giovedì, Aprile 18, 2024
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“Clienti in fuga per colpa di una calunnia”: l’incredibile caso del Conad a via Napoli

Di vicende paradossali, in questo periodo di impazzimento generale, ne abbiamo scritte tante. Ma ce n’è una che probabilmente supera per distacco tutte le altre. E arriva dal lungomare puteolano, dove il supermercato Conad  rischia di chiudere per una ragione davvero singolare.

A raccontarcela è il suo titolare, Pino Testa (nella foto): “Da martedì scorso, il giorno della riapertura dopo le festività pasquali, mi sono accorto che il flusso di clientela era praticamente dimezzato – ci spiega – Un calo troppo brusco, che non era giustificabile nemmeno dal fatto che non abbiamo aderito  alla convenzione col Comune per il buono spesa. E infatti poi ho capito il perché. Qualcuno ha  infatti cominciato a spiegarmi  e  a farmi leggere una catena di messaggi che circolavano ormai da qualche giorno su Whatsapp e su Facebook. In pratica ci si accusava di continuare a stare aperti nonostante la presenza di due contagiati: io e Salvatore Testa, il mio collaboratore addetto alla consegna domiciliare delle spese. Una bugia colossale, che non so come sia potuta saltar fuori e da chi.  Quando ti capitano cose del genere – prosegue Pino – non solo ci resti di stucco ma ti senti indifeso, non sai come reagire. Perché, diciamoci la verità, anche se fai una denuncia contro ignoti, quante probabilità esistono di risalire al colpevole di una bugia diventata virale sui social?”.

La fortuna di Pino e Salvatore, se così vogliamo chiamarla (perché almeno ha consentito di appurare la verità), è che qualcuno ha addirittura allertato le forze dell’ordine per effettuare un controllo su queste voci.

L’arrivo dei carabinieri al Conad del corso Umberto

“L’altro ieri mattina si sono presentati i carabinieri nel mio negozio – prosegue il titolare del Conad – Mi hanno spiegato di aver ricevuto sei telefonate, tutte dello stesso tenore, sul nostro conto. E hanno chiesto a me e Salvatore di elencare, oltre alle nostre generalità, anche quelle dei nostri familiari per verificare se ci fossero tra di noi persone in quarantena. In pochi minuti hanno accertato ciò che in realtà noi già sapevamo e che stiamo cercando di far sapere a chiunque, e cioè che non c’è nessun motivo sanitario che impedisca a me e Salvatore di poter uscire di casa e lavorare, non siamo in quarantena e non lo sono i parenti con cui viviamo.

Una realtà che però, sia pur sbandierata ai quattro venti, finora non è servita ad eliminare un pregiudizio che rischia di mettere in ginocchio un’attività commerciale e crea anche situazioni piuttosto imbarazzanti.

C’è gente che mi guarda male, mi scansa come fossi un appestato – confessa Salvatore Testa (nella foto), l’addetto alla consegna delle spese a domicilio – E’ una cosa mortificante, specie per il fatto che sono io quello a rischiare la salute per il lavoro che sto facendo, pur con tutte le precauzioni possibili. Qualcuno mi ha chiesto anche conto dello stato di salute della mia ex moglie, che lavora come infermiera in ospedale a Pozzuoli e che però è regolarmente in servizio ed è risultata negativa al tampone, ma comunque non vive più con me. Dover raccontare i fatti miei e continuare comunque ad avvertire un clima di diffidenza nei miei confronti è davvero umiliante…”.

“Io non so chi possa essere stato a mettere in giro calunnie del genere – conclude Pino, il proprietario del supermercato- So però che nelle ultime settimane ho personalmente redarguito molte persone che, pur di uscire, vengono a fare la spesa più volte al giorno mettendo a repentaglio la salute di tutti. E non vorrei che qualcuno si fosse vendicato con questa cattiveria…”.

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