Sono ancora sotto shock i testimoni dell’incidente avvenuto a via Napoli ieri sera tra le stazioni ferroviarie di Cappuccini e Gerolomini, dove un montese di 54 anni è stato investito da un treno della Cumana, rischiando di morire sul colpo.
In tanti, sul lungomare, hanno assistito a quella tremenda sequenza e, dietro rigoroso anonimato, hanno voluto raccontarcela subito dopo il “fattaccio”.
“Mancavano pochi minuti alle 21 – ci spiegano– e quella persona camminava, barcollando vistosamente, sul lato destro della massicciata, dopo aver oltrepassato il limite della banchina, in mezzo a della vegetazione incolta, in direzione di Gerolomini.

Nel frattempo, il treno fermo alla stazione dei Cappuccini stava ripartendo proprio verso Gerolomini. L’uomo, con le mani sui fianchi, si è voltato all’indietro con le mani sui fianchi, guardando fisso verso il treno che, con i fari accesi, stava per sopraggiungere verso di lui. In un attimo si è avvicinato al binario, salendo carponi sulla massicciata di pietrisco. E’ caduto, si è rialzato, ha aspettato che il treno in uscita dalla stazione cominciasse la fase di accelerazione, ha alzato le mani all’altezza del petto come se volesse proteggersi e ha aspettato il passaggio del convoglio. Non si è messo in mezzo ai binari ma di lato, quasi come se volesse ammazzarsi e all’ultimo momento ci avesse ripensato. Fatto sta che gli è bastato toccare, con quelle mani protese in avanti, la carrozzeria del treno in corsa per essere toccato dal convoglio e finire scaraventato ad alcune decine di metri di distanza, sempre nel tratto di vegetazione incolta che costeggia la massicciata. Quell’uomo è volato via come vola un pupazzo oppure un sacchetto di spazzatura, è stata una cosa impressionante. Il treno, con un fischio interminabile di freni, ha arrestato la sua corsa immediatamente.

Il personale ha subito perlustrato i binari con una torcia per capire chi fosse stato colpito e dove si trovasse il corpo. Dalle case del vicino rione Marocchini sono scese tantissime persone per dare un mano e, una volta trovato il ferito tra le sterpaglie, è stato portato qualche decina di metri più indietro, sulla massicciata, per prestargli i primi soccorsi. Aveva il volto insanguinato, il pantalone strappato, una spalla dolorante e, in dialetto, diceva di sentire qualcosa di rotto all’interno del corpo. Era cosciente, è stato lui stesso a dire che era del Monte di Procida. Poi sono arrivati i carabinieri, l’ambulanza e lo hanno portato via. Speriamo che guarisca presto e che non commetta più sciocchezze del genere…”.