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“Il lago di magma nel sottosuolo di Pozzuoli? Facciamo chiarezza!”

Il bradisismo è un fenomeno in effettiva recrudescenza a Pozzuoli? E quanto dobbiamo preoccuparci per le scosse, anche di bassa magnitudo, che periodicamente avvertiamo e riportano i meno giovani agli incubi delle ultime due emergenze?

La professoressa Tiziana Vanorio
La professoressa Tiziana Vanorio

Lo abbiamo chiesto ad una nostra illustre concittadina: la professoressa Tiziana Vanorio, ricercatrice puteolana e docente di Geofisica all’Università americana di Stanford, dove dirige il Laboratorio di Fisica delle Rocce, struttura in cui ha elaborato la straordinaria scoperta su una particolare caratteristica del nostro sottosuolo, che le è valsa, oltre a vari premi di grande rilievo, la copertina di “Science”, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo.

Professoressa Vanorio, l’attività sismica prosegue, la gente è preoccupata, gli esperti sono divisi sull’imminenza dei pericoli: cosa possiamo dire ai puteolani sulla base delle Sue conoscenze scientifiche?
Partiamo dai dati a nostra disposizione, che sono quelli relativi al sollevamento ed alla sismicità pubblicati su articoli scientifici e consultabili sulla pagina web dell’Osservatorio Vesuviano. Ad una rapida lettura, sembrerebbero dati effettivamente allarmanti. Ma se li guardiamo da una prospettiva diversa, e cioè li includiamo in un contesto temporale più ampio, possiamo notare che sia il sollevamento, che il tasso stesso del sollevamento di Pozzuoli negli ultimi anni sono nettamente inferiori ai dati registrati nel 1982 e nel 1970. Stando ai dati ufficiali, infatti, sebbene Pozzuoli sia in una fase di sollevamento, si rileva che il sollevamento in questione è stato di circa 30 centimetri in un arco temporale di ben 15 anni. Inoltre, la lista degli eventi sismici indica un’attività che, in numero e magnitudo, non sembrerebbe evidenziare un aumento del rischio. Bisogna considerare, infatti, che questi eventi sono spesso endemici di serbatoi geotermali-vulcanici. Tuttavia, resta il fatto che la caldera dei Campi Flegrei è molto attiva, ed è, per questo, estremamente importante che Pozzuoli sia continuamente monitorata.

Ma il famigerato lago di magma, la lava incandescente che sarebbe nel sottosuolo e di cui parlano alcuni Suoi colleghi, rappresenta davvero un rischio così incombente per Pozzuoli?
Mi permetta di dirle che, da scienziata, l’espressione “lago di magma” mi sembra più una licenza poetica o una semplificazione giornalistica piuttosto che un’asserzione scientifica. Per una semplice questione di precisione, l’articolo giornalistico che ha riportato la famigerata espressione “lago di magma” fa riferimento ad un articolo scientifico in inglese che non fa alcuna menzione dell’esistenza di un “lake of magma” nel sottosuolo di Pozzuoli. Poiché questo è un argomento che giustamente sta a cuore ai puteolani, credo sia importante che i cittadini prendano coscienza della differenza tra i dati scientifici osservati e l’interpretazione che giustifica i dati stessi. 

Ci spieghi in cosa consiste questa importante differenza…
L’articolo scientifico sul “lago di magma” è un interessante studio di monitoraggio che riporta il sollevamento della caldera dei Campi Flegrei dal gennaio del 2012 al giugno del 2013. Il sollevamento è il dato scientifico osservato. L’intrusione di un corpo magmatico invece è l’interpretazione o modello geofisico che viene fornito per spiegare i dati osservati. Tuttavia, è bene precisare che in Geofisica (come in Medicina e molte altre branche della scienza) i modelli teorici che forniscono una spiegazione ai dati non sono univoci. Vale a dire, lo stesso dato può sottendere una spiegazione o interpretazione completamente diversa. Ecco perché è importante corredare le interpretazioni con una serie di dati, meglio se questi sono di tipo diretto: per esempio, dati di pozzi.

Può chiarirci il concetto con un esempio pratico?
Certo! Immaginiamo che la nostra caviglia si gonfi ed immaginiamo di paragonare il gonfiore della caviglia al sollevamento  registrato a Pozzuoli.  Il gonfiore della caviglia rappresenta il dato osservato. Ipotizzare invece l’esistenza di una frattura rappresenta uno dei possibili scenari che giustificherebbero il gonfiore. Tuttavia, a meno che una diagnostica più completa, come una radiografia, non rilevi la presenza della frattura, il gonfiore deve essere attribuito a cause diverse.

Quindi la presenza di un lago di magma nel sottosuolo è soltanto un’ipotesi e non una certezza? E’ questo che intende dire?
Esattamente. Così come non si può affermare l’esistenza di una frattura semplicemente sulla base del gonfiore, allo stesso modo non si può essere certi dell’esistenza di magma superficiale sulla base del solo sollevamento.  L’idea che nei Campi Flegrei ci fosse una camera magmatica superficiale che potesse in qualche modo spiegare la sismicità a 2 e 3 km di profondità, ha dominato, tranne poche eccezioni, la letteratura scientifica degli ultimi 30-40 anni. Tuttavia, è bene ricordare che le varie tomografie sismiche (le TAC alla caldera) eseguite proprio per produrre una sorta di “radiografia” del sottosuolo dei Campi Flegrei non rilevano l’esistenza di una camera magmatica superficiale nei primi 4 km di profondità. Questo dato è molto importante, poiché la ricostruzione del sottosuolo della caldera ha utilizzato anche i microterremoti del bradisismo del 1983, fornendo così un’istantanea di un periodo in cui si è registrato un sollevamento di gran lunga superiore a quello registrato in questi ultimi anni. Inoltre, le rocce a 3 km di profondità, portate alla luce dalle perforazioni profonde immediatamente prima che iniziasse la crisi bradisismica del 1982-1984, non sono di tipo magmatico ma, piuttosto, sono simili alle rocce calcaree che troviamo a Capri o in Penisola Sorrentina. Più in superficie ci sono certamente dei blocchi di roccia lavica ma principalmente dei materiali tufacei e cineritici come una pozzolana molto compatta.

Qual è la sua teoria, dunque?
Sulla base dei dati a nostra disposizione, io continuo a pensare che Pozzuoli si trovi su un sistema di fluidi geotermici che, riscaldato da una sorgente profonda, periodicamente va in pressione, come in una “pentola”. Affinché questo accada, è essenziale che il sistema abbia un “coperchio”. Misure dirette sui campioni di roccia dai pozzi hanno dimostrato che questa copertura esiste ed è costituita da uno strato duttile e resistente al tempo stesso, di natura pozzolanica molto simile al cemento romano poiché costituito dagli stessi minerali. È stata proprio questa scoperta che ha attratto l’interesse scientifico e la pubblicazione su una rivista come Science. Rileggevo, proprio in questi giorni, gli studi dedicati al Tempio di Serapide dal geologo inglese Sir Charles Lyell in un suo libro del 1834. E’ interessante leggervi che la sorgente termale all’interno del Serapeo viene definita da Lyell “acqua di calce” a causa del ritrovamento di incrostazioni di sali di calce sulle colonne. I sali di calce idrata, che possono essere prodotti dal riscaldamento delle rocce calcaree che si trovano in profondità, sono un elemento necessario per trasformare la pozzolana in cemento. Tra l’altro ricordiamo che Seneca nel suo “Questioni sulla Natura” scriveva: “Puteolanus pulvis, si aquam attigit, saxum est” – la polvere di Pozzuoli, se si unisce all’acqua diventa pietra …

Professoressa Vanorio, a togliere maggiormente il sonno ai puteolani, oltre alla paura delle scosse, è l’assenza di un piano di evacuazione. Lei, quest’estate si è fermata a Pozzuoli per un po’ di settimane. Con i lavori che sono stati effettuati, ha trovato la città strutturalmente più o meno predisposta per un eventuale esodo? Ritiene che le vie di fuga siano sufficienti? Pensa che installare paletti all’interno di una zona a traffico limitato, com’è accaduto sul lungomare, possa influire sulla gestione di una eventuale emergenza?
Formulare un piano di evacuazione richiede una serie di competenze che non possono essere riconducibili ad una sola persona. Servono dati che forniscano una valutazione del rischio e della vulnerabilità del territorio, dati su traffico, viabilità, larghezza di strade e molto altro. Come geofisico, dico che il territorio deve essere monitorato e, come puteolana, dico che la popolazione deve essere correttamente informata senza allarmismi, ma senza sottovalutare il rischio di vivere in una zona sismica.

A che punto è il percorso decisionale sulle trivellazioni geotermiche alle falde della Solfatara?
Come è possibile visionare dal sito del Ministero dell’Ambiente, a maggio di quest’anno si è avviata la procedura per la nomina dei componenti della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS. La commissione esprime pareri sulla compatibilità ambientale dei progetti delle opere di rilievo nazionale. Da quanto leggo dal sito, la nuova commissione non si è ancora insediata. Quindi bisogna aspettare.

Concorda sul rischio che proprio un’attività di trivellazione geotermica nel sottosuolo possa sollecitare una recrudescenza del fenomeno sismico?
Per quanto riguarda il nesso tra attività estrattive di fluidi e re-iniezione degli stessi, è un dato di fatto che queste attività (senza ricorrere necessariamente al fracking, ovvero all’idrofratturazione ad alta pressione) inducono sismicità. Come ho già avuto modo di sottolineare, non sono pregiudizialmente contraria alle attività estrattive. Tuttavia, così come chiarisco ai miei studenti il primo giorno di un corso che si chiama “The Water-Energy Nexus” (il nesso tra acqua ed energia), tutte le attività connesse alle fonti energetiche, dalle fossili alle rinnovabili, presentano dei pro e dei contro che necessitano una seria valutazione. Quindi, nel caso specifico del progetto delle trivellazioni chiedo che si valutino bene i rischi, che sia chiara la catena di responsabilità in caso di danni, e che ci sia chiarezza e certezza sui benefici che un’operazione di questo genere porterebbe a Pozzuoli.

E’ vero che in primavera tornerà a Pozzuoli con i Suoi studenti per un soggiorno di studio e ricerca?
Sì. Sarà il coronamento di un anno straordinario, professionalmente parlando. Ho ricevuto il premio alla carriera dalla National Science Foundation a gennaio che mi permette di essere in lizza per il premio Pecase, un riconoscimento che conferisce il Presidente degli Stati Uniti. Poi il premio per l’Innovative Teaching dalla Society of Petroleum Engineers per un laboratorio virtuale ed interattivo in 3D (è come un simulatore) che sto creando insieme a mio marito e che sarà messo a disposizione online per scuole ed università in tutto il mondo. Poi, c’è stato il lavoro scientifico su Pozzuoli pubblicato da Science aggiudicandosi la copertina. E collegato a tutte queste attività, c’è un progetto finanziato per portare 16 tra i migliori studenti della mia università a Pozzuoli e dintorni vista l’unicità del luogo: una perfetta combinazione di geologia, ingegneria del cemento Romano, ed archeologia. Proprio in questi giorni, sto selezionando il team di studenti, ognuno con un background scientifico-culturale diverso: Scienze della Terra/Geofisica, ingegneria e studi classici. Saremo a Pozzuoli per 21 giorni con un format che sarà costituito da giornate di discussione/ricerca e giornate di visita ai vulcani, ai siti archeologici e alle bellezze dei luoghi. I ragazzi lavoreranno in gruppo su un progetto multidisciplinare sia per abituarli al confronto, sia per esporli sin dall’inizio della loro carriera alle varie sfaccettature della ricerca da cui ciascuno deve apprendere per avanzare nel proprio lavoro.

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