Il Comune ha letteralmente buttato soldi dalla finestra per garantire il funzionamento della pubblica illuminazione?
Il preoccupante dubbio non sembra affatto da scartare, almeno a giudicare da cosa sta accadendo da 40 giorni, da quando cioè il Municipio ha deciso di occuparsi più direttamente di questi impianti.
Molti infatti ancora non lo sanno, ma a partire dal 19 dicembre, la ditta privata che si occupava di questo servizio, ossia la “Gemmo”, non viene più pagata con un corrispettivo fisso per la manutenzione ordinaria ma soltanto per il costo degli interventi indicati dall’Ente.
Dagli uffici di Toiano, infatti, si sono resi conto che la situazione dei 7766 punti luce disseminati sull’intero territorio è talmente compromessa da rendere inutile, almeno per il momento, un esborso di denaro pubblico così ingente senza riuscire mai a risolvere il problema alla radice.
Le segnalazioni dei cittadini alle prese con il “buio” stradale non si contano più e provengono da ogni parte di Pozzuoli.
Centro storico, quartieri popolari, periferie: nessuna zona è praticamente risparmiata da disservizi pressochè quotidiani, con una frequenza impressionante di riparazioni seguite da nuovi guasti, per non parlare poi di intere aree che ormai devono fare i conti con un’oscurità ormai diventata “parte integrante” del “paesaggio”.
E allora, ecco la soluzione-tampone adottata quanto meno per tentare di limitare ulteriori emorragie di denaro alle casse comunali, già così a secco da mettere a rischio perfino il pagamento degli stipendi ai dipendenti.
Con una modifica sulle condizioni di affidamento del servizio, la ditta “Gemmo” non percepisce più i 30.250 euro mensili per la manutenzione ordinaria e nemmeno gli 8.470 euro mensili per quella straordinaria, ma in sostanza dovrà “accontentarsi” di “quel che passa il convento”.
In pratica, cinque operai specializzati del Municipio provvederanno ad effettuare sopralluoghi in città per monitorare la situazione degli impianti di pubblica illuminazione.
In caso di guasti, o provvederanno essi stessi a ripararli se sono tecnicamente in grado di farlo, oppure il servizio lavori pubblici si rivolgerà alla “Gemmo” a cui sarà pagato soltanto il costo “vivo” della riparazione.
Stessa cosa avverrà anche per le opere di manutenzione straordinaria, quelle cioè che non sono causate da inconvenienti improvvisi.
Ovviamente, la novità in vigore dal 19 dicembre si ripercuote anche sul modo con cui i cittadini possono segnalare i guasti agli impianti.
Se fino a un mese fa, infatti, era possibile contattare un numero verde messo a disposizione dalla “Gemmo” per chiedere il pronto intervento della ditta, da adesso in poi, come ci spiegano al Municipio, bisogna contattare i vigili urbani, che provvederanno poi ad allertare il servizio lavori pubblici ed attivare la procedura per la riparazione del guasto.
Tutto questo almeno fino a metà marzo, quando il contratto con la “Gemmo” sarà scaduto e il Comune dovrà decidere come gestire il servizio, se affidando ancora una volta l’appalto ai privati o investendo sul proprio personale e sui propri mezzi per tentare di garantire il funzionamento di questi impianti, la cui età media, per la verità, è parecchio avanzata (basti pensare che quelli più giovani sono stati impiantati contemporaneamente alla costruzione di Monterusciello e hanno già 30 anni di vita).
In attesa di capire come si regolerà il Municipio per l’immediato futuro, è inevitabile porsi alcuni interrogativi.
E’ mai possibile che soltanto adesso al Comune si siano resi conto che non era il caso di spendere tutti questi soldi per un servizio che, alla prova dei fatti, non ottiene i risultati sperati?
Quale programmazione è stata effettuata nelle “stanze dei bottoni” del Municipio per evitare un salasso del genere alle casse della collettività, senza peraltro riuscire a risolvere il problema?
A voler essere ancora più chiari: se dall’ufficio lavori pubblici stimano che solo per rimettere in sesto la pubblica illuminazione sul territorio servono ad oggi una decina di milioni di euro, non volendo calcolare quanto è stato già speso per i consumi di energia elettrica, con la restante parte dei 9 milioni di euro complessivi che pare siano stati già pagati finora ai privati (nel caso specifico, la “Gemmo”, che, tra appalto quinquennale e successivo affidamento diretto per altri sei mesi, si occupa ininterrottamente del servizio dal 18 settembre 2007) per la gestione e la manutenzione di questi impianti rivelatisi evidentemente “ingestibili”, il Comune non avrebbe potuto finanziare opere destinate al risanamento complessivo dell’intera rete di illuminazione pubblica, così da risparmiare anche sui futuri costi di gestione?
E ancora: visto che il Comune, nel corpo della determina dirigenziale 1564 del 19 settembre scorso con cui si è proceduto all’affidamento diretto del servizio alla “Gemmo” per ulteriori sei mesi dopo la scadenza dell’appalto quinquennale, scriveva che “l’Ente non ha i mezzi e personale dipendente con le capacità professionali necessarie per la gestione in proprio degli impianti di pubblica illuminazione”, è davvero così impossibile immaginare che, tra i tantissimi lavoratori del Municipio ed i circa 250 socialmente utili in servizio per conto dell’Ente, non si riescano a trovare quanto meno le “capacità professionali necessarie” per svolgere una mansione del genere?
Aspettiamo una risposta da chi governa la città, sia sul fronte politico che su quello dirigenziale.
Una risposta tanto più indispensabile se si pensa che il Comune naviga in pessime acque finanziarie, al punto da non riuscire nemmeno a sapere se riuscirà a pagare gli stipendi di febbraio ai propri dipendenti.
Un’impresa che diventerà sempre più difficile non soltanto se l’Ente non riuscirà ad incassare soldi dai cittadini, ma anche (e soprattutto) se non si riuscirà ad amministrare il denaro della collettività con la cosiddetta “diligenza del buon padre di famiglia”.
(da “Il Corriere Flegreo” del 31 gennaio 2013)