Temono che il Comune abbia creato un precedente pericoloso e chiedono un incontro urgente al sindaco Figliolia per esporgli le proprie ragioni e convincerlo che una decisione dell’Amministrazione stia penalizzando un’intera categoria. I librai puteolani sono arrabbiatissimi dopo aver appreso che il Municipio elargirà non le cedole ma direttamente soldi contanti ai genitori degli alunni delle scuole medie e superiori che hanno diritto al “buono”.
Sull’Albo Pretorio on line dell’Ente è stato infatti pubblicato il bando (per leggerlo e scaricarlo, clicca su http://servizi.comune.pozzuoli.na.it/albopretorio/DettaglioElemento.aspx?id=16646) con cui, soltanto adesso, ad appena tre mesi dal termine delle attività didattiche, si provvede ad eseguire ciò che andava fatto già da ottobre, e cioè il finanziamento parziale per l’acquisto dei testi scolastici a chi rientra nei limiti di reddito stabiliti dalla legge.
Con un decreto dirigenziale (il numero 2 dell’8 gennaio), la Regione ha stabilito infatti quanto spetta ad ogni Comune per sostenere una spesa del genere.
A Pozzuoli toccano 142.490 euro (con un drastico -54% rispetto ai 312.767 dell’anno scorso) e, secondo i complicati calcoli regionali, bastano 85.594 euro per 769 alunni meno abbienti sui 3.139 complessivi delle scuole medie e 56.896 euro per 1.421 studenti meno abbienti sui 5.798 delle scuole superiori.
Il Municipio invece si è impegnato ad aggiungere altri soldi fino a coprire la spesa complessiva di 350mila euro, ritenuta quella più realistica per soddisfare le esigenze di tutti coloro a cui spetta il contributo.
Come funziona però stavolta?
Funziona che il Comune, con la determina dirigenziale numero 211 dell’11 febbraio (per leggerla integralmente e scaricarla, clicca su http://servizi.comune.pozzuoli.na.it/albopretorio/DettaglioElemento.aspx?id=16467) ha deciso di dare ai genitori moneta sonante invece delle cedole. Purchè le domande siano presentate presso le scuole di frequenza degli alunni entro il 31 marzo, il reddito Isee 2012 risulti inferiore a 10.600 euro e si firmino due autocertificazioni: una in cui si attesta di aver già acquistato libri scolastici per gli importi massimi stabiliti dalle cedole (140 euro per la prima media, 70 euro per seconda e terza media, 130 euro per il primo anno di superiore, 50 euro per i successivi) e un’altra in cui, nel caso di reddito Isee pari a zero, bisogna specificare con quali mezzi di sostentamento vive la famiglia.
Dopodichè si stilerà una graduatoria degli aventi diritto e, per riscuotere le somme, bisognerà attendere la convocazione del Tesoriere Comunale, sempreché arrivino materialmente i soldi dalla Regione, altrimenti sarà tutta una bolla di sapone.
Perché si lamentano i librai?
Perchè, a loro dire, questo sistema finirà per elargire ai cittadini soldi che, in molti casi non sono stati o non saranno mai spesi per la finalità con cui vengono erogati dalla Regione, ossia per l’acquisto dei libri scolastici.
Creando dunque un danno per chi su questo commercio vive ed ha aperto un’attività.
In parole povere, il ragionamento dei rivenditori è il seguente.
Tu Comune a me genitore chiedi soltanto di autocertificare che i soldi che riceverò sono in realtà soltanto un rimborso di quanto ho già speso per acquistare libri di testo.
Non bisogna esibire nessuna prova dell’avvenuto acquisto: e tra l’altro sarebbe anche difficile visto che, per i testi scolastici, non esiste obbligo di emissione di scontrino fiscale.
Mettiamo che io questi libri non li abbia acquistati perché a suo tempo mancavano le cedole e io non avevo i soldi per provvedere a mie spese.
Mettiamo dunque che mio figlio in qualche modo sia riuscito ad arrangiarsi diversamente per seguire le attività didattiche (fotocopie, libri in prestito, studio di gruppo con qualche compagno di classe economicamente più fortunato). Secondo i librai, casi del genere, soprattutto quest’anno, se ne sono verificati tantissimi, specie nelle scuole medie inferiori.
Ora, a un genitore che ha i requisiti economici per il buono-libro ma non ha comprato un solo testo scolastico per mancanza di soldi, arriverà in tasca dal Comune (Regione permettendo) una somma compresa tra 50 e 140 euro per ogni figlio iscritto a medie o superiori.
Domanda: con questi soldi comprerà i libri “mancanti” o li spenderà per altre cose che riterrà più “necessarie” nell’ambito delle esigenze o incombenze familiari?
Insomma, per i titolari delle rivendite di libri, questo contributo in contanti del Comune rischia non solo di mettere in ginocchio un intero comparto (ad eccezione di quei commercianti che da sempre utilizzano il buono-libro per vendere materiale di cancelleria…) ma concede a chi lo riceve la possibilità di spenderlo per tutt’altro e dunque offre automaticamente ai genitori il potere di negare ai propri figli il diritto allo studio perché magari quei soldi, in un determinato momento di emergenza, servono ad altro.
Meglio sarebbe stato, a giudizio dei librai, se il Comune avesse adottato un sistema del genere ad inizio anno scolastico, con l’obbligo per i genitori di dimostrare, carte alla mano, l’avvenuto acquisto dei testi scolastici.
Oppure se anche adesso fossero state distribuite le cedole.
Ma il Municipio parte dal presupposto che i libri li abbiano già acquistati tutti a proprie spese e dunque la cedola rappresenterebbe un’ulteriore perdita di tempo e di soldi per stamparle.
Un presupposto che i rivenditori contestano e che non vogliono rappresenti un principio da cui partire anche per i prossimi anni, in cui, presumibilmente, ci saranno gli stessi ritardi.