Aveva riaperto al pubblico appena 26 giorni fa, venerdì è stato sequestrato dai vigili urbani, che stamattina hanno apposto i sigilli all’intera struttura per occupazione abusiva di spazio demaniale marittimo, ai sensi dell’articolo 1161 del codice della navigazione.

Succede sul lungomare di via Napoli, ironia della sorte nell’unico lido regolarmente autorizzato dal Comune, il Riviera Beach Club di proprietà della famiglia dell’imprenditore Mario Cutolo, che dovrà rispondere di quest’accusa davanti alla giustizia penale.
Un provvedimento che ha del clamoroso e che potrebbe ben presto diventare un caso giudiziario, viste le ragioni che lo hanno determinato.
La chiusura dell’attività (che ha già provocato ingenti danni economici alla “Montenuovo”, società titolare della concessione) è stata infatti imposta in seguito ad una intricata vicenda burocratica.
A conforto di quanto accaduto, ci sono le carte ufficiali.
Che testimoniano l’esistenza di una Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (CILA) inviata dalla società titolare del lido il 21 giugno scorso.
Documento in cui si informavano gli uffici comunali competenti di alcune variazioni che si erano dovute apportare (rispetto alla concessione demaniale marittima e al permesso a costruire del 20 aprile dello scorso anno) per motivi tecnico-logistici: e cioè una diversa configurazione planimetrica delle pedane in legno e dello scivolo per l’accesso ai disabili, lo spostamento delle quattro piscine e il cambiamento della loro forma da circolare a rettangolare, nonché la realizzazione di pergotende nell’area centrale della pedana, di fronte al bar, e lo spostamento e l’integrazione dei servizi igienici.
Variazioni accertate dal Comune durante un sopralluogo tecnico del 4 luglio e che, con una relazione dell’ufficio tecnico datata 18 luglio, sono state considerate abusive in quanto la Certificazione di Inizio Lavori Asseverata che le elencava al Municipio risultava, nel frattempo, accettata soltanto con riserva.
Riserva che si può sciogliere soltanto con il parere dell’Ufficio Demaniale Marittimo: parere che, fino a giovedì della settimana scorsa, non risultava ancora pervenuto all’Ufficio Tecnico.
Le carte dicono anche che, tre giorni prima del sequestro, martedì 16, al termine di un ulteriore sopralluogo dei vigili urbani, in presenza dell’assessore Roberto Gerundo, la proprietà del lido si era impegnata a risolvere il problema dell’accesso al mare per i disabili (con una soluzione tecnica che era già stata predisposta ma non poteva essere realizzata in attesa dell’autorizzazione da parte del Comune), a segnalare meglio l’area della pedana in cui deve essere garantita la libera balneazione e a rendere maggiormente visibile la targhetta esterna che indica l’esistenza di un servizio igienico riservato ai portatori di handicap.
Questo è quanto.
In settimana il pubblico ministero titolare dell’indagine deciderà se convalidare o meno il sequestro.
Provvedimento contro cui la “Montenuovo” ha già fatto sapere che si opporrà fermamente, ritenendo di essere vittima di un grave abuso di potere da parte dell’Amministrazione.