martedì, Settembre 10, 2024
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Norme sul lavoro: multe più “salate” per le imprese che “sgarrano”

a cura di Carlo Pareto (responsabile relazioni esterne Inps Pozzuoli)

Maxisanzioni in arrivo per le imprese che non rispettano le norme sul lavoro. Gli aumenti vanno dal 30% per chi impiega lavoratori in nero a 10 volte l’attuale multa per chi non concede il riposo settimanale. I maggiori introiti andranno a potenziare le attività delle Direzioni Territoriali del Lavoro, comprese le indennità di missione degli ispettori del Ministero. La norma interviene anche nella programmazione delle verifiche ispettive stabilendo che l’attività di Inps e Inail è sottoposta all’approvazione delle strutture centrali e territoriali del Ministero del Lavoro e autorizza l’assunzione di 250 nuovi ispettori.

Le misure, contenute in un decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 13 dicembre scorso, sono finora passate inosservate in quanto, secondo quanto riportato dall’Adnkronos sarebbero state inserite nel testo del decreto legge, che si occupa di tutt’altro, all’ultimo minuto.

Novità che vengono bocciate dai funzionari di vigilanza dell’Inps. ”E scioccante sul piano etico e credo possa configurarsi come conflitto di interessi –ha recentemente affermato all’agenzia di stampa Adnkronos il presidente dell’Aniv, Fedele Sponchia- il fatto che questo aumento serva a migliorare alcune condizioni delle stesse persone che comminano le sanzioni’‘.

Nel dettaglio le sanzioni inasprite sono quelle per i dipendenti in nero, che passano, per ogni unità, da un minimo di 1.500 e un massimo di 12.000 euro ad una multa che andrà da un minimo di 1.950 ad un massimo di 15.600 euro.

Sale da 1.500 euro a 1.950 euro la sanzione che segue la chiusura dell’attività qualora più di 1/3 dei dipendenti risulti in ”nero”, mentre la sanzione per mancato rispetto dei riposi settimanali (che andava da un minimo di 130 euro ad un massimo di 780 euro) passa da un minimo di 1.300 euro ad un massimo 7.800.

Decuplicata anche la sanzione per mancata osservanza dei riposi giornalieri, che andava da 25 euro ad un massimo 100 euro e ora passa da un minimo di 250 euro ad un massimo di 1.000 euro.

Viene inoltre stabilito che i maggiori introiti derivanti dall’incremento delle sanzioni sono destinati al finanziamento di misure anche di carattere organizzativo finalizzate ad una maggior efficacia delle verifiche operate in materia di lavoro e legislazione sociale ad iniziative di contrasto al lavoro sommerso e irregolare e di prevenzione e promozione in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro effettuate da parte delle Direzioni Territoriali del Lavoro, nonché alle spese di missione del personale preposto agli accertamenti in questione.

Le medesime risorse potranno essere riservate anche a forme di implementazione e razionalizzazione nell’utilizzo del mezzo proprio in un’ottica di economicità complessiva finalizzata all’ottimizzazione del servizio reso da parte del personale ispettivo del Ministero del Lavoro.

Fatte salve le competenze della Commissione centrale di coordinamento dell’attività di vigilanza, viene introdotta una ulteriore e più stringente forma di coordinamento da parte del ministero.

Con l’obiettivo di assicurare il più razionale impiego del personale di vigilanza degli Enti pubblici che gestiscono forme di assicurazioni obbligatorie, la norma varata stabilisce che la programmazione delle verifiche ispettive, sia a livello centrale che territoriale, da parte dei predetti Enti è sottoposta all’approvazione delle rispettive strutture centrali e territoriali del ministero del Lavoro.

Come prima accennato, è previsto l’ampliamento degli ispettori del Ministero del Lavoro di 250 unità, di cui 200 nel profilo di ispettore del lavoro di area III e 50 di ispettore tecnico di area III da destinare nelle regioni del centro-nord.

Ai maggiori oneri derivanti dalla nuove assunzioni si provvede mediante riduzione del Fondo sociale per l’occupazione e la formazione prefigurato dal decreto legge numero 185 del 2008 per importi di 5 milioni di euro per il 2014, 7 milioni per il 2015 e 10,2 milioni a decorrere dall’anno 2016.

Misure, quelle decise dal governo, bocciate su tutta la linea dall’Associazione Nazionale Ispettori di Vigilanza (Aniv) che raggruppa i funzionari di vigilanza Inps. ”L’aumento delle sanzioni -ha spiegato il presidente Fedele Sponchia- è una scelta politica da rispettare anche se, a mio parere, l’educazione al rispetto delle regole non avviene con l’innalzamento delle sanzioni ma rapportando queste alla recidività comportamentale dell’azienda”.

Ad avviso di Sponchia potrebbe addirittura essere a rischio costituzionalità la parte della norma che indirizza i maggiori introiti alle stesse persone che comminano le sanzioni: ”E’ una norma –ha puntualizzato- scioccante sul piano etico e credo possa configurarsi come conflitto di interessi che mette a rischio l’imparzialità dell’azione della Pubblica Amministrazione”.

Particolarmente critico il giudizio dell’Aniv sul rafforzamento del coordinamento dell’attività. ”Sotto il manto del coordinamento –ha rilevato Sponchia- si porta a compimento il commissariamento degli ispettori Inps e Inail da parte di quelli del ministero del Lavoro. Viene infatti stabilito che la programmazione delle verifiche ispettive sia a livello nazionale che territoriale degli enti previdenziali è sottoposta all’approvazione delle rispettive strutture centrali e territoriali del ministero. E non si parla di programmazione ‘generica’, perché questa viene fatta a livello centrale da una cabina di regia di cui fanno parte anche i direttori generali di Inps ed Inail, mentre a livello periferico tale programmazione viene esplicata mediante periodici incontri tra i direttori delle rispettive amministrazioni con le organizzazioni sindacali e datoriali”.

”Con la nuova formulazione, perciò, l’approvazione riguarda le singole aziende da ispezionare. La motivazione, anche se non è esplicita –ha proseguito Sponchia- è quella che si ripete da tempo, cioè evitare la sovrapposizione di accessi ispettivi tra varie amministrazioni. Ma per questo problema, come stabilito dal decreto legislativo 124 del 2004, è prevista un’apposita banca dati a cui dovrebbero accedere tutti i funzionari ispettivi (e non solo quelli dell’Inps, dell’Inail e della Dtl, ma anche quelli delle Asl della Gdf, dei Cc…. e tutti quelli che direttamente ed indirettamente perseguono il lavoro nero. Una banca dati –ha concluso- che può essere costituita proprio dall’Inps in breve tempo. Occorre tuttavia tener presente che se da un lato è giusto evitare le sovrapposizioni dall’altro i diversi organismi hanno anche compiti istituzionali differenti. L’Inps, per esempio, non si occupa solo di lavoro nero e sarebbe un errore impedire agli ispettori dell’Istituto un eventuale accesso se c’è il sospetto della fruizione di prestazioni indebite o errato inquadramento, solo perché è in corso un’ispezione sul mancato rispetto dell’orario di lavoro”.

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