Si riapre una polemica che sembrava sopita ma che evidentemente ci riserverà ancora molte puntate.
Torna infatti nuovamente di attualità la vicenda legata alla chiusura del pozzo geotermico di Agnano, avvenuta a partire dal 13 luglio scorso in seguito ad un’ordinanza del sindaco Figliolia (spiegata anche durante un Consiglio Comunale) e in conseguenza dell’allarme, sulla sua presunta pericolosità, lanciato da una parte del mondo scientifico, ma anche alla luce dei pesantissimi dubbi sollevati da uno dei partners del progetto, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che nella persona del presidente Carlo Doglioni, in una intervista rilasciata alla senatrice Silvana Giannuzzi, aveva dichiarato di non conoscere localizzazione, tempistica e modalità di realizzazione dell’esperimento.
E proprio il referente scientifico dell’Ingv per quel progetto, il vulcanologo Giuseppe De Natale (ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano) dopo aver già smentito le affermazioni di Doglioni, l’altro ieri, con un lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook, è andato giù pesante sulle motivazioni che, a suo dire, hanno provocato l’interruzione della sperimentazione.
Ecco le affermazioni del professor De Natale.
“A mente fredda e con ogni evidenza concreta dinanzi agli occhi (avendo quindi sgombrato il campo dalle ‘pure illazioni’) possiamo parlare del pozzo di Agnano, che dopo il Campi Flegrei Deep Drilling Project (CFDDP) è stata un’altra occasione in cui misurare l’incredibile ignoranza e feroce follia che ci avvolgono, ed impregnano la nostra società.
Quindi ora possiamo smascherare, punto per punto, tutte le ‘inesattezze’ (chiamiamole così, ma voi potete immaginare come le chiamerei io…) proferite sulla vicenda:
1) Il Progetto GeoGrid è un progetto di ricerca pubblico-privato, finanziato dalla Regione Campania con fondi FESR (ossia dell’Unione Europea); era stato, in prima battuta, presentato già nel 2012 al Ministero della Ricerca, ma, per le note lungaggini burocratiche, non riuscì a partire prima della fine del periodo di finanziamento 2007-2013, e fu quindi spostato al periodo successivo (2014-2020), ed affidato interamente alla Regione Campania.
2) I finanziamenti per i progetti di ricerca di questo tipo non possono essere minimamente intascati, se non per rimborsare (neanche completamente: gli Enti di Ricerca all’85%, le aziende al 60 o al massimo al 70%) le spese vive effettuate per le attività di ricerca: ergo, non può esserci alcun interesse privato, economico, se non quello di sperimentare (con un contributo pubblico, ma che comunque non copre tutte le spese) tecnologie che un domani si potranno (forse) implementare a livello industriale. L’impianto dimostratore comunque, una volta completato, non può essere utilizzato per scopi di lucro (industriali/commerciali).
3) Con il contributo totale (circa 3.5 milioni di euro) sono state finanziate innumerevoli attività di ricerca: la più importante delle quali è stata l’installazione di sonde geotermiche, di nuovissima tecnologia, nelle fondamenta della nuova fermata Metro ‘Municipio’, per realizzare un sistema di condizionamento ad altissima efficienza. Notare che, nell’articolo di Repubblica del 2018, è citata anche la realizzazione del ‘sistema di trigenerazione, da fonte geotermica e solare’, ossia l’impianto di Agnano; ovviamente, trattandosi di un progetto di ricerca (e non di un ‘disastro ambientale’) quell’articolo non l’ha letto nessuno di quelli che oggi gridano alla ‘mancanza d’informazione’ (lo dissero anche per il Campi Flegrei Deep Drilling Project, eppure ne parlavamo da più di un anno: ma ovviamente, poiché parlavamo di un progetto di ricerca e non di un ‘disastro biblico’, pochissimi media ci pubblicavano e praticamente nessuno ci leggeva). In ogni caso, io ho diretto, nella mia carriera, come Responsabile INGV o come Coordinatore nazionale o internazionale, almeno una decina di progetti di questo tipo (in questo periodo ne ho quattro attivi) e (tranne il Campi Flegrei Deep Drilling Project ) non hanno mai interessato nessuno (a livello di interesse mediatico, generalista). Interessano soltanto quando qualcuno grida ‘al disastro’.
4) Il pozzo di Agnano è l’ultima, ed anche una delle meno costose, attività di ricerca: serve a sperimentare una tecnologia, per la co-generazione termica ed elettrica con un micro-impianto dimostratore a fonte geotermica, assolutamente sostenibile e con impatto ambientale praticamente nullo. La tecnica consiste nell’utilizzare uno scambiatore di calore in pozzo, per prelevare, attraverso l’inserimento di acqua dall’esterno, soltanto il calore dal pozzo e non il fluido: quindi senza perturbare minimamente la falda geotermica, e dunque senza alcuna possibilità di generare qualsiasi problema (tipo microsismicità, ecc.). Questa nuovissima tecnologia, che può funzionare solo in siti molto particolari, come appunto l’area di Agnano-Pisciarelli con altissimi gradienti geotermici superficiali ed altissime permeabilità, può rappresentare la Geotermia del futuro, ad impatto praticamente nullo (nessuna emissione in aria, nessuna perturbazione della falda).
5) Le tecnologie utilizzate per la perforazione sono state le più adatte alla situazione, come sarà chiarito da un nutrito rapporto tecnico/scientifico che stiamo completando. Difatti il pozzo non aveva avuto alcun problema, quando le attività furono forzatamente fermate il 10/6/2020 e, appena è stato possibile riprendere i lavori (purtroppo dopo 35 giorni), è stato completato e messo perfettamente in sicurezza in meno di 12 ore di lavoro in cantiere. Tutte le affermazioni diverse, o le fantasiose ipotesi che ho letto (‘senza blow out preventers’, ‘incidente’, ‘inconveniente’) sono completamente prive di alcun fondamento tecnico/scientifico: il pozzo emetteva vapore (innocuo, seppur ovviamente contenente, in traccia, anche gli altri gas vulcanici) semplicemente perché la falda era a temperatura superiore a 100°C (tra 100°C e 120°C). E’ un fenomeno che ogni massaia conosce bene, prima di buttare la pasta: non c’era alcuna ‘nuova fumarola’, ‘gas tossici’, ‘disastro ambientale’, ed altre amenità del genere. Solo vapore di ebollizione, che non può essere bloccato durante la perforazione (anche perché non ce ne sarebbe alcuna ragione) come sa bene chiunque abbia la minima dimestichezza con le perforazioni geotermiche (in figura, foto di alcuni dei 177 pozzi geotermici realizzati ai Campi Flegrei e ad Ischia dal 1939 al 1985). La conferma è che, come ognuno può constatare guardando il manometro sulla testa pozzo (in figura), la pressione interna, 1.5 bar, è esattamente la tensione di vapore alla temperatura intermedia di 110°C.
6) Il pozzo di Agnano, comunque vada, ha già dimostrato la ricchezza energetica incredibile di quel territorio: ad un primo calcolo approssimativo (che stiamo rendendo più preciso) quel pozzo di profondità ‘ridicola’ (88 metri) e di complessità tecnica nonché costi praticamente trascurabili (contrariamente alle affermazioni assolutamente assurde che, per l’ignoranza diffusa su questi argomenti, si sono sentite), eroga una potenza di 2-3 MW. Significa fornire riscaldamento/condizionamento (gratis, se si decidesse per un utilizzo ‘pubblico’) a 30 condomini di 10 famiglie ciascuno; o, in alternativa, fornire energia elettrica (gratuita, se si decidesse per un utilizzo ‘pubblico’) ad oltre 100 famiglie. E’ qualcosa di incredibile, con un singolo, ridicolo pozzetto: che il Mondo intero ci invidierebbe, se solo decidessimo di utilizzare, come i nostri antenati che per questo scelsero di vivere qui, le ricchezze che la natura vulcanica della nostra terra ci offre. I Greci ed i Romani amavano questi territori, e ne sopportavano anche gli eventi avversi (terremoti/eruzioni) perché capirono che le ricchezze che il vulcanismo offriva superavano di gran lunga i problemi. Le Terme furono la prima forma, rudimentale, di utilizzo geotermico (che richiedeva, come richiede anche oggi, la realizzazione di pozzi). Immaginate se, al tempo dell’Impero, qualcuno avesse profetizzato grandi calamità se i Romani avessero bucato il terreno per le loro Terme… oggi, nel 2020, è accaduto esattamente questo…
7) Se fosse vero che la perforazione di un pozzo di soli 88 metri (in zona ci sono comunque innumerevoli pozzi, realizzati da privati, di profondità anche doppia; e ce n’è uno, realizzato nel 1950 a poche centinaia di metri dalla Solfatara, di 1840 metri) rappresentasse un grande pericolo, in quella zona non si potrebbe vivere: perché non si potrebbero realizzare le fondamenta degli edifici, i sottoservizi, la palificazione. E non parliamo delle Terme di Agnano, del Tennis Hotel, ecc. ecc.
In conclusione, tutte le incredibili ‘inesattezze’ (chiamiamole di nuovo così…) proferite negli ultimi due mesi dai più svariati personaggi, sono dovute essenzialmente al fatto che, purtroppo, le perforazioni sono una tecnologia di nicchia, di cui pochissimi hanno conoscenza, anche superficiale. Ma, come sempre accade in Italia, tutti si ritengono in diritto di s-parlare ed offendere, specialmente quando pensano che agendo ‘in branco’ non esistano limiti. Questa volta la questione è purtroppo ancor più complessa; più di quanto già lo fosse nel 2010-2012, quando un importante progetto scientifico (Campi Flegrei Deep Drilling Project ) doveva causare la fine del Mondo e invece è stato portato brillantemente a termine. E certamente non finisce qui”.
Queste le affermazioni del professor De Natale.
Ci saranno repliche? Staremo a vedere.
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LA PRECISAZIONE DEL PROFESSOR DE NATALE
A proposito della frase in virgolettato citata nel titolo dell’articolo, il professor Giuseppe De Natale ci scrive per precisare che “i due termini: ignoranza e follia, sono presi della premessa, in cui scrivo, invece ‘…del pozzo di Agnano, che dopo il CFDDP è stata un’altra occasione in cui misurare l’incredibile ignoranza e feroce follia che ci avvolgono, ed impregnano la nostra società’. E’ chiaro che in questa frase non ci sia alcun riferimento allo ‘stop alle perforazioni’ (che tra l’altro non c’è stato in questa forma: c’è stato ‘lo stop alle attività di cantiere’), ma piuttosto al clima generale che si è venuto a creare. Clima in cui, dai media locali e da miriadi di siti social, si moltiplicavano affermazioni catastrofistiche ed estremamente allarmistiche, condite di offese e vere e proprie accuse dal carattere diffamatorio. Ecco, sono evidentemente questi gli episodi ‘in cui misurare l’incredibile ignoranza e feroce follia…’; quella che, purtroppo, tutti i giorni sperimentiamo, principalmente sui social: a proposito ad esempio dell’immigrazione, dei vaccini, spesso contro i Meridionali ed il Sud, ecc. Nel mio post, peraltro, dopo questa premessa di ‘generale condanna di ogni atteggiamento allarmistico e/o offensivo verso chicchessia’ su questioni di cui non si ha precisa nozione tecnico/scientifica, mi limito appunto ad una disamina puramente ed esclusivamente tecnico/scientifica dell’episodio; come peraltro mi compete per il mio ruolo. Senza alcuna valutazione sui comportamenti delle varie Istituzioni; che non spetta a me giudicare ma semmai, ove questi apparissero ingiustificati e non consoni, segnalare alle Autorità preposte”.