E’ un periodo di grande fibrillazione per tutti i cittadini che devono rinnovare il certificato di esenzione dal ticket sanitario.
All’ansia di far presto onde evitare di pagare, per curarsi, somme non dovute allo Stato a causa del proprio reddito, dell’età o delle patologie di cui si soffre, si aggiunge purtroppo anche la superficialità con cui l’Asl assume decisioni che aprono la strada ad odiose speculazioni sulla pelle dei cittadini.
L’azienda sanitaria flegrea ha infatti stabilito che, per ottenere con maggiore velocità questo importante tesserino, ci si può rivolgere gratuitamente anche a dei Centri di Assistenza Fiscale convenzionati con la stessa Asl proprio per questo specifico servizio.
Fin qui, la scelta appare di buon senso, in quanto non tutti sono in grado di saper compilare i modelli da presentare per avere diritto a questo beneficio: poter dunque usufruire di ulteriori sportelli, oltre a quelli Asl, per assolvere a questa incombenza, è sicuramente utile, anche a stemperare la tensione che si accumula nel dover fare lunghissime file.
Non tutte le ciambelle riescono però col buco.
E l’Asl, nell’avvalersi della collaborazione dei Caf, ha commesso un grave errore, che potrebbe avere anche clamorose ripercussioni.
L’errore si chiama “certificato Isee”, un documento che l’Asl ha chiesto espressamente ai Caf di produrre per ogni cittadino che chieda l’esenzione (o il suo rinnovo) dal ticket sanitario.
CLICCA QUI PER LEGGERE LO SCHEMA DI CONVENZIONE TRA ASL E CAF

L’Isee però non serve per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario.
Non serve perché la legge ha stabilito che sono sufficienti le autocertificazioni.
Ed è inutile perché, per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario, bisogna certificare la situazione reddituale dell’anno precedente la richiesta di esenzione (in questo caso quella del 2016), mentre l’Isee si riferisce sempre alla situazione reddituale del biennio precedente (se oggi chiedo l’Isee, mi rilasciano quello riferito ai redditi del 2015).
E un Isee inutile comporta un guadagno illecito per chi lo produce (i Caf incassano dall’Inps una somma che oscilla tra gli 8 ed i 13 euro per ogni Isee compilato correttamente, a prescindere dalla loro utilità) e dunque uno spreco di denaro pubblico per la collettività.
L’Isee infatti al Caf lo paghiamo noi: non direttamente ma attraverso l’Inps.
Perché l’Asl ha dato ai Caf la possibilità di incassare questa montagna di denaro non dovuta?
Se si tratta di un errore, lo si corregga immediatamente.
In caso contrario, qualcuno dovrà spiegarci il motivo di questo “regalo” ai centri di assistenza fiscale.
Già che ci siamo, invitiamo l’Asl a verificare che sia davvero gratuito il servizio che tutti i Caf rendono ai cittadini per l’aiuto nella compilazione delle domande per l’esenzione dal ticket, per la loro spedizione e per il ritiro e la consegna del certificato.
Voci sempre più insistenti da parte dei cittadini, riferiscono infatti che qualche centro di assistenza fiscale, per questo servizio, si stia facendo pagare un contributo di 10 euro.
Se fosse vero e dimostrato tutto ciò, l’Asl dovrebbe intervenire immediatamente attraverso la revoca delle convenzioni con chi “sgarra” e la successiva segnalazione all’Inps per i provvedimenti di competenza.