Posto di Blocco, patente e libretto non bastano più: ora ti chiedono il DDI | Se ce l’hai ti lasciano andare

Posto di Blocco, patente e libretto non bastano più: ora ti chiedono il DDI | Se ce l’hai ti lasciano andare

Posti di blocco - DepositPhotos - pozzuoli21.it

Al posto di blocco non bastano più i soliti documenti: gli agenti possono chiederti un’ulteriore verifica decisiva.

Per molti automobilisti il posto di blocco è ancora un piccolo incubo: si vede la paletta alzata, si accosta e, anche se si è in regola, parte la solita raffica di domande.

La testa corre subito a patente, libretto, assicurazione, scadenze dimenticate. In questo clima di confusione si aggiungono sigle e acronimi che circolano tra chi guida, creando l’idea che oggi servano sempre più carte da esibire alle Forze dell’Ordine.

In realtà, dietro l’alt della Polizia c’è un lavoro preciso: verificare identità, titolo di guida e regolarità del veicolo. I controlli possono avvenire sia in veri e propri posti di blocco, con più pattuglie e canalizzazione del traffico, sia nei più semplici posti di controllo, mirati solo ad alcuni veicoli. In entrambi i casi, però, il cuore della verifica resta sempre lo stesso: avere con sé tutti i documenti necessari e mostrarli senza esitazione quando vengono richiesti.

Che cos’è davvero il “DDI” che ti chiedono al posto di blocco

La sigla “DDI” altro non indica che il Documento Di Identità. Come spiegato da Virgilio Motori, tra i documenti che la Polizia può chiedere su strada c’è proprio un documento di identità valido, cioè carta di identità, in alternativa passaporto, porto d’armi o titoli equipollenti, indispensabili per accertare le generalità del conducente. Accanto a questo restano obbligatori la patente di guida, la carta di circolazione del veicolo e la prova della copertura assicurativa.

In pratica, quando al posto di blocco ti domandano se hai il “DDI”, stanno solo verificando che tu possa dimostrare chi sei oltre alla patente. Una volta consegnati tutti i documenti, gli agenti effettuano i controlli: se tutto risulta in regola, li restituiscono e ti lasciano proseguire. Il rifiuto di fornire le proprie generalità o di mostrare i documenti richiesti, invece, può far scattare conseguenze pesanti, fino all’ipotesi di reato con arresto e multa, proprio perché ostacola l’attività di accertamento.

Polizia al lavoro – DepositPhotos – pozzuoli21.it

Come arrivare preparati ai controlli senza farsi prendere dal panico

Conoscere in anticipo quali documenti servono davvero aiuta a vivere il posto di blocco con più serenità. Sapere che il famoso DDI è semplicemente il tuo documento di identità, affiancato da patente, carta di circolazione e assicurazione, evita di farsi spaventare da sigle e voci che circolano tra automobilisti e social. Tenere questi documenti sempre a portata di mano, in un punto chiaro dell’auto o del portafoglio, riduce il rischio di farsi prendere dal panico proprio mentre gli agenti aspettano di vederli.

Alla fine, la differenza la fa il modo in cui ci si presenta al controllo: fermarsi correttamente, restare in auto se non viene chiesto di scendere, consegnare con calma documento di identità, patente, libretto e prova dell’assicurazione. In questo modo il controllo si chiude in pochi minuti, senza sorprese. Dietro l’acronimo DDI non c’è un nuovo obbligo misterioso, ma il semplice richiamo a un documento che dovremmo avere sempre con noi, fondamentale per dimostrare chi siamo ogni volta che veniamo fermati su strada.