lunedì, Dicembre 9, 2024
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“Devo far commemorare mio figlio in un’altra città?”

“Con generoso slancio e grande determinazione, nonostante il manifesto pericolo per la propria incolumità, nel fronteggiare due malviventi che, armi in pugno, entravano in un locale pubblico con l’intento di compiere una rapina, veniva mortalmente attinto  da colpi di arma da fuoco. Chiara testimonianza di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio”.

Quello che avete appena letto è il testo delle motivazioni con cui, il 17 aprile dell’anno scorso, il Capo dello Stato ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria di Giuseppe Minopoli.

“Pino”, guardia giurata residente a Monterusciello, aveva 37 anni quando, il 6 settembre 2008, è stato ammazzato all’interno di una pizzeria del quartiere.

Ha pagato con la vita il tentativo di sventare una rapina ai danni di quel locale: al minimo accenno di reazione, i banditi (che ancora devono essere individuati dagli investigatori) lo hanno freddato  a pistolettate, uccidendolo all’istante.

L’altissima onorificenza è stata consegnata il 1°ottobre dall’allora prefetto Andrea De Martino ai suoi genitori Luigi e Assunta nel corso di una solenne cerimonia svoltasi a Napoli, nella sede degli  Uffici Territoriali del Governo.

Ma i suoi familiari hanno deciso che è giunta l’ora di manifestare il proprio malumore nei confronti di chi rappresenta la città ai massimi livelli, il sindaco Enzo Figliolia.

A spiegarci i motivi di questa profonda amarezza nei confronti del Capo dell’Amministrazione è il papà di Pino, Gino Minopoli  (nella foto grande in alto) ex consigliere della terza circoscrizione ed ex collega di partito dello stesso Figliolia, quando entrambi militavano prima nella Dc e poi nel Ppi.

Martedì sera, il signor Minopoli, accompagnato da alcuni suoi parenti, ci ha fatto visita in redazione per far conoscere all’opinione pubblica una situazione che addolora non poco sia lui che l’intera famiglia e tutti gli amici del povero Giuseppe.

Signor Minopoli, perché ha deciso di rivolgersi al nostro giornale?

Perché purtroppo, dopo aver fatto innumerevoli tentativi attraverso la sua segreteria, non ho altri mezzi per comunicare col sindaco Figliolia. E siccome sono sicuro che leggerà quest’intervista, sento l’esigenza di ricordargli cosa è accaduto negli ultimi cinque mesi e voglio che lo sappiano tutti.

Lei parla di cinque mesi, dunque il suo racconto parte da settembre…

Esattamente: per la precisione dal 6 settembre scorso, quando, attraverso la polizia, ci venne notificato l’appuntamento in Prefettura per la consegna della medaglia d’oro al valor civile alla memoria di mio figlio. La prima cosa che pensammo di fare fu quella di contattare il sindaco per informarlo dell’onorificenza e della cerimonia, alla quale ovviamente anche lui era invitato come Primo Cittadino. Per correttezza, volevamo che lo sapesse direttamente da noi e non dai giornali. Ma già da quel momento abbiamo avuto una sensazione negativa.

Che tipo di sensazione negativa?

Di disinteresse alla cosa. Dopo aver contattato più volte la sua segreteria spiegando il motivo per cui volessimo parlargli personalmente, ci saremmo aspettati una chiamata da parte del sindaco. Pensavamo che di fronte ad un’onorificenza così importante alla memoria di un giovane puteolano morto in circostanze così tragiche, il sindaco della città ci telefonasse quanto meno per dare un segno della sua presenza istituzionale. Speravamo che potesse dedicare pochi minuti del suo prezioso tempo per manifestarci la sua vicinanza, anche solo per chiederci se in occasione della cerimonia avessimo avuto bisogno di qualcosa, non so, almeno di un’auto del Comune che ci portasse in Prefettura, come pure mi risulta che accada in casi del genere. Invece niente di niente. Figliolia lo abbiamo visto soltanto tre settimane dopo, il 1°ottobre durante la cerimonia, seduto tra gli spettatori.

In quell’occasione dunque vi siete incontrati. Avrete quindi avuto modo di parlarvi e di chiarirvi.

In un certo senso sì: lui ci ha detto che avremmo dovuto vederci da vicino in Municipio.

E vi siete visti?

Sì, dopo altri venti giorni, ma solo perché abbiamo avuto la costanza di cercare di fissare un appuntamento con lui tramite telefonate, mail e persino un appello pubblico. Sarà stato un caso ma, proprio all’indomani dell’appello pubblico, la sua segreteria ci ha contattati e finalmente siamo riusciti a parlargli.

Cosa volevate chiedergli?

Una sola cosa: che il Comune organizzasse una cerimonia pubblica per mio figlio, una commemorazione a cui tenevamo partecipassero tutte le istituzioni cittadine ma soprattutto  i nostri amici e parenti. Non credevamo di pretendere la luna dopo quello che è successo a Pino e dopo l’altissima onorificenza ricevuta alla sua memoria.

Qual è stata la risposta di Figliolia?

Era entusiasta della nostra proposta e ci disse che avrebbe organizzato in breve tempo la manifestazione, indicandoci come sede quella di Palazzo Toledo. Ma ci disse anche altre cose: per esempio che si sarebbe attivato per intitolare a mio figlio una piazza di Pozzuoli e ci chiese se per noi piazza a mare potesse andare bene. Per la verità ci disse anche che avrebbe dovuto verificare se la cosa poteva essere fattibile prima dei tempi previsti dalla legge proprio in virtù dell’importante onorificenza ricevuta. Così come ci disse che era sua intenzione erigere un monumento funebre al cimitero anche per Pino e, per amore di verità, devo dire che pure in questo caso precisò che ci sarebbe voluto del tempo. Tutte belle iniziative, per carità: ma a noi interessava innanzitutto la commemorazione pubblica, anche perché era quella per la quale non ci sarebbe stato nessun ostacolo burocratico a ritardarla ed era la cosa a cui noi tenevamo e tuttora teniamo di più. Ci congedammo speranzosi che ciò potesse avvenire nei tempi brevi che ci aveva promesso il sindaco. Ma purtroppo la realtà si è rivelata molto diversa dalle parole.

Perché?

Perché per un altro mese non abbiamo ricevuto più nessun contatto né dal sindaco né dalla sua segreteria. Fino al 26 novembre, quando abbiamo incontrato Figliolia al mercato ittico all’ingrosso, durante la cerimonia di inaugurazione dello sportello antiracket e antiusura. In quell’occasione, lo abbiamo avvicinato per chiedergli quando si sarebbe fatta la commemorazione pubblica per la quale si era impegnato con noi. Ci rispose che il tutto si sarebbe verificato a metà dicembre.

Cosa è successo da quell’incontro?

E’ successo che è passato  dicembre,  gennaio e ora siamo a metà febbraio: stiamo aspettando ancora la commemorazione pubblica che ci è stata promessa dal sindaco. Stiamo subendo un’umiliazione che non meritiamo noi ma soprattutto che non merita mio figlio, un figlio di questa terra morto per i motivi che tutti sanno e premiato alla memoria dal Capo dello Stato “a testimonianza di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere spinti fino all’estremo sacrificio”. Io e tutta la mia famiglia crediamo che un sindaco, qualsiasi sindaco, pur tra i suoi mille impegni istituzionali e le sue tantissime preoccupazioni, possa e debba trovare il tempo per commemorare un proprio concittadino vittima innocente della criminalità. E la cosa che mi colpisce di più è che ciò che finora Figliolia ha promesso solo a parole, lo farà invece concretamente una scuola, la Diaz di Monterusciello, che il 16 marzo organizzerà una festa della legalità in memoria di mio figlio, con una targa commemorativa che sarà consegnata a me e a mia moglie.

Signor Minopoli, sinceramente: cosa si aspetta dal sindaco Figliolia dopo queste sue dichiarazioni pubbliche?

Niente di più e niente di meno rispetto a ciò che si era impegnato a fare entro metà dicembre. Ma non sarà certo un’attesa infinita da parte nostra:  attenderemo ancora qualche giorno, poi ci rivolgeremo altrove. Se non lo farà Figliolia come sindaco di Pozzuoli, la città di Pino, spero ci sia un altro comune che vorrà tributare questo onore a mio figlio….

Alle parole di Gino Minopoli non c’è da aggiungere nulla.

Se non la speranza che tutto si risolva per il meglio e che Figliolia possa dare al più presto una risposta concreta a queste persone già provate da un dolore indicibile.

(da “Il Corriere Flegreo” del 14 febbraio 2013)

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