lunedì, Dicembre 9, 2024
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Previdenza: cosa cambia nel 2014

a cura di Carlo Pareto (responsabile relazioni esterne Inps Pozzuoli)

 Il 2014 è appena iniziato ma per i cittadini si prospettano già importanti cambiamenti all’orizzonte: oltre alle impellenti e numerose scadenze fiscali previste per il mese di gennaio, numerose sono infatti le novità in tema di pensioni e sistema previdenziale. Facciamo allora il punto della situazione occupandoci in particolare di rivalutazione, disincentivi, età, calcolo e contributi.

Pensioni Inps 2014: rivalutazione assegni, età, calcolo e contributi

La prima Legge di stabilità emanata dal governo Letta ha ripristinato la consuetudine a rivalutare le pensioni sulla base dell’inflazione rilevata con riferimento all’anno precedente; il tema della rivalutazione delle pensioni è da sempre molto delicato e sentito dalla cittadinanza, in particolare dopo che il governo Monti ne aveva bloccato il meccanismo di funzionamento per il biennio 2012-2014.

Ecco lo schema della rivalutazione delle pensioni a fronte del cammino registrato dall’inflazione:

Pensioni inferiori a 1.486 euro: la rivalutazione al netto dell’inflazione ammonterà al 100%;

Pensioni comprese tra 1.486 e 1.981 euro (dunque fra 3 e 4 volte il minimo): rivalutazione pari al 95% dell’inflazione;

Pensioni comprese tra 1.981 e 2.475 euro: rivalutazione pari al 75% dell’inflazione;

Pensioni comprese tra 2.475 e 2.973 euro: rivalutazione pari al 50% dell’inflazione;

Pensioni superiori a 3.000 euro lordi: rivalutazione pari al 40% (dal 2015 la quota sale al 45%).

Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, i requisiti per averne diritto sono i seguenti:

66 anni e tre mesi per i lavoratori dipendenti o autonomi e per le lavoratrici del comparto pubblico;

63 anni e 9 mesi per le lavoratrici private;

64 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome.

Pensioni Inps 2014: disincentivi previsti dalla riforma Fornero

Con decorrenza a partire dal primo gennaio 2014 sono inoltre entrati in vigore i disincentivi che scattano nell’ipotesi in cui si voglia fruire del ritiro anticipato dal lavoro: nello specifico, si avrà a che fare con una riduzione dell’1% dell’importo mensile per ogni anno di distanza dalla soglia dei 62 anni d’età e del 2% per ogni anno prima del raggiungimento della quota standard di 60 anni.

Nel complesso, le nuove misure rendono l’andare in quiescenza più difficile e meno conveniente; la struttura previdenziale ridisegnata (per alcuni massacrata) dalla riforma Fornero ha inciso fortemente sul diritto alla pensione dei lavoratori che avevano già maturato i tempi idonei all’uscita dal lavoro, innescando al contempo la bagarre legata agli esodati.

Nel momento in cui si vanno a toccare elementi di così elevata rilevanza sociale, sarebbe auspicabile intervenire in modi più graduali e meno netti e perentori, anche se a ben vedere (pensiamo al caos Imu e a quello connesso della mini-Imu) quello legato alle pensioni è soltanto uno dei tanti capitoli dolenti che hanno contribuito ad incrinare il rapporto tra cittadini e Stato.

Mai come in questi anni il patto non scritto tra chi governa e chi è governato è stato infranto così tante volte; la speranza è che il 2014 possa essere capace di invertire il trend.

Altro punto importante da affrontare riguarda la rivalutazione degli assegni più elevati, con indicizzazione e importi mensili ad avere un rapporto di proporzionalità inversa: in particolare la prima scende con l’aumentare della seconda.

La rivalutazione degli assegni ammonta al 100% per quelli fino a tre volte il minimo, mentre si attesta al 95% per quelli fino a quattro volte il minimo.

La Legge di Stabilità ha ufficialmente ratificato anche il contributo di solidarietà, che è entrato in vigore per le pensioni d’oro a partire dal 2014. Le aliquote stabilite sono le seguenti:

6% per la parte eccedente i 90.168, 26 euro annui;

12% per la parte eccedente i 128.811,80 euro annui;

18% per la parte eccedente i 193.217,70 euro l’anno.

Il gettito ricavato andrà a costituire il fondo ‘Reddito minimo garantito’ che servirà ad assicurare adeguate misure di welfare a sostegno degli individui disoccupati.

Per quanto riguarda il cumulo con altri redditi, è stato confermato quanto avevamo già sottolineato in un precedente intervento: da sottolineare solo il fatto che il prelievo effettuato su questi redditi andrà a finanziare un fondo per le piccole e medie imprese in difficoltà.

Per quel che concerne infine gli esodati, dal 2014 al 2020 saranno stanziati circa 950 milioni di euro; la Legge prescrive che altri 17.000 individui si aggiungano al computo dei 140.000 già attenzionati nelle scorse settimane, ed entrambe le categorie potranno fruire di una pensione regolamentata dalle norme pre Legge Fornero.

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