sabato, Novembre 2, 2024
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Cimitero: ecco perché abbiamo rischiato di morire folgorati

Da ormai un mese, le lampadine di 12mila tombe al cimitero di via Luciano, sono spente per “urgenti lavori di riparazione” all’impianto elettrico della struttura.

Ne abbiamo già scritto al momento in cui il Comune si è accorto della situazione, emersa durante i lavori di potatura di alcuni alberi, ma già segnalata inutilmente mesi addietro dalla direzione del camposanto all’Amministrazione.

Adesso però siamo in grado di descrivervi esattamente che cosa ha causato il distacco della corrente a questa enorme quantità di nicchie e interri e cosa hanno rischiato tutti i visitatori dei propri cari trapassati nell’Aldilà.

Un “racconto” contenuto nella determina dirigenziale (la numero 3 del 3 gennaio scorso) con cui la direzione lavori pubblici del Municipio affida (per una cifra complessiva di 46.360 euro) l’intervento di messa in sicurezza alla ditta (“Mi.A. Impianti Tecnologici”) che già si occupa di manutenere gli impianti elettrici di tutti gli edifici comunali.

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DETERMINA DIRIGENZIALE SUI LAVORI ALL’IMPIANTO ELETTRICO DEL CIMITERO

“L’impianto che energizza le lampade votive della parte storica, la più grande del cimitero – si legge nell’atto – si presenta in pessimo stato di conservazione e a rischio per gli utenti, per le seguenti motivazioni: manca la protezione a monte da corto circuito; il cavo, lungo il suo percorso, cambia colore e dimensione, attraversa un corridoio situato dietro alcune strutture cimiteriali, i cui accessi sono stati murati dalle costruzioni recenti; la posa dei cavi nello scavo risulta essere troppo superficiale, difatti i chiusini che coprono i punti di ispezione, si presentano di spessore tale da comprimere le condutture sottoposte, le quali terminano il loro cammino in un pozzetto situato sotto l’arco di accesso, che i vari fruitori utilizzano per entrare nella parte nuova del cimitero”.

E ancora: “gli armadi di trasformazione, dove giungono i predetti cavi, risultano quasi tutti aperti, riscontrando pertanto rischio di folgorazione; i quadri elettrici contenuti negli armadi risultano essere privi di protezione dai contatti diretti, i dispositivi ivi inseriti nella maggioranza dei casi risultano essere obsoleti e di scarsa affidabilità; i cavi dei circuiti a bassissima tensione che fuoriescono dagli armadi per alimentare le lampade votive, spesso non risultano avere la guaina e l’isolamento necessario per la posa interrata, necessaria non tanto ai fini della sicurezza, quanto per garantire la funzionalità nel tempo del collegamento; inoltre, vi è ancora il problema di inciampo, dovuto alla precarietà degli allacci elettrici terminali, realizzati in maniera disordinata e impropria (…).

Una relazione da far accapponare la pelle e che si conclude con l’elenco dei lavori da eseguire, e cioè, nello specifico: “realizzazione delle protezioni magnetotermiche–differenziali a monte dei tre impianti descritti; chiusura di tutti gli armadi di trasformazione, rendendoli inaccessibili agli utenti; realizzazione di una struttura in materiale isolante per proteggere il quadro elettrico principale dell’area nuova; revisione ed eventualmente sostituzione della montante che alimenta l’illuminazione votiva dell’area storica del cimitero; realizzazione di un quadro elettrico di distribuzione dove termina la montante principale, con vari dispositivi di protezione, uno per ogni linea di alimentazione degli armadi di trasformazione; rimozione dello spessore aggiuntivo sottostante i chiusini, che comprimono i cavi; verifica della tipologia dei trasformatori e sostituire quelli non idonei”.

I lavori in questione (affidati ad una ditta privata perché, come si legge sempre nella determina, “l’Amministrazione non ha una squadra di operai specializzati per effettuare tali interventi”) sono già iniziati e dovrebbero terminare non prima di un mese.

Ma c’è da chiedersi (e lo chiediamo a dirigenti, funzionari, politici) come mai si sia arrivati a questo punto, chi avrebbe dovuto provvedere, perché non lo ha fatto e se pagherà per aver messo a rischio la vita di migliaia di persone.

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