“Se riusciremo ad organizzare il nostro spettacolo, è solo perché siamo fortunati per aver potuto chiedere e ricevere la raccomandazione del sindaco Figliolia e dell’assessore Fumo”.
E’ pesante la provocazione lanciata dalle tre associazioni che, stamattina, durante una conferenza stampa, hanno voluto sottolineare tutte le difficoltà che si incontrano per realizzare un evento in città.
L’iniziativa in questione è il “Pozzuoli Folk Festival 2015”, previsto per domenica sera al rione Terra e voluto da “Noi Re(si)stiamo Qui”, “DiversaMenteGiovani” e “GenerAzione Flegrea”.

Ma i presidenti dei rispettivi sodalizi (Riccardo Volpe, Raffaele Postiglione e Peppe Fiore) agli organi di informazione hanno raccontato soprattutto i retroscena burocratici della manifestazione.
Che rappresentano poi lo spunto per anticipare una delle tre proposte che le associazioni in questione avanzeranno ufficialmente all’Amministrazione Comunale durante il dibattito che precederà i concerti musicali in programma domenica.
“Bisogna creare un ufficio unico degli eventi –sottolineano Volpe, Postiglione e Fiore – a cui dovranno rivolgersi tutti coloro che intendono allestire uno spettacolo a Pozzuoli. Un solo sportello che indichi tutte le formalità burocratiche da espletare e che rilasci tutte le autorizzazioni finale. E non chiediamo niente di diverso da quanto lo stesso Sindaco ha indicato nel suo programma elettorale del 2012 a proposito di accelerazione delle procedure”.

In sostanza, le tre associazioni vogliono evitare che accada ad altri ciò che sta succedendo a loro.

“Con oggi siamo a sei giorni dall’evento – proseguono Volpe, Postiglione e Fiore – e ancora non abbiamo l’autorizzazione per poter svolgere lo spettacolo. E questo è il risultato di una classe politica mediocre ed impreparata, ma che non si fa nemmeno aiutare da chi avrebbe le competenze per supportarla. Se uno vuole organizzare un evento a Pozzuoli e segue le procedure burocratiche ufficiali, non sa dove sbattere la testa, deve fare le messe scalze in vari uffici comunali senza cavare un ragno dal buco, presentare sempre le stesse carte più volte, non ricevere informazioni importanti (volevamo allestire l’evento alla Darsena ma nessuno ci aveva detto che era un suolo demaniale) e poi magari alla fine, dopo che hai ricevuto tutte le rassicurazioni del caso, anche per iscritto dall’assessore, sentirsi dire che, per il rione Terra bisogna parlare cù Vicienz’, cioè solo col Sindaco perché nessuno sa a chi spetti concedere i permessi sulla rocca. Noi siamo testardi e abbiamo la fortuna di conoscere personalmente sia il Sindaco che l’assessore Fumo, che si sono entrambi impegnati a farci avere tutti i permessi necessari. Ma per quale motivo uno deve rivolgersi direttamente al politico come se dovesse ricevere una cortesia, per fare ciò che normalmente spetta alla burocrazia?

Altri al nostro posto, meno insistenti e con nessun rapporto di conoscenza o di amicizia né col Sindaco né con l’Assessore, avrebbero dovuto annullare l’evento, magari rimettendoci un banco di soldi, perché intrappolati nella palude delle autorizzazioni? E poi –concludono i presidenti delle tre associazioni- qualcuno ci spieghi per quale ragione, se vuoi fare un evento di poche ore nel centro storico di Pozzuoli, secondo il piano di zonizzazione acustica approvato dal Consiglio Comunale, devi pagarti un tecnico che ti valuti l’impatto rumoroso del tuo evento sul contesto urbano. Non era più semplice stabilire delle soglie di emissione da non superare e poi effettuare controlli? Se il Municipio non riesce a dotarsi di attrezzature per misurare l’impatto acustico, per quale motivo questo costo deve ricadere su chi vuole organizzare uno spettacolo?”.

Insomma, il Festival Folk di Pozzuoli nasce all’insegna della polemica. Ma anche della proposta.
Com’è giusto che sia, visto che, a chi contesta l’operato amministrativo, viene spesso rimproverato di farlo in maniera “sterile” e non “costruttiva”.
Il problema però nasce quando chi è oggetto di critiche non ascolta nemmeno le “soluzioni” suggerite, ma pretende di ascoltare soltanto un più rassicurante “signorsì”.