Ricevo e pubblico*
Apprendo, da notizie di stampa, della richiesta, da parte di alcuni organismi sindacali, di voler obbligare anche i possessori di “permesso disabile di sosta” al pagamento del cosiddetto “grattino”.
Tale notizia mi sorprende per il fatto che venga chiesta da rappresentanti sindacali, che per loro stessa ragion d’essere, dovrebbero difendere gli interessi dei loro iscritti, e costituire un argine alle eventuali prevaricazioni impositive degli Enti Pubblici.
In questo caso, invece, Lorsignori, in nome di un presunto miglioramento delle attività commerciali, chiedono di tartassare una delle categorie più deboli.
Quello che mi rattrista di più è che detti Lorsignori non hanno ben compreso il significato della legge che istituiva il cosiddetto “permesso disabili”.
La legge intendeva compensare le problematiche della deambulazione di un diversamente abile, con l’utilizzo protetto di un autoveicolo. Ciò soprattutto per favorirne l’inclusione sociale. Non mancherà alla loro intelligenza di commercianti e bottegai che usare un autoveicolo in continuazione comporta un notevole esborso di danaro, cosa di cui un disabile farebbe volentieri a meno.
A Lorsignori, consiglio di prendere esempio dagli Stati Uniti d’America, dove tutti gli esercizi commerciali, piccoli e grandi, prevedono, senza alcuna imposizione legislativa, l’accessibilità totale. E, davanti, ad ogni esercizio, vi sono posti riservati, in ottemperanza al principio capitalistico del “business is business”.
In ultima analisi, illustre signor Sindaco ed egregi Sindacalisti, ben altre sono le strade per migliorare gli introiti delle attività commerciali, e la strada maestra è sicuramente quella di attirare le persone (potenziali clienti) con il miglioramento della qualità dei servizi e dei prodotti e di favorirne l’afflusso, e quindi non certo quello di limitare artificiosamente l’accesso alle classi economicamente e socialmente meno abbienti, esercitando in pratica una sorta di “razzismo economico sociale”.
La dichiarata intenzione di tale iniziativa, di attirare clienti più facoltosi economicamente, si scontra con la realtà degli esercizi commerciali di Pozzuoli, che offre ben poche attrattive a tale tipo di clientela.
Nel porgerLe i miei cordiali saluti, signor Sindaco, mi affido a Lei, di cui conosco la sensibilità verso i problemi degli “altri”, perché questa richiesta, che somiglia a iniziative del passato e di altri regimi, non venga mai presa nemmeno in considerazione.
*Francesco D’Isanto (Cas Toiano)