ditta De Vizia al fine di verificare se i parametri rientrano nei limiti di accettabilità di cui alla parte IV, titolo V, allegato 5 tabella 2 del decreto legislativo 152/2006 e spiegando che il pozzo di emungimento all’interno dell’azienda è stato posto sotto sequestro in quanto privo di titolo autorizzativo. Ancora all’Asub per informare dell’esistenza di quel pozzo di emungimento di acqua di falda privo di titoli autorizzativi; che il 10 settembre, dopo più di un mese dalla richiesta delle Autorità competenti di sospendere l’attività della società De Vizia Transfer, il dirigente comunale dell’area attività e sviluppo economico ordina alla De Vizia di sospendere solo le attività artigianali effettuate nelle sede di via Campana 226, ossia gli interventi di officina meccanica e di autolavaggio dei compattatori; che in data 20 dicembre 2012 è stata presentata un’interrogazione parlamentare a firma degli onorevoli Alessandro Naccarato e Margherita Niotto del gruppo Pd in cui fanno rilevare che a carico degli amministratori della De Vizia Transfer risultano precedenti di Polizia per inquinamento delle acque; che l’appalto alla De Vizia Transfer scade il 30/3/2013; che ad oggi non è stato deliberato nessun bando di gara, si interroga per conoscere: se l’Amministrazione comunale ha acquisito le risposte in merito alle richieste fatte dalle Autorità competenti all’Arpac e all’Asub; se, ad oggi in assenza delle autorizzazioni richieste, è possibile ancora consentire lo svolgimento delle attività industriali alla De Vizia Transfer nel sito di via Campana, e per quali motivi non si è proceduto alla sospensione di tutte le attività e non solo di quelle artigianali; se l’Amministrazione comunale, visti i tempi ormai ristretti, intende prorogare ancora una volta il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, alla De Vizia Transfer s.p.a.”.
Tocca dunque all’Amministrazione dare una risposta a queste domande.
E l’auspicio di tutti è che sia una risposta tranquillizzante, visto che un eventuale inquinamento di falde acquifere rappresenterebbe un enorme danno per la salute pubblica.
E non vogliamo nemmeno lontanamente immaginare che a macchiarsi di un ipotetico reato ambientale possa essere stato addirittura chi è pagato dalla collettività per tenere tutti i giorni la città pulita.
(da “Il Corriere Flegreo” del 2 febbraio 2013)