a cura dell’avvocato Maria Grazia Siciliano
Quando si parla di violenza domestica, chissà perché si allude e si pensa solo a quella esercitata dagli uomini sulle donne, oppure dagli adulti sui minori.
Invece, al di là di ogni convenzione e stereotipo, al di là di ogni tabù ed oltre ogni pregiudizio sociale, spesso nel ruolo di vittima troviamo l’uomo, il maschio.
Inevitabile, pertanto affermare e sottolineare che, quando si parla di violenza, occorre inserire anche quella esercitata dalle donne sugli uomini.
Ricerche, studi e denunce, ormai consolidano questo ulteriore triste fenomeno, che per motivi di ego maschile, per molto tempo è stato taciuto.
Solo nel 2012 in Italia sono stati denunciati 6.000 casi di violenza ed aggressione sugli uomini, dato allarmante al quale sono seguiti appositi convegni ed eventi, atti a denunciare, a sensibilizzare ed aiutare queste persone che subiscono queste violenze, i quali oltre al danno ed alla sofferenza, sono aggravati da un deterrente emotivo e psicologico per nulla trascurabile: la vergogna!.
In più, l’uomo maltrattato generalmente prova enormi sensi di colpa e il più delle volte perde il suo status di uomo, finendo per restare isolato, anche perché è difficile che gli sia data credibilità.
Viene erroneamente da sempre trasmesso il messaggio che la violenza femminile non esiste, e se esiste è “lieve”, non suscita allarme.
In ogni caso è legittimata, normalizzata, positivizzata, non considerata e sminuita persino dai media.
Per cui, paradossalmente, se un uomo picchia la donna diventa oggetto di odio, di disprezzo, di riprovazione morale e pubblica: a ruoli invertiti, tuttavia, la scena non suscita uguale sdegno ed uguali reazioni, viene minimizzata, diviene “normale”, perfino ironica.
Conseguenza drammatica ed inevitabile è che gli episodi di violenza diventano proponibili, leciti, anche pubblicamente, quando per l’appunto ne sono vittime gli uomini.
Perché poi tanta incredulità non si comprende, in quanto da sempre è pacifico che anche un soggetto di genere femminile è in grado di mettere in atto una gamma estesa di violenze fisiche, sessuali e psicologiche (da cui la conseguenza che anche un soggetto di genere maschile possa essere vittima di violenze).
Risulta assodato dalla cronaca che anche il gentil sesso non trova limiti nella prestanza fisica o nello sviluppo muscolare e può utilizzare armi improprie, percosse a mani nude, calci e pugni secondo le stesse identiche modalità che per preconcetto potevano essere, invece, esclusive attività maschili.
Del resto, non può tacersi la natura violenta e cattiva di alcune donne, le quali (altro che sesso debole!) sin dai tempi antichi, purtroppo, sono autrici di infanticidio e figlicidio , quindi sono oggettivamente capaci di operare nel male, senza alcun tipo di pietas.
Anche la violenza esercitata dalla donna può essere di vari tipi: fisica, sessuale, psicologica e persecutoria.
Uno dei grandi paradossi, inoltre, è la capacità della donna aggressiva e violenta, di vendersi come vittima, di far credere che sia lei la vittima delle violenze domestiche che ogni giorno infligge, invece, al marito, al compagno.
Altro vantaggio per le donne è l’attenuante: si vuole sempre, infatti, legittimare e scusare gli atteggiamenti violenti posti in essere dalle donne quali conseguenze di crisi e malattie, quali depressioni post-partum, menopausa, incomprensioni, eccetera.
Altrettanto errata e falsificata è la circostanza che, a differenza dell’uomo violento che viene etichettato anche come cattivo e pessimo padre, la donna violenta non viene mai qualificata come cattiva madre.
Come se solo il padre con i suoi comportamenti errati, sbagliati e violenti potesse configurarsi quale cattivo ed indegno genitore, quale pessimo e pericoloso esempio per l’educazione e la serenità psico-fisica dei figli.
La madre, invece, è sempre buona ed innocente.
Per concludere, obiettivo fondamentale, alla luce della realtà e verità su esposta, è quello di creare adeguate contromisure istituzionali, affinché la tutela della vittima sia garantita indipendentemente dal sesso di appartenenza.
Esplicito dovere ed onere di una società civile deve essere quello di prevenire e condannare la violenza a 360°, a prescindere dal genere di autori e vittime.
Ed in considerazione che la violenza sugli uomini perpetrata e posta in essere dalle donne è reale e molto diffusa, occorre creare sportelli adeguati e specializzati affinché anche l’uomo possa trovare riparo, aiuto e competenza.
Occorre che gli autori di reati gravi quali quello della violenza, siano perseguiti e puniti dalla legge, indipendentemente dal sesso, in ottemperanza al diritto di eguaglianza ed al principio cardine che la legge è uguale per tutti!