Ricevo e pubblico*
Caro Direttore, vorrei raccontarti ciò che è accaduto oggi, forse una delle domeniche più belle della mia vita. Stamattina ero al lavoro, mia moglie mi telefona e dice: “Peppe, sai, una persona di colore ha suonato al nostro citofono, aveva uno sguardo dolce, occhi lucidi, non parlava ma ho capito che aveva fame: non ho aperto né dato importanza alla cosa ma solo per paura. Se n’è andato implorando con le mani giunte, io ho capito che aveva bisogno ma non potevo agire diversamente da sola in casa con nostro figlio, ho avuto paura…”.
Al rientro da lavoro, mia moglie mi racconta nuovamente tutto: vedo nei suoi occhi il dispiacere di non essere stata utile a questa persona solo per il timore che fosse un malintenzionato.
Ma la fortuna vuole che alle 15,37 suona il citofono ed è sempre lui.
Non esito un attimo, esco, lo guardo: lui, non dice una parola ma in un attimo capisco ciò aveva visto mia moglie nel suo sguardo.
Lo faccio prima allontanare dal cancello, gli dico di mettere le mani dietro la testa, ho fatto una specie di perquisizione ad occhio…poi l’ho fatto entrare e ha pranzato con noi.
Ho foto, video e altro, ma non sento il bisogno di pubblicare nulla.
So soltanto che io, mia moglie e mio figlio abbiamo trascorso una domenica speciale.
Spero tanto che domani ritorni, sembra assurdo ma non gli abbiamo chiesto né il nome, né se ha un numero di telefono a cui rintracciarlo né dove viva, ma i suoi occhi dicevano tutto.
Sicuramente, con i tempi che corrono, è stato un azzardo far entrare uno sconosciuto in casa, ma ci è andata bene e siamo felici.
Vorremmo rivederlo e preghiamo affinché ciò accada, anche solo per sapere come si chiama, quanti anni ha e cos’altro possiamo fare per lui…
*Giuseppe S.