Ricevo e pubblico*
Egregio Direttore, ho letto con un misto tra divertimento e tristezza ciò che ha pubblicato riguardo la protesta dei giovani dei centri sociali contro il lavoro nero.
E sarei curioso di sapere – e se Lei ha contatto con questi attivisti La inviterei a chiedere – quanti degli sfruttati che loro ritengono di aiutare li hanno contattati dopo le manifestazioni di inizio aprile e della notte scorsa.
Sia chiaro… non sto affatto giustificando e difendendo il lavoro nero, né gli imprenditori che lo permettono né tantomeno i lavoratori che lo accettano.
Ma voglio autodenunciarmi per fornire una chiave di lettura diversa.
Sono un lavoratore a nero.
E la mia compagna lo è altrettanto.
Lavoriamo 5 sere a settimana con quello che gli eroi del suo articolo considerano “stipendio da fame”.
Io prendo 200 € a settimana e la mia compagna 175 €. Più le mance.
Perché accettiamo? Perché riteniamo che circa 900 € al mese per lavorare dalle 18 alle 2 di notte mediamente sia accettabile.
Perché c’è chi prende gli stessi soldi chiuso in un ufficio, mentre noi abbiamo sempre almeno mezza giornata libera, perché ci è concesso di lavorare assieme.
La nostra titolare? Devo dirle se credo che ci sfrutti o meno?
Lei – Direttore – è di via Napoli. E sa bene che da oltre 5 anni la “movida”, come ama chiamarla, non esiste più.
C’è chi eroicamente cerca di continuare a portare avanti le proprie attività tra 1000 problemi (citiamo solo quelli popolari… tasse, parcheggi, e… ahimé… personale poco serio e professionale).
Il fatto che la nostra titolare ci paghi regolarmente a settimana per noi già è una grande cosa.
E la apprezziamo perché anche quando la settimana non è andata bene… paga.
Rischiamo che possa non pagarci non avendo un contratto? Vero. E lei rischia tutti i giorni che i migliori di noi vadano via attratti da chi – sempre a nero – offre 5€ in più.
Questi eroi di Iskra, di cui non sentivo affatto il bisogno, leggo che si stanno organizzando per denunciare il lavoro a nero a Pozzuoli.
Cosa succederà secondo Lei? Retate di ispettori? Decine di locali chiusi? Facile. Facilissimo.
E quando tutti noi saremo a piedi, in mezzo ad una strada… Iskra ci garantirà un sostentamento “non da fame”? Un posto di lavoro sicuro e ben retribuito? Magari comodo e vicino casa? Difficile. Molto difficile. Perché invece questi eroi di Iskra non cercano di capire come si può fare in modo che tutto sia sostenibile? Che tasse e contributi siano equi? Che ogni titolare sia stimolato a fare tutto in regola perché è giusto… e non debba pensare che per ogni 5000 € di compensi ne debba pagare altri 5000 di tasse?
I ragazzi di Iskra sono sicuramente mossi da buone intenzioni. Magari hanno anche contatti politici interessanti. Il mondo della ristorazione in Italia conta oltre 300.000 lavoratori. E’ il settore più “popolato” che ci sia. Non sarebbe meglio che venisse regolarizzato? Lei sa che non esiste un sindacato? Lei sa che i nostri diritti sono estrapolati da settori simili, tipo i metalmeccanici? Non sono gli imprenditori a giovarne… E’ il sistema che va cambiato. E la cosa deve avvenire presto. Voglio essere difeso, tutelato, aiutato. Ma non voglio perdere il lavoro perché amo quello che faccio e credo che chi mi paga meriti di continuare a farlo. L’Italia è un paese basato sul turismo e l’ospitalità.
Iskra… scoprite la faccia, rappresentate il SETTORE, non i lavoratori in nero.
Portate soluzioni e risultati. Allora sì che vi ringrazieremo.
*S.C.