Sono stati puniti in ritardo rispetto ai termini di legge e dunque dovranno vedersi restituiti gli stipendi ed i contributi tolti a suo tempo.
Inoltre, chi li aveva sanzionati dovrà pagare le spese di giudizio, pari a 3.000 euro più iva, contributi ed altro.
E’ la cronaca dell’ennesima disfatta legale per il Comune di Pozzuoli.
Ancora una volta protagonista il Corpo dei Vigili Urbani, in cui le sortite disciplinari caldeggiate dal comandante Carlo Pubblico continuano a produrre effetti nefasti per le casse municipali senza che nessuno chieda il conto a chi, carte alla mano, è responsabile di questi (ormai pressoché sistematici) danni erariali.
A vincere la causa sono stati il poliziotto municipale Rosario Bevivino (assistente capo e delegato sindacale Uil) e l’ex casco bianco Giuseppe Pirone (maresciallo ordinario che nel frattempo ha chiesto ed ottenuto di essere “scorporato” e trasferito ad altro incarico).
La vicenda, che i lettori più assidui di Pozzuoli21 ricorderanno bene, nasce l’8 novembre di tre anni fa, quando, nei locali del Cral dei vigili, si tiene un’accesa assemblea sindacale, organizzata da Cisl e Uil (erano presenti infatti i rispettivi segretari territoriali Giovanni Capuano e Giuseppe Migliaccio) per contestare le decisioni, la gestione e l’organizzazione del lavoro del comandante Carlo Pubblico all’interno del Corpo.
In quella occasione, i due vigili esternano ufficialmente tutto il proprio malumore.

Giuseppe Pirone dice: “Non possiamo più lavorare con la spada di Damocle sulla testa, con un comandante in borghese che per strada ci fotografa di nascosto mentre siamo in servizio. Se deve rimanere un altro anno in carica, ci stia in modo da non farci cadere malati. Non è possibile che, prima di usare il fischietto o redigere un verbale, io mi debba guardare attorno per vedere se sto facendo bene!”.

Rosario Bevivino incalza sostenendo che: “La misura è colma. Con questo comandante si finisce in commissione disciplina prima ancora di ascoltare eventuali denuncianti. Se può ricoprire questo incarico lui, allora possono ricoprirlo tutti, visto che non ha competenza nella materia e non ha mai fatto il vigile urbano se non tanti anni fa per pochissimo tempo in una Pozzuoli che era molto diversa da quella di oggi. Se il sindaco Figliolia dice che la polizia municipale è un servizio prioritario per la città, non può presentarci un comandante del genere. Eppure noi gli abbiamo dato la massima disponibilità, ma siamo stati ripagati con la seguente moneta: alla prima che si sente, se ci va bene siamo sottoposti a procedimenti disciplinari, altrimenti veniamo denunciati in Procura. Ci stanno massacrando. Non abbiamo più la serenità che ci è dovuta. Se loro esasperano noi, noi inevitabilmente esasperiamo i cittadini, che si scagliano contro di noi, mettendo a rischio la nostra incolumità. Poi, vogliono i vigili per strada e fanno scadere i verbali. E poi, troppo spesso, manca un’analisi dei rischi a cui siamo sottoposti: non si può mandare una pattuglia in strade dove ci sono decine di parcheggiatori abusivi, così come, in forza di un decreto ministeriale, tutti i vigili che non sono armati dovrebbero rifiutarsi di fare i turni di notte”.

A carico di entrambi, il comandante dei vigili Carlo Pubblico, il 15 novembre 2013 per Pirone e tre giorni dopo per Bevivino, chiede al segretario generale, Matteo Sperandeo, di aprire un procedimento disciplinare, ritenendo che Pirone e Bevivino avrebbero “espresso valutazioni offensive, denigratorie e diffamanti” nei suoi confronti “così ledendo l’onore, la professionalità ed il prestigio del Corpo”.

Il procedimento viene aperto il 27 novembre e concluso a maggio dell’anno successivo: il 6 maggio 2014, a Bevivino viene notificata da Sperandeo la sospensione dal servizio e dallo stipendio per 90 giorni a partire dal 12 maggio 2014; il 7 maggio 2014, a Pirone viene notificata la sospensione dal servizio e dallo stipendio per 95 giorni a partire dal 12 maggio 2014.
Il 2 ottobre 2014, i due vigili impugnano le sanzioni e ricorrono al Tribunale del Lavoro.
E, tre giorni fa, mercoledì 18 maggio, con la sentenza numero 4390, il giudice Aquilina Picciocchi ha dato ragione a Bevivino e Pirone disponendo l’annullamento dei provvedimenti a loro carico e la restituzione del “maltolto” in termini di salario e “marche”.
Il motivo? Non è nel merito delle cose dette durante l’assemblea sindacale, ma nel metodo adottato per infliggere la “punizione” ai due vigili.
Esiste infatti, a norma di legge (articolo 55 bis 4°comma del decreto legislativo 151/2001) un termine massimo di 120 giorni (che partono “dalla data di prima acquisizione della notizia dell’infrazione”) per concludere un procedimento disciplinare come quello instaurato a carico di Bevivino e Pirone.
E’ dunque bastata una semplice calcolatrice per stabilire che la notifica delle sanzioni ai due vigili, effettuata tra il 6 ed il 7 maggio 2014, è avvenuta dopo sei mesi (anziché entro i quattro mesi stabiliti per legge) dalla “notizia dell’infrazione”.
“Notizia dell’infrazione” che il giudice Piciocchi ha ritenuto acquisita tra i giorni 8 e 9 novembre 2013, quando, come si legge in sentenza, il comandante dei vigili, rilasciando, in una intervista pubblicata dal quotidiano “Il Mattino” il giorno 9 novembre 2013, dichiarazioni relative proprio all’assemblea sindacale dell’8 novembre, dimostrò di avere “piena conoscenza di fatti rilevanti dal punto di vista disciplinare”.
Tre mesi di stipendio ciascuno più contributi ai due vigili più le spese legali ammontano ad una cifra che, presumibilmente, dovrebbe oscillare tra i 20 mila ed i 30 mila euro.
Tutto ciò senza contare il rischio di cause per risarcimento danni morali che Bevivino e Pirone pure avrebbero diritto ad intentare nei confronti del Comune, giacchè le pesantissime sanzioni a cui sono stati sottoposti hanno causato discredito alla loro immagine e presumibili gravi disagi economici.
Chi deve pagare per tutto ciò?
Dobbiamo pagare noi cittadini che non c’entriamo niente in questo contenzioso oppure deve pagare chi ha sbagliato la tempistica della sanzione?
Corte dei Conti, se ci sei, batti un colpo!
(nella foto di copertina, da sinistra l’ex maresciallo Giuseppe Pirone e l’assistente capo Rosario Bevivino)