martedì, Dicembre 10, 2024
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La previdenza secondo Matteo: cosa cambia con il nuovo governo

a cura di Carlo Pareto (responsabile relazioni esterne Inps Pozzuoli)

 La questione delle pensioni è ancora aperta e coinvolge non soltanto la riforma del sistema previdenziale nel suo complesso. Ma anche le tante posizioni particolari, come quella relativa alla legge 104 a cui fanno riferimento i lavoratori che assistono un familiare disabile. Pare infatti che il taglio alla spesa pubblica da poco annunciato dal governo Renzi per finanziare le tante manovre inserite nel programma presentato le scorse settimane, non risparmi nessuno. L’allarme era stato lanciato dalla Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, ma ora sembra trovare nuova conferma dalle esternazioni di Graziano Delrio.

Intervistato di recente dal “Quotidiano Nazionale”, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha difatti prospettato le intenzioni dell’esecutivo in merito ai tagli alla “spesa pubblica inefficiente”.

A suo dire, “ci sono tantissimi margini di manovra. Pensiamo ai 12 miliardi sui trattamenti di invalidità e indennità di accompagnamento sborsati dall’Inps: hanno dei picchi in alcune zone totalmente inspiegabili, se non con il fatto che ci siano degli abusi. Per garantire controlli, equità ed evitare abusi applicheremo l’Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente nuovamente rivisitato dal governo Letta. All’orizzonte, poi, si intravede un ulteriore contributo di solidarietà a carico dei redditi da prestazioni pensionistiche più elevate.

Nonostante le smentite del premier Matteo Renzi, l’ipotesi avanzata dal commissario per la spending review Carlo Cottarelli potrebbe trovare seguito.

Anche se resta fermo il diniego delle organizzazioni sindacali che continuano a frenare e a invitare a valutare l’opportunità di indicizzare gli assegni e di consentire l’uscita anticipata e flessibile. Ma su questo ne potremo sapere di più in seguito.

Attualmente però né da Renzi né da Poletti sono giunte dichiarazioni circa una possibile prossima Riforma Pensioni 2014 che possa tenere in considerazione modifiche alla Legge Fornero atte a soddisfare le esigenze di molti lavoratori come i Quota 96, gli esodati e tutti coloro che aspettano notizie circa la possibilità di uscire anticipatamente dal mercato del lavoro.

Il Jobs Act si è completamente dimenticato della previdenza, alimentando forti malumori da parte degli interessati che confidavano in novità risolutive nel cambio di guardia a palazzo Chigi.

Il silenzio del premier e del ministro del Welfare non fanno purtroppo ben sperare sui futuri scenari previdenziali per Quota 96, esodati, precoci ed usuranti.

Giova in proposito rammentare che i primi sono ancora in attesa di sapere se il testo Ghizzoni-Marzana verrà approvato, consentendo ai lavoratori del comparto scuola di accedere alla pensione con i requisiti pre-riforma Fornero, risolvendo così l’errore insito nella legge che non ha tenuto conto del calendario scolastico.

Gli esodati, invece, continuano a sperare in provvedimento ad hoc che entro marzo-aprile risolva la loro situazione.

L’esecutivo Renzi riuscirà a muovere i primi passi in questa direzione risolvendo dunque in primo luogo la problematica Quota 96 e la questione esodati? Vedremo.

In realtà, Il solo riferimento formale alla previdenza italiana è arrivato da Carlo Cottarelli, commissario della spending review.

A suo parere la spesa per le pensioni è molto alta, 270 miliardi di euro, il 16% del Pil. Ecco perché, nel corso della sua recente audizione al Senato, ha annunciato l’introduzione di un “contributo temporaneo” sugli assegni oltre una certa soglia, così da esentare l’85% dei pensionati. Secondo l’elaborazione formulata, il limite sarebbe attorno ai 2.000 euro lordi mensili.

Al riguardo l’Inps ha riferito che al 2012, le pensioni fino a tre volte il minimo erano 19,3 milioni, pari all’82,7% del totale. In questo contesto occorre però ricordare come dal primo gennaio sia già in vigore un contributo di solidarietà introdotto con la legge di stabilità approvata sul finire dell’anno. Ammonta al 6% e scatta per le prestazioni di quiescenza superiori a 6.936 euro, 12% sopra i 9.908 euro e 18% oltre i 14.862 euro. L’intenzione allora dichiarata dell’ex governo Letta era quella di colpire le cosiddette pensioni d’oro. Nel mirino di Cottarelli, invece, anche i trattamenti previdenziali “d’argento” e quelli di “bronzo”.

Bisognerà comunque fare i conti – come detto – con i sindacati che hanno già protestato per le indicazioni emerse dalla spending review.

Diversamente, sul versante del sostegno al reddito, si intenderebbe ripartire subito dalla riforma degli ammortizzatori, al nuovo sussidio di disoccupazione Naspi.

Per quanto attiene in particolare il capitolo ammortizzatori sociali e sussidi di disoccupazione, dovrebbe – come detto – arrivare la Naspi, la nuova forma di sostegno di reddito di disoccupazione che riguarderà tutti i lavoratori, anche i lavoratori precari, come quelli assunti con una collaborazione coordinata e continuativa o a progetto, a cui si aggiungono le cosiddette false partite iva, oggi esclusi da Aspi e mini Aspi.

La condizione per ricevere la Naspi è avere almeno 3 mesi di contribuzione versata.

La Naspi durerà al massimo due anni per i lavoratori dipendenti, e avrà un valore per tutti al massimo di 1.100-1.200 euro mensili all’inizio del periodo di copertura per arrivare verso i 700 euro alla fine.

Quali saranno quindi le prossime mosse del nuovo esecutivo, Renzi riuscirà in tempi brevi a risolvere queste situazioni e soprattutto a ridare speranza a Quota 96, esodati, precoci ed usuranti?

Verranno riprese in considerazione l’uscita flessibile di Damiano e il prestito pensionistico Inps di Giovannini o la pensione anticipata resterà solamente un sogno?

Chissà: lo scopriremo solo nei prossimi mesi.

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