Coronavirus, altolà degli scienziati a Comuni e Asl: “Sanificare le strade è inutile e dannoso”

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Comuni e aziende sanitarie lo stanno facendoa furor di popolo, i cittadini ne chiedono conto e spesso polemizzano anche con chi li governa quando ritengono di non aver ricevuto il servizio.

Tanto chealcuni sindaci,come il nostro Enzo Figliolia, per spegnere ogni polemica,pubblicano sulla propria pagina Facebook immagini a riprova del lavoro effettuato  in ogni zona della rispettiva città di competenza.

Stiamo parlando degli interventi disanificazione delle strade, effettuati dalle istituzioni nella convinzione (in perfetta buona fede, ci mancherebbe altro!) che siano necessari per prevenire la diffusione del contagio da coronavirus.

Operazioni che, come peraltro si può facilmente immaginare, comportanoun notevole dispendio di energie lavorative(a Pozzuoli, solo per fare l’esempio a noi più vicino, questi mezzi sono “scortati” dai vigili urbani durante tutta la notte)e anche di denaro pubblico(visto che le aziende specializzate nel settore devono essere, giustamente e adeguatamente, remunerate per questa attività).

La comunità scientifica italiana e internazionale è tuttavia nettamente contraria a queste procedure, ritenute addirittura  superflue e potenzialmente dannose per la salute pubblica.

Già se si va a consultare ilportale del Ministero della Salutededicato alCovid-19,si legge chiaramente come stanno realmente le cose, e cioè che“non ci sono evidenze che le superfici calpestabili siano coinvolte nelle trasmissione del virus”e che, piuttosto“l’uso di ipoclorito di sodio potrebbe portare ad un aumento delle sostanze pericolose nell’ambiente”, al punto da restare“consigliata l’ordinaria pulizia delle strade con saponi/detergenti convenzionali”.

A leggere con attenzione questo documento, si comprende come non ci siaalcuna tesi scientifica a supporto della sanificazione di spazi pubblici all’aperto per l’emergenza da Covid-19, ma che, invece, una delle modalità di contagio da coronavirus (la trasmissione dell’infezione attraverso il contatto con superfici oppure oggetti contaminati) dovrebbe suggerire alle istituzioni una destinazione diversa di queste sanificazioni, che dunque bisognerebbe dirottare su ambienti chiusi con presenza umana (come uffici pubblici, banche e poste) ed anche aree dove le attività all’aperto sono luoghi di forte presenza di cittadini.

In sostanza,la sanificazione andrebbe fatta in qualsiasi luogo, anche privato, in cui più cittadini possano toccare con le mani la stessa superficie, come gli androni dei palazzi (si pensi ai corrimano e alle pareti), le attività commerciali o professionali ancora aperte.

Terranno conto di queste raccomandazioni/indicazioni i nostri amministratori oppuresi continuerà a sanificare prevalentemente dove il Covid è innocuo per l’uomo?