lunedì, Aprile 21, 2025
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IL “CASO” PARCO CARUSO/ Chi si è preso la briga di vietare l’accesso a una spiaggia libera?

Ha davvero dell’incredibile ciò che sta accadendo da martedì scorso sul litorale di Arco Felice.

L’oggetto della “contesa” è la spiaggia libera antistante il Parco Caruso, abitualmente frequentata dalle circa 250 famiglie che risiedono in quel condominio.

Spiaggia a cui il Comune, con un’ordinanza dirigenziale dell’11 agosto, ha interdetto l’accesso da un varco di proprietà dell’Eav, ritenuto inagibile e dunque inidoneo a garantire l’incolumità pubblica e privata.

Contestualmente, il Municipio, ha anche revocato alla società “Floris” (il cui amministratore è Gennaro Maione, padre del consigliere comunale Salvatore Maione, che ne è direttore tecnico) la concessione, per l’estate 2020, dell’utilizzo di quella spiaggia per garantire tutte le misure di prevenzione di contagio dal Covid.

Da quel momento però si è creata una situazione paradossale.

L’unico varco agibile rimasto utilizzabile per accedere a quella spiaggia libera è infatti quello delimitato da un cancello posto ad una delle due estremità del confinante “Marena”, stabilimento balneare di proprietà della stessa famiglia Maione, a circa un chilometro di distanza dal parco Caruso.

Ma, nei fatti, nemmeno da lì sembra essere possibile accedere a quella spiaggia.

Ce lo hanno confermato alcuni residenti del parco Caruso, che venerdì mattina si sono presentati all’ingresso del “Marena” per poter ottenere il diritto a raggiungere da lì la spiaggia libera da cui, prima dell’11 agosto, si accedeva abitualmente attraverso il parco mediante il varco Eav.

La proprietà dello stabilimento, infatti, a quanto ci risulta, ha risposto a questi cittadini che doveva essere il Comune ad autorizzare il “Marena” a concedere quel “passaggio”, adducendo come motivazione la volontà di non assumersi alcuna responsabilità nel consentire l’accesso a un luogo senza che prima fossero stati espletati i controlli antiCovid: controlli che nessuno avrebbe potuto più eseguire dal momento in cui la stessa Amministrazione aveva revocato alla “Floris” la concessione stagionale per quel tratto di spiaggia confinante.

Sul posto, per tentare di dirimere la controversia, sono arrivati anche i carabinieri.

Ma nulla si è risolto.

Anzi. Secondo le informazioni in nostro possesso, un rappresentante della Benemerita, dopo aver contattato telefonicamente il comandante dei vigili urbani, avrebbe ricevuto dal capo dei caschi bianchi la conferma dell’impossibilità di accedere sulla spiaggia del Parco Caruso, riferendo poi il contenuto della telefonata agli stessi residenti in attesa di una “fumata bianca”.

Usiamo il condizionale perché, si sa, quando le cose sono dette a voce e non per iscritto, c’è sempre la possibilità di fraintendere il senso di una comunicazione e di dare informazioni inesatte, imprecise, fuorvianti o completamente errate.

E il nostro auspicio è proprio che il comandante dei vigili, colonnello Silvia Mignone (nella foto), non  abbia mai pronunciato determinate frasi.

E ce lo auguriamo per vari motivi.

Innanzitutto perché la spiaggia libera antistante il Parco Caruso, ad oggi, non è oggetto di alcun provvedimento di chiusura (vi è solo il divieto di accedervi dal varco Eav confinante col Parco Caruso), ma, come tutte le spiagge libere del territorio puteolano, è sottoposta alle prescrizioni stabilite prima dall’ordinanza sindacale numero 103 del 28 maggio (valida per tutte le spiagge libere ricadenti nel territorio del Comune di Pozzuoli) e poi, con la successiva revoca di questa ordinanza, è sottoposta al dettato di una nuova ordinanza, la numero 138 del 12 agosto, con cui lo stesso sindaco Figliolia, vieta espressamente, sia per la spiaggia libera attrezzata del lotto 1 di Licola, sia “per il tratto di spiaggia libera antistante il Parco Caruso, in località Arco Felice” fino al prossimo 31 ottobre, “le attività elioterapiche e/o di esposizione al sole”.

Sulla spiaggia libera del parco Caruso, dunque, se non è possibile effettuare controlli antiCovid, si può passeggiare h24 e fare anche il bagno, ma non prendere il sole né sostare con ombrelloni, sdraio, lettini, asciugamano e quant’altro.

Deve quindi essere accessibile a chiunque.

In più, la legge obbliga privati o concessionari confinanti con spiagge libere a garantire il transito e l’accesso non solo sulla battigia degli stabilimenti balneari in concessione ma anche sulle stesse spiagge libere confinanti.

Nel caso specifico, se quello dello stabilimento balneare “Marena” è l’unico varco agibile di accesso alla spiaggia del Parco Caruso, lo stesso “Marena” è obbligato a garantire il transito attraverso quel varco e il Comune è tenuto ad imporre al “Marena” il rispetto della legge.

Questo dovrebbero saperlo bene sia un qualsiasi comandante dei vigili urbani, sia chiunque abbia in concessione uno stabilimento balneare su suolo demaniale sia anche qualsivoglia tutore dell’ordine, così come dovrebbe ben saperlo la Capitaneria di Porto (che venerdì mattina, sia pure sollecitata dai residenti, non è intervenuta sul posto giustificando –pare- la propria impossibilità a muoversi a causa di un “soccorso in mare”).

Se poi il Comune intende chiudere anche alla possibilità di passeggiare e fare soltanto il bagno tutte le spiagge libere di Pozzuoli dove non è riuscito a garantire i controlli antiCovid attraverso i privati, aspettiamo che lo faccia.

Ma dovrà farlo sia per la spiaggetta antistante il Parco Caruso, sia per le spiagge di Licola di cui non risulta assegnata la concessione stagionale, sia per il lotto 4 del lungomare “Pertini” (dove la “Montenuovo” di proprietà della famiglia del consigliere comunale Mario Massimiliano Cutolo, per questa estate, non ha preso possesso dell’area in concessione e si è anche -finora impunemente- sottratta all’obbligo di attrezzarla per garantire il rispetto delle norme antiCovid, così come stabilito al quarto capoverso di pagina 18 della delibera di giunta numero 82 del 3 giugno) e perfino per il tratto di spiaggia libera che fa da cuscinetto tra il “Marena” e il “Montenuovo”, porzione di arenile che era stata inizialmente messa a bando, prima della sua rettifica, al posto della spiaggetta del “Parco Caruso” nell’ambito della manifestazione di interesse indetta dal Comune per garantire le misure di prevenzione anticontagio sulle spiagge libere del litorale di Arco Felice-Lucrino.

E’ del tutto evidente che questo pateracchio si sarebbe potuto evitare nel modo più semplice.

Ossia evitando di togliere alla “Floris” la concessione stagionale della spiaggetta del Parco Caruso per l’impossibilità di effettuare i controlli antiCovid.

Controlli che si sarebbero potuti comunque fare all’ingresso del “Marena”, ossia proprio nel luogo in cui venerdì scorso alcuni residenti nel parco Caruso si sono recati per rivendicare il sacrosanto diritto (negato) di fruire dell’unico accesso rimasto disponibile per raggiungere la spiaggia libera di fronte al Parco Caruso, visto che il varco Eav confinante col loro condominio è stato interdetto al transito pedonale.

Al Comune però evidentemente piace fare le cose difficili.

Oppure le motivazioni di un provvedimento quanto meno miope da parte del dirigente Agostino Di Lorenzo (nella foto) sono di altra natura.

E, se così fosse, qualcuno, prima o poi, le dovrà spiegare alla città.

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