a cura di Carlo Pareto (responsabile relazioni esterne Inps Pozzuoli)
Il disavanzo patrimoniale ed economico dell’Inps può dare segnali di non totale tranquillità. E’ solo questa la preoccupazione adombrata dal presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sui dati di bilancio dell’Ente che soffre dell’accorpamento con Inpdap ed Enpals. Una preoccupazione, ha spiegato nel corso di una sua recente audizione alla commissione bicamerale di controllo, di cui ha fatto partecipe il governo in una lettera.
“Ho scritto sia al ministro Saccomanni che al ministro Giovannini, come fatto con l’esecutivo precedente, invitandolo a fare una riflessione su questo punto essendo il bilancio Inps ormai un bilancio unico ed essendo il disavanzo patrimoniale ed economico una cosa che, vista dall’esterno, nel mondo della previdenza, può dare segnali di non totale tranquillità”.
L’accorpamento con Inpdap ed Enpals, d’altra parte, ha proseguito Mastrapasqua, “ha creato uno squilibrio di bilancio”.
Un deficit imputabile essenzialmente, ha riassunto ancora il presidente Inps, al disavanzo ereditato dall’ex-Inpdap; dal calo dei contributi per effetto del blocco del turn over e dal continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali.
Serve rivedere le norme che hanno regolato l’accorpamento dell’Inps con Inpdap ed Enpals.
Occorre abbandonare la pratica delle anticipazioni, “di trasferimenti statali non completamente rispondenti ai fabbisogni”, e ripristinare una copertura strutturale da parte dello Stato per il pagamento delle pensioni pubbliche.
Senza questo intervento normativo, si potrebbero ”innescare rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività”. Per Mastrapasqua, ”sarebbe auspicabile che fosse approfondita e valutata nelle sedi competenti l’opportunità di eventuali interventi normativi, tesi a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”, ha detto ricordando come all’origine del deficit ex Inpdap via sia stata la soppressione, con la finanziaria 2008, della norma in vigore dal 1996 che prescriveva l’apporto dello Stato a favore della gestione ex Inpdap, per garantire l’erogazione dei trattamenti di quiescenza statali.
A fronte di questo, difatti, l’Inpdap ha fatto ricorso all’avanzo di amministrazione per la coperture del relativo deficit finanziario e soprattutto, alle anticipazioni di bilancio.
Il problema è nato, dunque, ha precisato ulteriormente Mastrapasqua, quando l’Inpdap è stato trasformato da ente ‘debitore’ in un ente creditore: ”Questo ha generato lo squilibrio”, ha affermato ancora rammentando come la gestione ex Inpdap abbia portato in dote oltre 10 miliardi di deficit patrimoniale complessivo, ”ascrivibile al consistente ridimensionamento delle entrate contributive”.
Una significativa contrazione determinata ”dal blocco del turn over operante nel pubblico impiego, e dal continuo rialzo delle uscite per prestazioni istituzionali, a fronte di trasferimenti statali che appaiono non completamente rispondenti ai fabbisogni, principalmente nella quota attribuita come anticipazione, innescando crescenti rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività”, ha proseguito.
L’obiettivo dell’accorpamento, ha seguitato, è la razionalizzazione dell’organizzazione e delle procedure nonché l’abbassamento dei costi complessivi di funzionamento.
Un taglio di spesa che non dovrà essere inferiore ai 20 milioni di euro nel 2012, ai 50 milioni nel 2013 e ai 100 milioni a decorrere dal 2014.
Riduzioni, ha puntualizzato ancora Mastrapasqua, che si sommano a quelle prefigurate dal 2011 e che prevedono la diminuzione delle spese di funzionamento per 169 milioni di euro nel 2012, 447 milioni di euro nel 2013 e di oltre 530 milioni di euro a decorrere dal 2014.