a cura di Carlo Pareto (responsabile relazioni esterne Inps Pozzuoli)
“Dare un acconto sulla pensione a chi perde il lavoro”. Lo ha recentemente proposto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini in una intervista al “Sole 24 Ore”, facendo però anche chiarezza sulle cifre.
“Un intervento sui soli assegni d’oro –ha detto- non consentirebbe un riequilibrio a favore dei pensionati più poveri. Diverso se sul piatto ci fossero anche le pensioni d’argento”.
A decidere dove “tirare la linea” tra pensioni d’oro, d’argento e di bronzo, però, dovrebbe essere il Parlamento. Mentre per quanto riguarda la dote della cassa in deroga, che rischia di subire i “danni collaterali” dello scontro in corso sull’Imu-Iva, Giovannini ha invitato ad aspettare “ancora qualche ora”.
All’orizzonte le previsioni sulla disoccupazione per il 2014 (in crescita al 12,3%) e il timore di una jobless recovery che potrebbe tradursi in nuovi posti di lavoro solo con ritardo.
L’idea del Ministro per venire incontro a chi perde il lavoro a due o tre anni prima della pensione e’ erogare un anticipo sul trattamento pensionistico che percepiranno e che poi dovranno restituire a rate: una sorta di prestito.
“Ci dicono che le persone con rendite previdenziali molto elevate -ha osservato il ministro- dell’ordine dei 20mila o 50mila euro, sono soltanto qualche centinaio. Ho auspicato un intervento sulle pensioni d’oro in Parlamento al primo question time da ministro e lo ribadisco. Come questo intervento possa essere fatto in modo inattaccabile sul piano legislativo, le dimensioni e l’uso dei fondi liberati a favore dei redditi più bassi: questo e’ quello su cui stiamo lavorando. Ma se immaginiamo che “d’oro” voglia dire pensioni oltre 20 o 50mila euro, un intervento non genererebbe un riequilibrio di grandi dimensioni. Se invece si intervenisse anche sulle cosiddette “pensioni d’argento” e’ chiaro che il discorso potrebbe cambiare. Il punto vero e’ che non abbiamo una definizione di prestazioni di quiescenza d’oro o di assegni d’argento”.