I primi chiari segnali di insofferenza li aveva già dati il 26 ottobre scorso, quando, durante il congresso cittadino del partito, rivolto al deputato Massimo Paolucci, aveva detto “dovete riuscire a cambiare la legge elettorale perché i cittadini devono decidere per chi votare. Se non ci sarà una legge elettorale che darà forza ai territori, lo dico fin d’ora, io non farò campagna elettorale e non andrò a votare…”.
Da quel giorno, sono trascorsi oltre tre mesi e un bel po’ di acqua è passata sotto i ponti della politica per il sindaco Enzo Figliolia.
Che, da “bersaniano” è diventato “renziano” e, dopo le primarie dell’8 dicembre (nonostante il non brillantissimo 60% puteolano conquistato dal neo segretario del Pd) è entrato di diritto tra i 1000 componenti l’assemblea nazionale del partito.
Una posizione apparentemente “forte” quella del Capo dell’Amministrazione.
Che, non va dimenticato, in termini di popolazione residente, governa la quinta città della seconda regione italiana (Pozzuoli è il 64°comune più abitato sull’intero territorio nazionale) e, nella primavera di due anni fa, ha vinto le elezioni portando a casa 28.378 voti, pari al 68% delle preferenze complessive.
In più, da maggio scorso e fino a pochi giorni fa, ha ricoperto anche il ruolo non secondario di presidente provinciale del Pd.
Insomma, il Vincenzo più conosciuto del “capoluogo” flegreo avrebbe tutte le carte in regola per poter aspirare al “salto di qualità” nella carriera istituzionale, o, comunque, ritenersi un autorevole interlocutore dei livelli superiori del partito.
Ma i conti per Figliolia non tornano.
E stavolta il suo carattere notoriamente sospettoso e malmostoso sembra non essere la causa principale di una sua grossa preoccupazione.
Attorno a lui, infatti, sente puzza di bruciato, come se avesse percepito una mancanza di “rispetto” da parte del Pd nei propri confronti, un qualcosa di cui già ha avuto precise avvisaglie quando, nonostante la “fede renziana” (sebbene della “seconda ora”), si vocifera che sia stato “bruciato” dal “fuoco amico” nella mancata rielezione alla presidenza provinciale del partito, carica conquistata una settimana fa da Elisabetta Gambardella.
Ebbene, Figliolia adesso ha deciso di uscire allo scoperto.
E, nel direttivo cittadino del partito, tenutosi giovedì fino a tarda sera, ha parlato fin troppo chiaro ad assessori, consiglieri comunali e dirigenti del circolo.
“Da questo momento in poi, il Pd di Pozzuoli non darà più il proprio sangue a nessuno e io per primo mi comporterò così anche nei confronti dei miei amici, anzi a cominciare da loro –è il senso delle parole del sindaco, che non appare intenzionato a fare sconti nemmeno ai suoi cosiddetti “capicorrente”, il consigliere regionale Lello Topo e il deputato Salvatore Piccolo– Se qualcuno pensa di venire nella nostra città e imporci le proprie scelte o calarci candidature dall’alto, sia per le europee, che per le regionali, che per le politiche, sappia che a Pozzuoli, ma anche in tutta l’area flegrea, troverà un muro su cui andrà a sbattere. Saremo noi a decidere per chi votare, non delegheremo a nessuno questo nostro diritto”.
Il riferimento è anche al deputato Massimo Paolucci, la cui recente elezione in Parlamento è stata sempre spacciata dai suoi “fedelissimi” come una rappresentanza territoriale, visto che il “cinese” ex delfino di Bassolino abita da tempo a Pozzuoli?
I soliti beneinformati giurano che Figliolia è incazzato nero con tutti i “pezzi grossi” (o presunti tali) del Pd napoletano, che pensano di utilizzare Pozzuoli come serbatoio di voti scavalcando chi “butta il veleno 20 ore al giorno per questa città, fa i salti mortali per migliorarla e deve pure prendersi tante mortificazioni solo perché non ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi che abbiamo, a cominciare dalla disoccupazione”.
Il punto di frizione è talmente alto che non solo si vocifera delle dimissioni già rassegnate di un “fedelissimo” del sindaco (Mario Massa) da membro del direttivo provinciale del partito, ma ieri mattina lo stesso Figliolia ha volutamente disertato un convegno su “lavoro e diritti” che il circolo tematico Pd del comprensorio Olivetti ha promosso in un noto albergo puteolano, invitando lui, Lello Topo, Massimo Paolucci e Venanzio Carpentieri, segretario provinciale del partito.
Secondo indiscrezioni, Figliolia non avrebbe digerito lo “sgarbo” che gli organizzatori dell’iniziativa avrebbero consumato nell’allestire un convegno a Pozzuoli senza il coinvolgimento diretto della dirigenza locale del Pd e dello stesso Sindaco.
Apriti cielo!
Ma non solo.
Sul tavolo c’è anche la questione aperta dell’elezione del segretario regionale del Pd, che dovrà avvenire domenica della prossima settimana e che non ha visto nessun contatto tra il partito puteolano e quello campano.
Al punto che, da Pozzuoli sarebbe in allestimento una lista a sostegno della candidata “renziana” Assunta Tartaglione per lanciare il segnale che si tratta di una scelta esclusivamente “territoriale” e non di “corrente”.
Figliolia, insomma, punta i piedi ed è fermamente deciso a fare la voce grossa.
Per ottenere cosa?
Il quadro sembra chiaro.
Il Sindaco di Pozzuoli sta decidendo cosa vuole fare da “grande”.
E, anche se non lo dice apertamente, è ormai chiaro a tutti che, a 50 anni (di cui già 30 spesi in attività politica) punta al “prossimo giro”, per arrivare in Parlamento (le fibrillazioni romane potrebbero accelerare da un momento all’altro la caduta del governo prima della sua scadenza naturale, prevista per il 2018) o in Regione da consigliere o assessore in caso di successo del centrosinistra (per Palazzo Santa Lucia si vota a marzo dell’anno prossimo).
Ma, per raggiungere obiettivi del genere, ha capito che è adesso che deve muoversi e “misurarsi” con chi, a suo dire, vorrebbe metterlo all’angolo.
E stabilire il principio che a Pozzuoli l’unico punto di riferimento del Pd è lui e nessun altro.
Con tutto il partito puteolano e flegreo a sostenerlo.
Ci riuscirà?
Il tempo ci darà una risposta.
Ma una risposta Figliolia deve anche darla a chi lo ha votato da Sindaco nella convinzione che solo lui ed una coalizione a sua guida avrebbero potuto dare un po’ di stabilità amministrativa a Pozzuoli dopo tanto caos tra scioglimenti anticipati e commissariamenti.
Se dovesse decidere di lasciare la fascia tricolore e riportare Pozzuoli al voto pur di seguire le proprie (legittime) aspirazioni, i suoi elettori gli garantiranno sempre lo stesso sostegno “bulgaro” oppure non gli perdoneranno quello che potrebbe essere visto come un “tradimento” nei confronti della città?
Staremo a vedere…