Il caso, scoppiato come una bomba, sta già facendo il giro delle segreterie sindacali di tutta Italia. Un caso destinato a fare molto rumore giacchè pare si tratti del primo episodio del genere all’interno del pubblico impiego. E’ successo nel regno del possibile e dell’impossibile, ossia il Comune di Pozzuoli, dove due vigili urbani, Peppe Pirone e Rosario Bevivino (quest’ultimo delegato Uil della polizia municipale) ieri hanno ricevuto il verdetto della commissione di disciplina su un addebito che li riguardava. E, stupefatti, hanno scoperto di essere stati sospesi dal lavoro e dallo stipendio per ben tre mesi: cioè potranno reindossare la divisa e guadagnare il salario solo a partire da metà agosto.
Il provvedimento, firmato dal segretario generale Matteo Sperandeo e caldeggiato dal comandante dei vigili Carlo Pubblico (pare che i due agenti abbiano rischiato perfino il licenziamento in tronco per giusta causa…) è relativo agli interventi che Pirone e Bevivino (nel mirino dei “censori” c’è anche il loro collega Antonio Terracciano, che sarà giudicato nei prossimi giorni) fecero durante un’assemblea sindacale convocata presso la sede del Cral dei vigili l’8 novembre scorso.
Un’assemblea molto accesa, organizzata da Cisl e Uil (erano presenti infatti i rispettivi segretari territoriali Giovanni Capuano e Giuseppe Migliaccio) per contestare le decisioni, la gestione e l’organizzazione del lavoro del comandante Carlo Pubblico (nella foto grande in alto) all’interno del Corpo. http://www.pozzuoli21.it/50-vigili-e-2-sindacati-accusano-carlo-pubblico/
Pirone paga per aver detto testualmente: “Non possiamo più lavorare con la spada di Damocle sulla testa, con un comandante in borghese che per strada ci fotografa di nascosto mentre siamo in servizio. Se deve rimanere un altro anno in carica, ci stia in modo da non farci cadere malati. Non è possibile che, prima di usare il fischietto o redigere un verbale, io mi debba guardare attorno per vedere se sto facendo bene!”. Nemmeno Bevivino, nella sua veste di rappresentanti dei lavoratori, ebbe peli sulla lingua: “La misura è colma – esordì il delegato Rsu della Uil- Con questo comandante si finisce in commissione disciplina prima ancora di ascoltare eventuali denuncianti. Se può ricoprire questo incarico lui, allora possono ricoprirlo tutti, visto che non ha competenza nella materia e non ha mai fatto il vigile urbano se non tanti anni fa per pochissimo tempo in una Pozzuoli che era molto diversa da quella di oggi. Se il sindaco Figliolia dice che la polizia municipale è un servizio prioritario per la città, non può presentarci un comandante del genere. Eppure noi gli abbiamo dato la massima disponibilità, ma siamo stati ripagati con la seguente moneta: alla prima che si sente, se ci va bene siamo sottoposti a procedimenti disciplinari, altrimenti veniamo denunciati in Procura. Ci stanno massacrando. Non abbiamo più la serenità che ci è dovuta. Se loro esasperano noi, noi inevitabilmente esasperiamo i cittadini, che si scagliano contro di noi, mettendo a rischio la nostra incolumità. Poi, vogliono i vigili per strada e fanno scadere i verbali (si vocifera che gli importi di oltre 3.000 contravvenzioni non possano essere più riscossi per decorrenza dei termini, con gravissimo danno per le casse comunali, n.d.r.). E poi, troppo spesso, manca un’analisi dei rischi a cui siamo sottoposti: non si può mandare una pattuglia in strade dove ci sono decine di parcheggiatori abusivi, così come, in forza di un decreto ministeriale, tutti i vigili che non sono armati dovrebbero rifiutarsi di fare i turni di notte”.
Secondo il segretario generale Matteo Sperandeo, queste frasi sono lesive della reputazione del comandante dei vigili. Ma, soprattutto, come si legge nelle motivazioni del provvedimento, “tale comportamento ha determinato una condizione di oggettivo pregiudizio per l’Ente sotto il profilo della scarsa incidenza che le azioni e l’attività di polizia locale potrà avere nel futuro rispetto a comportamenti della popolazione e della collettività, che si sentiranno quasi legittimati a non rispettare la legge e i regolamenti, stante una direzione del Corpo di Polizia Municipale poco professionale e poco competente”.
Insomma, secondo la commissione di disciplina, le frasi dei due vigili avrebbero rischiato di “sopprimere” il sentimento di “amore” che la città ha nei confronti dei caschi bianchi, notoriamente “adorati” da chiunque a Pozzuoli…
La mia opinione personale è che nelle dichiarazioni che hanno portato ai severissimi provvedimenti a carico di Pirone e Bevivino non ci sia assolutamente nulla di diffamatorio.
Ma soprattutto non so come il firmatario (Matteo Sperandeo) e il promotore (Carlo Pubblico) di questa azione disciplinare riescano a stare in pace con la propria coscienza nel pensare che, con il loro aver voluto “mostrare i muscoli”, hanno sottratto a due famiglie tre stipendi consecutivi, specie in tempi di crisi come questo e a fronte di situazioni personali che almeno uno dei due dirigenti dovrebbe ben conoscere.
Per non parlare poi del particolarissimo contesto in cui tutto ciò è avvenuto.
“E’ un provvedimento di una gravità inaudita che il mio sindacato e la Uil impugneranno davanti al giudice del lavoro difendendo questi due malcapitati lavoratori da un’accusa che, a meno di fenomeni imponderabili, si scioglierà come neve al sole – tuona Giovanni Capuano, capodipartimento autonomie locali della Cisl per l’area Napoli Nord – A parte il fatto che in quell’assemblea sindacale, a cui ero presente, nessuno ha offeso chicchessia, c’è una cosa incredibile che rende questo episodio unico nel suo genere a quanto io ricordi. Il fatto è che non si puo’ applicare il codice di disciplina per interventi resi all’interno di un’assemblea sindacale, per il semplice motivo che durante un’assemblea sindacale il lavoratore che vi partecipa non è in servizio. In questo caso, dunque, se qualcuno avesse ravvisato offese, avrebbe dovuto procedere penalmente su querela di parte, ma non con sanzioni interne. Ciò premesso, siamo di fronte ad un gravissimo attacco all’agibilità sindacale e alla democrazia. Una cosa del genere non avviene in nessuna parte d’Italia. Con questo provvedimento a carico di due lavoratori, uno dei quali delegato sindacale per le parole dette nell’esercizio delle sue funzioni, il Comune di Pozzuoli sta lanciando il seguente messaggio ai suoi dipendenti: state attenti a quello che dite e a quello che fate altrimenti sarete puniti come questi due vostri colleghi. Immaginatevi, con un precedente del genere, quanti lavoratori saranno disposti a prendere parte e a intervenire alle prossime assemblee sindacali sui luoghi di lavoro. Voglio augurarmi che, di fronte ad atti di tale gravità, si ricompatti anche il fronte sindacale al Comune di Pozzuoli e che dunque pure la Cgil prenda una posizione netta e chiara di condanna rispetto ad un provvedimento del genere. Infine, voglio lanciare un appello al sindaco Figliolia, che ha anche la delega ai vigili urbani. Mi auguro che non continui a restare fuori da questa situazione. Lui è il capo dell’Amministrazione, deve essere al di sopra delle parti, ma dall’alto della sua posizione non può e non deve consentire un attacco del genere alle organizzazioni sindacali e al movimento dei lavoratori. Figliolia a mio parere è già in ritardo: sarebbe già dovuto intervenire a dirimere la questione evitando che fosse incardinato un procedimento disciplinare in questo modo…”.
Più sintetico ma non meno duro il commento di Giuseppe Migliaccio, segretario territoriale Uil per l’area Napoli Nord.
“Dire che sono indignato è poco! In trent’anni di attività sindacale non ho mai visto una cosa del genere – tuona – Qui è in gioco non solo il ruolo del sindacato ma lo statuto dei lavoratori e il rispetto della contrattazione collettiva, tanto è vero che di questa situazione è stata già informata la segreteria regionale della mia organizzazione, che a sua volta provvederà a renderla nota alla confederazione nazionale. Promuoveremo due azioni davanti al giudice del lavoro: una per difendere i vigili e un’altra per denunciare l’Amministrazione Comunale per comportamento antisindacale. E vedremo chi avrà ragione…”.
La domanda sorge spontanea: se, per ordine del giudice, i due lavoratori fossero reintegrati in servizio con tutta la retribuzione dovuta…e se quindi fosse annullato questo provvedimento disciplinare, quanti mesi di stipendio dovremmo chiedere di far togliere ai due dirigenti “protagonisti” di questa vicenda accusandoli di non saper fare bene il proprio lavoro?
Il tempo è galantuomo e darà una risposta a tutto…