Non si placano le lamentele degli automobilisti nei confronti dei vigili urbani.
Alcune, purtroppo, sono abbastanza ricorrenti e riguardano le contravvenzioni a carico di chi, sebbene abbonato alla sosta, viene multato sulle strisce blu della zona di residenza.
La sanzione viene generalmente comminata per non aver esposto il certificato di pagamento del parcheggio, che sia il tagliandino annuale o il grattino.
L’oggetto della contesa è proprio il “pezzo di carta” da esibire sul parabrezza.
Quello che gli agenti municipali non vedono, infatti, i proprietari dei veicoli giurano che esiste.
A contattarci per raccontare la sua disavventura è Susy De Notaris, napoletana trapiantata a Pozzuoli da nove anni e residente nella zona delle Palazzine.
Susy, che cosa le è successo?
Mi è successo quello che accade pure ad altri residenti, che, anche se subiscono un’ingiustizia, preferiscono pagare la multa entro cinque giorni con lo sconto del 30%. Io però mi ribello a certi modi di fare e mi rifiuto di sborsare soldi per colpe di altri. Ho preso due multe che non stanno né in cielo né in terra. Stamattina vado a fare casino al Comune. O me le saldano loro, o me le annullano o mi sbattano pure in galera!
Ci spieghi nel dettaglio.
Tutto comincia il 4 agosto 2015, quando ricevo una multa del 12 maggio dello stesso anno per aver parcheggiato la mia auto in piazza del Ricordo, sulle strisce blu, senza esporre la ricevuta di pagamento.
Lei cosa fa?
Vado al comando vigili per sapere in che zona di Pozzuoli si trovasse questa piazza del Ricordo perché volevo capire dove avevo compiuto questa infrazione. Siccome nessuno di coloro che ho interpellato lo sapeva, ed è già la prima cosa assurda, mi reco io all’ufficio toponomastica del Comune per chiedere lumi. E mi spiegano che in realtà si tratta del largo Palazzine. A quel punto capisco che è una multa assurda perché io, nel 2015 (vedi foto a sinistra, n.d.r.) ed anche oggi (vedi foto a destra, n.d.r.) ho sempre pagato l’abbonamento alle strisce blu della mia zona di residenza ed ho sempre esposto il tagliando sul parabrezza dell’auto, in alto, sul lato passeggero.
Quindi?
Torno dai vigili e dico chiaramente cosa penso di loro sia per quella multa sia per il fatto che alcuni di essi non sapessero nemmeno dov’era piazza del Ricordo. Gliene dico talmente di tutti i colori che non so nemmeno io come non mi abbiano arrestata. Mi calmano e mi convincono, attraverso un modulo prestampato che hanno loro, a presentare ricorso al Prefetto per farmi annullare la multa. Gli stessi vigili mi spediscono il ricorso.
Con quali esiti?
Pessimi. Lo perdo. L’8 marzo 2016 la Prefettura respinge la mia richiesta perché, nonostante io dimostri di aver pagato l’abbonamento alla sosta, non posso provare che quel giorno avevo il tagliandino esposto sul parabrezza. Una prova impossibile, d’altronde, giacché i vigili non avevano lasciato una copia del verbale sul posto, di modo che io lo potessi contestare subito, ma hanno fatto in modo da spedirmi la multa a casa dopo quasi tre mesi. E io mica posso mettermi a fotografare la mia macchina ogni volta che la parcheggio per paura di subire una contravvenzione sbagliata! Intanto però la Prefettura non vuole sentire ragioni e io vengo condannata a pagare il doppio della sanzione iniziale, quindi 50 euro, più le spese di notifica e di accertamento. In tutto sono 66 euro e 25 centesimi. Se avessi accettato di subire questo sopruso me la sarei cavata con 33 euro e 75 centesimi entro 5 giorni dalla notifica della contravvenzione.
Per essermi ribellata a un’ingiustizia, lo Stato vuole che io versi il 100% in più di una cifra che già non avrebbe mai dovuto pretendere da me. E al danno la beffa, perché quando ho potuto incontrare il comandante dei vigili Silvia Mignone per spiegarle cosa mi era accaduto, lei, mortificata, si è scusata con me perché, da come mi ha spiegato, per ciò che era accaduto i suoi uomini avrebbero dovuto indirizzarmi verso un ricorso al Giudice di Pace anziché al Prefetto.
Ha pagato quella multa?
Non la pagherò mai. Non voglio sborsare nemmeno un centesimo per un’infrazione che non ho commesso, costi quel che costi e accada quel che accada: è una questione di principio. Non pagherò né quella multa né un’altra che mi è arrivata ieri e che risale al 13 luglio e che la Municipale mi ha inflitto
per lo stesso assurdo motivo e cioè che parcheggiavo in piazza del Ricordo sulle strisce blu, secondo due ausiliari del traffico, senza esporre il tagliando di pagamento della sosta. Eppure anche stavolta, come il 12 maggio 2015, esibivo sul parabrezza l’abbonamento annuale al parcheggio nella mia zona di residenza. Mi domando come si faccia a non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti. Comunque sia, io andrò fino in fondo: o il Comune si accolla il costo di queste due multe, o me le toglie o io mi rivolgerò ad un avvocato e poi vediamo se i guai con la giustizia li devo passare io o qualcun altro che evidentemente non sa fare o fa molto male il suo lavoro.
Queste le dichiarazioni di Susy De Notaris.
Alle quali aggiungiamo una domanda.
Come mai, ancora oggi, i costi aggiuntivi (per spese postali ed accertamento) di una multa per infrazione al codice della strada restano di ben 16 euro e 25 centesimi quando non riguardano la violazione di una Ztl (come nel caso di Susy De Notaris) e di 18 euro e 8 centesimi quando si infrange il varco elettronico di una zona a traffico limitato (com’è accaduto l’11 giugno scorso all’ex consigliere Antonio Di Bonito in una situazione ancora più incredibile)?
Le tariffe d’oro intascate dalla “Compunet” sono ancora in vigore nonostante quel contratto sia scaduto e non sia stato più rinnovato?