Ricevo e pubblico*
Nei giorni scorsi abbiamo avuto un incontro pubblico con il direttore del distretto di Salute Mentale, dottor Loris Petrone, con gli operatori e la responsabile dell’Unità Operativa Salute Mentale di Pozzuoli, dottoressa Silvana Lobrace, con gli operatori e il responsabile del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura di Pozzuoli, dottor Vincenzo Ciampa, per confrontarci sul cambiamento di rotta radicale nella pratica della psichiatria.
Abbiamo ribadito, a chi da anni come noi percorre la nostra stessa strada, il senso di profondo vuoto e sgomento per gli eventi succedutesi in maniera frettolosa e repentina che ci hanno profondamente segnato.
Questo percorso inizia presso la Unità Operativa Salute Mentale di Pozzuoli, a Toiano, fine anni ’80 inizio anni ‘90, dove si intraprende un lavoro capillare e meticoloso sul territorio flegreo, creando una rete con le istituzioni.
Eravamo alle prime armi, le risorse erano poche ma ci animavano la voglia e la curiosità di cominciare questa nuova “avventura” sul campo, supportati dall’esperienza degli operatori provenienti dai manicomi e da chi aveva maggiori conoscenze e competenze.
Finalmente la psichiatria viene riconosciuta: infatti la Unità Operativa Salute Mentale è aperta h24, al suo interno è attivo il Centro Crisi, il Day Hospital e il Centro Diurno, con un implemento del lavoro territoriale (prevenzione) e la conseguente riduzione dei Trattamenti Sanitari Obbligatori.
Nel ‘97 c’è lo smantellamento dei manicomi per cui si apre la “vecchia Iside” che accoglieva i pazienti provenienti dagli ospedali psichiatrici per trasferirli sul proprio territorio dopo anni di isolamento e reclusione.
Agli inizi del 2000, la struttura Iside si trasferisce nella zona Licola di Pozzuoli, accogliendo anche il Centro Diurno al suo interno.
In seguito vengono aperte nuove strutture quali: “Dedalo” in via Spiagge Romane, “Gruppo Appartamento” a Monterusciello, Laboratorio in via Bellavista a Bacoli, Servizio Prevenzione Diagnosi e Cura presso l’ospedale “Santa Maria delle Grazie”.
Tutto sembra andare a gonfie vele, il lavoro procede seguendo un’ottica territoriale in sinergia con lo stesso.
Viene svolto un lavoro riabilitativo nelle strutture residenziali e semi-residenziali che pone l’accento sulla persona e non sulla malattia.
Si interagisce con le piccole e grandi agenzie di socializzazione sul territorio, superando sul campo i pregiudizi e gli stereotipi che da sempre permeano la psichiatria.
Il “Pazzo” non è percepito come pericoloso per sé e per gli altri, ma come una persona che ha un disagio.
Nonostante le regressioni, le perdite che hanno lasciato l’amaro in bocca e un senso di impotenza si è continuato ad andare avanti, rischiando talvolta anche la vita.
Poi lentamente inizia il declino: la Unità Operativa Salute Mentale resta aperta dalle 8 alle 20, si chiude il Centro Crisi, il Day Hospital, l’ambulatorio di via Bellavista di Bacoli ed il Gruppo Appartamento di Monterusciello, fino ad arrivare all’ultimo atto di questo scempio ossia la P.E.C inviata dalla direzione strategica della Asl Napoli 2 Nord del 10 ottobre scorso in cui si dichiarava l’imminente dimissibilità di tutti i pazienti di Iside, residenti e semi-residenti.
La sensazione che si percepisce da questa sequenza di eventi è un ritorno al passato: la chiusura di questi luoghi di accoglienza, sul territorio, del disagio psichico paventa il rischio di eliminare la prevenzione e la riabilitazione mantenendo solo l‘aspetto della mera cura come approccio metodologico che mette al primo posto solo il farmaco medicalizzando il disagio psichico.
Si vuole evidenziare l’aspetto della malattia per cui i pazienti vengono ridotti a consumatori di sostanze psicoattive, deprivati cosi dei propri bisogni materiali e affettivi.
Questa impostazione sembra la “vera follia” poiché porterà inesorabilmente ad un aumento della spesa sanitaria con l’aumento del numero dei ricoveri e del consumo dei farmaci nonché ad un approccio che offende la dignità della persona.
In una società che si definisce “civile”, queste strutture sono baluardi di civiltà: chiuderli significa regredire e ritornare ad uno stadio primordiale, dove i valori della tolleranza e della accoglienza vengono sacrificati.
I nuovi dettami divengono l’esclusione, l’indifferenza che generano la paura dell’altro, del diverso, con il conseguente isolamento da chi è affetto da disturbo psichico.
Volevamo comunicare a tutti gli organi di stampa che, ad oggi, dopo gli impegni assunti dalla direzione generale della Asl Napoli 2 Nord il 20 ottobre scorso con le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil in cui si impegnavano ad una nuova valutazione dei pazienti per una successiva induzione di una gara d’appalto, “è tutto fermo”.
Nonostante queste prospettive, i lavoratori di “Iside” continuano a lavorare erogando le proprie prestazioni con professionalità ed impegno, garantendo il servizio quotidianamente, pur sapendo di non percepire lo stipendio del mese in corso e dei futuri mesi e con un forte senso di precarietà.
Poiché lo sconforto, la disperazione, la preoccupazione , le umiliazioni stanno diventando il pane quotidiano delle nostre giornate, coinvolgendo anche i nostri ambiti le familiari, proclamiamo un nuovo stato d’agitazione per difendere con forza i nostri diritti sanciti dalla nostra Costituzione!!!
*I lavoratori “Iside”