“Io e mia moglie non avremo pace finché non sapremo cosa ha ucciso nostro figlio nel grembo materno”.
Ci parla così, col cuore in mano e la voce rotta dall’emozione, Salvatore Sorrentino, 40enne di Monterusciello emigrato da 13 anni in provincia di Modena, dove vive nella frazione appenninica di Casola di Montefiorino e lavora come autista del trasporto pubblico.
Salvatore è disperato. Vuole la verità sulla morte di Marcellino, il suo secondogenito, deceduto al settimo mese di gestazione.
Una gravidanza, quella portata avanti dalla consorte Maria Immacolata Rubano (originaria di Faicchio, in provincia di Benevento), che sembrava procedere per il meglio e che improvvisamente si è trasformata nel peggior incubo in cui possano piombare due genitori.

“Mia moglie, così come era accaduto fino alla nascita di Penelope, la nostra primogenita di 3 anni, è stata seguita al consultorio Asl di Sassuolo, con controlli periodici così come stabilito dagli specialisti – ci racconta Salvatore – Il 15 settembre però l’ostetrica notava che il diametro dell’addome di mia moglie era inferiore rispetto alla media per una gravidanza al settimo mese, tanto più che Maria Immacolata era ingrassata soltanto di quattro chili da quando era incinta. Due segnali evidenti che qualcosa evidentemente non stava andando per il verso giusto, anche se dall’ecografia di controllo non sembrava esserci nessun problema per nostro figlio. L’ostetrica aveva però stabilito che dovessimo ritornare l’8 ottobre per un consulto medico con la ginecologa. Purtroppo non abbiamo fatto in tempo. Nella notte tra il 3 e il 4 ottobre, mia moglie ha cominciato a non sentire più il bambino nella pancia e siamo corsi al pronto soccorso dell’ospedale di Sassuolo. E lì ci hanno detto che Marcellino era morto. Maria Immacolata ha anche dovuto subire un parto naturale per espellere il feto di sette mesi…”.
Salvatore e la moglie hanno sporto denuncia, la cartella clinica è stata sequestrata e, per disposizione della Procura, sul corpicino di Marcellino è stata disposta l’autopsia.

Dall’esito dell’esame necroscopico, dipenderanno le decisioni del magistrato inquirente.
“Noi non accusiamo nessuno – tengono a chiarire i coniugi Sorrentino – ma vogliamo solo capire se ci sono responsabilità, vogliamo capire perché non si è potuto salvare nostro figlio anche quando ci si è accorti che si era di fronte ad una gravidanza anomala. Lo dobbiamo a lui, lo dobbiamo a noi stessi e lo dobbiamo a nostra figlia Penelope che dice sempre ‘Marcellino è un angioletto’ e un giorno dovremo provare a spiegarle il motivo…”.