domenica, Febbraio 16, 2025
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LA DENUNCIA/ “Io, aggredita e cacciata dal Lido Napoli per una intolleranza alimentare di mio figlio”

Ricevo e pubblico*

Gentile Danilo Pontillo, Le scrivo per denunciare quanto di incredibile mi è accaduto ieri al lido Napoli di Lucrino, dove ero con mia mamma e con i miei due bimbi, di 3 e 5 anni.

A questo posto ci sono affezionata, qui ho conosciuto l’uomo che ho sposato e quella appena iniziata sarebbe stata la seconda estate consecutiva in cui avrei voluto fruire dei servizi dello stabilimento.

Invece, per colpa di chi evidentemente non sa fare il proprio lavoro o quanto meno non è capace di gestire il proprio carattere al cospetto della clientela, qui ho deciso che non ci tornerò mai più, almeno fin quando non cambierà la gestione.

Vengo al dunque. Ho un figlio con delle intolleranze alimentari, ragion per cui devo preparargli il pasto da casa.

Così come accaduto un anno fa senza mai avere problemi, faccio presente questa esigenza alla proprietà del lido anche adesso, prima di sottoscrivere un abbonamento dal costo di 190 euro per 12 ingressi.

Mi autorizzano a portare con me una borsa a parte per il pranzo di mio figlio e mi assicurano che nessuno mi avrebbe creato grattacapi per questa giustificata eccezione.

Pago e ringrazio, ma ben presto devo fare i conti con una realtà ben diversa da quella che mi era stata promessa.

Immaginavo infatti, che di quell’accordo verbale fatto prima di stipulare l’abbonamento, fosse stato messo a conoscenza tutto il personale dello stabilimento, proprio per evitare antipatiche discussioni.

Invece, per tre giorni consecutivi, davanti ad altra gente, ho dovuto spiegare le mie ragioni agli addetti all’ingresso, che, con modi anche abbastanza spicci, si accertano che non entrino nel lido né cibo né bevande provenienti dall’esterno.

Già questo trattamento mi aveva irritato non poco.

Ieri però si è superato ogni limite.

Infatti, appena ho provato a far pranzare mio figlio con il pasto portato da casa, sono stata subito richiamata da un addetto alla security, che mi ha intimato ad allontanarmi dall’ombrellone che avevo noleggiato e a recarmi nell’area bar.

Qui, dopo qualche minuto, è arrivato un tizio, qualificatosi come quello che “comandava tutto”, dunque presumo fosse direttore del lido (era però in realtà soltanto il gestore del bar dello stabilimento, n.d.r.), che improvvisamente me ne ha dette di tutti i colori.

Non sto qui a ripetere i termini usati nei miei confronti, ma è stata un’aggressione verbale bruttissima, davanti a mia madre e ai miei figli.

In pratica, secondo lui ce ne saremmo  dovuti andare via dal lido se avevamo un problema del genere, aggiungendo che dei nostri soldi non avrebbe saputo che farsene.

Non contento, si è permesso perfino di ironizzare sul sacchetto dell’MD al cui interno avevo messo il pasto per mio figlio.

Tutto questo pubblicamente, senza che nessuno muovesse un dito per difendermi mentre esponevo le mie buone ragioni.

Un’umiliazione tremenda.

A un certo punto ho temuto che questo ragazzotto, completamente fuori di sé, come se non fosse nel pieno delle sue facoltà psicofisiche, mi mettesse addirittura le mani addosso.

E ringrazio Iddio che non era presente mio marito, altrimenti non so come sarebbe andata a finire tra i due.

Mi sono recata immediatamente in direzione per pretendere le scuse, il rimborso del resto dell’abbonamento di cui ovviamente non avevo più intenzione di fruire e per dire che avrei senza indugio allertato i carabinieri.

I soldi li ho riavuti subito (123 euro), ma per le scuse ho dovuto attendere tre ore.

Sono infatti rimasta lì tentando di far finta di nulla, non solo per evitare ulteriori traumi ai miei figli, molto spaventati per l’accaduto, ma anche in attesa dell’arrivo dei carabinieri.

I quali, però, contattati telefonicamente, mi hanno detto che, visto che non ero stata fisicamente aggredita, non avrei avuto nulla da denunciare ma che avrebbero  fatto in modo che mi venissero presentate le scuse.

Scuse che mi sono state fatte inizialmente soltanto dal papà di colui che si spacciava per direttore, un signore di mezza età che credo sia uno dei soci del lido.

E che però ho preteso mi fossero fatte da colui che mi aveva riempito di improperi.

Costui, nel frattempo, immagino richiamato dal genitore o dai carabinieri, si era trasformato da leone in agnellino, cercando di trovare puerili giustificazioni al suo comportamento, a suo dire istigato addirittura da alcuni suoi sottoposti.

Una toppa peggiore del buco.

Sono sincera. Mi hanno offerto la luna per restare, loro ospiti, alle mie condizioni, nel lido.

Ho rifiutato. Dopo quello che è accaduto, mi sarei sentita profondamente a disagio.

Un disagio che spero non sia capitato mai a nessuno in passato e che non  capiti mai più a nessuno in quel luogo a me così caro.

Ed è il motivo per cui ho deciso di raccontare la mia disavventura.

Voglio sapere se sono stata l’unica persona ad essere trattata così da questo signore (sic!) o se certi suoi comportamenti sono già noti ai clienti del lido Napoli.

Spero vivamente che costui non sia recidivo: altrimenti dovrei chiedermi come mai sia ancora lì al suo posto, dove, a suo dire, “comanda tutto lui e si fa solo quello che dice lui”.

 *Simona Fusco

 

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