sabato, Febbraio 15, 2025
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L’APPELLO/ “Io, disabile allettato e sfrattato con mia moglie malata, chiedo aiuto alle istituzioni: non possono trattarci come delinquenti!”

Ricevo e pubblico*

Buongiorno direttore Pontillo, ringrazio Lei e la redazione del Suo blog per l’attenzione che state dedicando alla mia situazione.

Siamo una famiglia di tre persone di cui due con disabilità.

Io ho una grave disabilità, plegia di terzo livello, sono cateterizzato, con PEG e cistostomia vescicale.

Come Lei ed i lettori di Pozzuoli21 ricorderanno grazie a due Suoi articoli, il 15 luglio scorso avemmo l’accesso dell’ufficiale giudiziario per lo sfratto esecutivo per finita locazione, NON PER MOROSITÀ, in quanto paghiamo tutto e siamo regolarmente in linea con gli affitti.

Mia moglie è affetta da grave depressione maggiore con doppio tentativo di suicidio.

Io sono arruolato, all’ospedale “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli al reparto di Rianimazione, per cure domiciliari.

Mia moglie, invece, è seguita dall’ospedale psichiatrico “Vanvitelli” di Napoli.

A lei è stato inoltre diagnosticato un tumore neuroendocrino raro, al polmone destro, per il quale ha subìto una asportazione parziale dell’organo.

Questo per dirle che abbiamo un caso clinico, in casa, molto, ma molto serio, al di là della mia plegia, che mi tiene a letto dall’età di 53 anni: oggi ne ho 61…

Ritornando ai fatti del 15 luglio, mi fu assicurato dall’ufficiale giudiziario (dottor Giovanni D’Angelo), che, se avessi trovato una abitazione, mi avrebbe concesso il tempo utile per potermi trasferire.

Ho visionato diversi immobili ma sono stato costretto ad affittare un appartamento a cui devono essere eseguiti lavori di adeguamento funzionale per la mia disabilità (bagno per disabili, ampliamento delle porte), oltre che di messa a norma dell’impianto elettrico e di tinteggiatura.

Lavori per i quali ho chiesto, dati alla mano, un rinvio dello sfratto fino al 30 ottobre, tenendo conto delle difficoltà oggettive per eseguire un trasloco con due disabili in casa e con un’unica figlia convivente.

Giovedì scorso 16 settembre, scaduta la proroga di due mesi concessa il 15 luglio, c’è stato il nuovo accesso nella casa in cui attualmente risiedo, per eseguire lo sfratto esecutivo.

Erano presenti il mio avvocato (Antonino Garofalo), l’ufficiale giudiziario (Giovanni D’Angelo) ed il legale della controparte (Francesco Bruno), quest’ultimo affiancato da un medico.

L’ufficiale giudiziario non ha voluto minimamente tenere in considerazione il fatto che io avessi già affittato una abitazione, nonostante io gli abbia esibito il contratto di locazione regolarmente registrato, la documentazione degli allacci per le utenze di acqua e luce da me sottoscritte e la richiesta all’amministratore del condominio di indire assemblea condominiale per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

A tal proposito faccio notare che l’abitazione che ho locato ultimamente, è ubicata a Monterusciello in via Allodi, dove insiste un marciapiede PIENO DI BARRIERE ARCHITETTONICHE, a cui una carrozzina è preclusa la salita, quindi anche l’accesso al portone ubicato al civico 26.

Inoltre, tale appartamento insiste in un condominio pieno di barriere architettoniche, che non mi consentono l’accesso al portone della cassa scala perché sono presenti gradini.

Ho anche difficoltà ad entrare nell’ascensore, per cui mi vedo costretto a chiedere alla ASL Napoli 2 Nord, la carrozzina sostitutiva che possa entrare in un’ampiezza di 60 centimetri.

Ciò per dire che, tale abitazione, pur piena di criticità, ed ampiamente scomoda, è stata da me locata pur di risolvere il problema e di andarmene dalla abitazione in cui vivo e lasciarla alla proprietà.

Ho preso in affitto tale abitazione, che in altre circostanze avrei rifiutato, pur di risolvere il problema ed andarmene.

Tuttavia, il giorno 16 settembre, come dicevo, l’ufficiale giudiziario non ha voluto minimamente tener conto della mia avvenuta locazione.

Ha rimesso in discussione la disabilità fisica mia e di mia moglie, pressato e sostenuto dall’avvocato della controparte e da un medico, che solo successivamente abbiamo scoperto non essere un medico legale bensì un medico di base.

L’ufficiale giudiziario ha deciso di concedermi una proroga di soltanto 15 giorni, cioè fino al 30 di settembre, per lasciare l’appartamento libero da cose e da persone, con specifica avvertenza che, in caso contrario, avrebbe chiesto alle autorità l’intervento della forza pubblica, dell’ambulanza e chiuso la casa, sbattendoci in mezzo alla strada.

Sbattendo cioè in mezzo ad una strada me (disabile allettato) e mia moglie (con problemi psichici ed oncologici) che non sapremmo dove andare.

Le faccio una precisazione importante: abbiamo saputo che l’ufficiale giudiziario in questione è stato denunziato dalla controparte, per un presunto favoreggiamento nei nostri confronti:  FAVOREGGIAMENTO AD UN DISABILE, che consisterebbe nell’aver concesso proroga, per tre volte, di due mesi in due mesi, allo sfratto esecutivo, pur avendo noi presentato una idonea documentazione medica.

L’ufficiale giudiziario in questione, il dottor D’Angelo, molto intimorito, non ha accettato alcuna nostra richiesta di rinvio per altri (e soli) 30 giorni, necessari ad eseguire i lavori minimi di adeguamento della nuova abitazione alle mie esigenze di disabile.

Le dico francamente che noi siamo ben consapevoli di dover lasciare questa casa per finita locazione e non vogliamo minimamente lucrare o speculare sulla nostra disabilità o sulle nostre malattie.

Riconosciamo il diritto della proprietà di rientrare nel possesso della propria abitazione, ma non con questi modi ed in questi termini, facendoci passare per malfattori o persone fuorilegge.

L’appello che io Le faccio è quello di poter sensibilizzare gli organi competenti, le autorità giudiziarie, l’opinione pubblica affinché si adoperino a concederci almeno altri 30 giorni, ripeto fino al 30 di ottobre, affinché si possano completare i lavori di adeguamento del nuovo appartamento che ho locato.

Ho cercato di sensibilizzare le autorità comunali, nella persona del Sindaco e dei Servizi Sociali.

Sono in contatto giornaliero con il parroco della Chiesa di S. Artema e della Caritas.

Aiutatemi! Aiutateci!

*Alessandro Mesca

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