domenica, Febbraio 9, 2025
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Il “mostro” Ciro Del Giudice e la doppia morale del Pd di Pozzuoli

Un appestato. Uno che prima te lo togli dalle scatole e meglio è. Così  il sindaco Figliolia, il gruppo consiliare e il circolo cittadino del Pd stanno trattando Ciro Del Giudice, il consigliere comunale del partito democratico (nella foto grande in alto) finito nel “mirino” delle “Iene” per una vicenda ancora tutta da chiarire riguardante una presunta compravendita di assunzioni all’interno della Guardia di Finanza.

L’antefatto è ormai di dominio pubblico (http://www.pozzuoli21.it/mazzette-per-entrare-nella-finanza-le-iene-a-caccia-del-consigliere-ciro-del-giudice/ ), ma ciò che sconcerta, oltre ai sospetti e alle voci di popolo sul ruolo che Del Giudice avrebbe avuto in questa brutta storia, è anche la reazione dei colleghi di partito del consigliere.

Una reazione durissima, di quelle che generalmente si riservano a un delinquente.

Tutto a colpi di comunicati stampa.

Figliolia auspica le dimissioni di Del Giudice.

Il gruppo consiliare e il partito ci mettono il carico da undici, espellendo Del Giudice dai rispettivi organismi e invitando lo stesso consigliere alle dimissioni dalla propria carica per “restituire all’amministrazione la serenità compromessa”.

Si sprecano le parole più nobili per sancire la presa di distanze da questa presenza diventata ormai “ingombrante”.

Non c’è alcun dubbio.

Per Figliolia, per  i consiglieri Pd e per il circolo puteolano del partito, Del Giudice è il “mostro” da additare al pubblico ludibrio ed eliminare nel più breve tempo possibile.

Una scelta politica legittima, per carità.

Ma pur sempre una scelta che fa riflettere.

E che apre ufficialmente il confronto tra garantisti e colpevolisti: sia nel Pd che in città.

Il “dagli all’untore” scatenato da Figliolia e dal Pd su Ciro Del Giudice, personalmente, non m’incanta.

Anzi, mi fa orrore e anche un po’ schifo.

Perché posso pure comprendere che alla guida del Pd puteolano ci sia una leadership (quella di Figliolia) indebolita e spaventata dai guai del passato mai “digeriti” dal diretto interessato.

Per cui capisco che il terrore che certi casini possano ripetersi ancora a distanza di dieci anni, induca questa leadership insicura ed impaurita ad agire d’istinto e impeto per accreditarsi come il paladino della legalità e il capo dei legalitari, ossessione mediatica del sindaco di Pozzuoli.

Ma, finita la comprensione umana, poi bisogna cominciare a ragionare.

E, più si comincia a ragionare, più si trovano assurde le espulsioni e le richieste di dimissioni nei confronti di Ciro Del Giudice.

Ci troviamo di fronte infatti ad un consigliere comunale condannato dal suo partito e dal sindaco senza essere sottoposto a nessun “processo”, né politico né giudiziario.

Qui non si tratta di difendere o accusare Del Giudice, ma di tutelare il rispetto di un principio.

Quello della non colpevolezza fino all’ultimo grado di giudizio e del diritto alla difesa per qualsiasi indagato o imputato.

E, ad oggi, Ciro Del Giudice, benché protagonista di una situazione estremamente imbarazzante, non è sottoposto ad alcun provvedimento giudiziario.

Se c’è qualcosa di penalmente rilevante a suo carico in quel video che ancora deve essere ufficialmente trasmesso dalle “Iene”, lo sapremo quando la magistratura avrà eventualmente acquisito quelle immagini e deciderà se procedere o meno nei confronti del consigliere.

Tuttavia, mentre ciò non è ancora avvenuto e non sappiamo se accadrà, Ciro Del Giudice è stato già “giustiziato” a sangue freddo e col marchio di infamia da Figliolia, dal gruppo consiliare e dal circolo cittadino del Pd.

Colpevole fino a prova contraria, insomma.

Roba che manco i “giudici comunisti” con Berlusconi…

Chissà se tutto ciò è in linea con lo statuto del Pd.

Di certo non è in linea col buon senso.

I conti “politici” d’altronde non tornano. 

Ed è fin troppo semplice comprenderne il motivo.

Mettiamo che Ciro Del Giudice sia davvero il fetentone che  Figliolia, gruppo consiliare e Pd cittadino stanno prendendo a calci nel sedere.

E facciamo conto che siano vere tutte le cose peggiori che ognuno di noi sta leggendo su Fb a proposito del consigliere in questione.

Ipotizziamo dunque che Del Giudice sia davvero coinvolto in un giro di mazzette per la compravendita di posti nella Finanza e che questo andazzo andasse avanti da anni e fosse già noto a gran parte della popolazione.

Se così fosse, siccome non è che uno si sveglia la mattina e si candida alle elezioni comunali in un partito senza chiedere il permesso a nessuno, abbiamo tutto il diritto e il dovere di chiedere a Figliolia, ai consiglieri comunali e al circolo cittadino del Pd: scusate, ci dite chi di voi ha messo in lista Ciro Del Giudice nel Partito Democratico?

Chi lo ha messo in lista, era a conoscenza delle voci poco simpatiche che già circolavano sul suo conto?

Se ne era a conoscenza, per quale motivo due anni fa lo ha candidato e oggi al primo problema gli sputa in faccia?

Se non ne era a conoscenza, perché chi ha fatto la lista del Pd non cambia mestiere o non viene invitato ad andare a inguaiare un altro partito?

Chiarisco meglio il concetto.

Nel momento in cui si “scarica” in questo modo un consigliere comunale senza che alcun provvedimento giudiziario lo abbia colpito, chi lo fa deve tirare fuori gli attributi ed assumersi anche la responsabilità di chiedere scusa alla città per aver “sbagliato” a candidare questo “mostro” e trarne le conseguenze ammettendo la propria incapacità a svolgere un ruolo politico così delicato come la selezione di una classe dirigente nella quinta città della seconda regione d’Italia.

Ovviamente, tutti addosso a Del Giudice, ognuno si sente legittimato a prenderlo (metaforicamente) a schiaffi, ma nessuna autocritica da parte di chi lo ha candidato nel Pd.

Sarà colpa del destino cinico e baro, suppongo.

Oppure, Del Giudice  è il padrone del Pd di Pozzuoli e si sarà inserito in lista autonomamente.

A nessuno viene in mente che chi ha candidato un fetente o è ancora più fetente del fetente o la politica non è cosa sua e dunque deve sparire qui e ora insieme col fetente.

Ultima, ma non meno importante considerazione.

Ma Figliolia, il gruppo consiliare Pd e il circolo cittadino del partito sono legittimati ad aprire questioni morali su un consigliere (ancora) immune da guai giudiziari?

Me lo chiedo perché se vado sul sito del Pd di Pozzuoli e clicco sugli organismi cittadini, (http://www.pdpozzuoli.it/home/art1/0/10010/10017/Direttivo-Cittadino.html) leggo chi sono i componenti il direttivo cittadino (mi dicono si tratti di quello in carica dal 6 novembre 2012 al 26 ottobre 2013, ma conta poco perché è pur sempre l’attuale “biglietto da visita” del partito) e, tra i nomi, al numero 21, scorgo quello di Franco Dolgetto.

Tale soggetto, conclamato amico fraterno di Figliolia,  consigliere comunale durante il primo mandato di Figliolia, fu arrestato nel corso di quella consiliatura per un reato contro la pubblica amministrazione, fu incarcerato in custodia cautelare, fu condannato in primo grado e fu prosciolto solo per prescrizione.

Costui  è ancora (o è stato fino a sette mesi fa) dirigente del Pd di Pozzuoli!

Non ricordo una sola parola di Figliolia, del gruppo consiliare o del circolo cittadino contro Dolgetto che, solo per la sua disavventura giudiziaria, è (oppure è stata) sicuramente una presenza molto più “ingombrante” di quella attuale di Ciro Del Giudice nel partito democratico puteolano.

Eppure, anche Dolgetto da qualcuno fu pur scelto sia da consigliere comunale che da dirigente di partito.

E potrei mettere la mano sul fuoco che Dolgetto sia stato scelto, in entrambe le occasioni, proprio da chi ora sta trattando Del Giudice come un escremento pestato con entrambe le scarpe.

Due pesi e due misure, doppia morale, ipocrisia, figli e figliastri.

Nel Pd di Pozzuoli non c’è proprio nessuno che la mattina si guarda allo specchio e prova un pizzico di vergogna?

E i tanti elettori di questo partito, cosa pensano di censori a giorni alterni e moralisti da strapazzo?

Un bel tacer non fu mai scritto: quanto è vero questo proverbio…

 

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